Firmato a Roma il "patto di pacificazione"
Il 2 agosto a Roma rappresentanti del Consiglio Nazionale dei Fasci, del partito socialista, della CGL e dei gruppi parlamentari socialista e fascista, con la supervisione del Presidente della Camera De Nicola, firmano il “patto di pacificazione” proposto da Mussolini.
L'articolo 2. dichiara che devono subito cessare "minacce, vie di fatto, rappresaglie, punizioni, vendette, pressioni e violenze personali di qualsiasi specie" tra le opposte fazioni politiche. Le infrazioni saranno sottoposte a un giudizio arbitrale da parte di commissioni insediate in ogni provincia.
In una intervista al "Resto del Carlino", il giorno successivo Mussolini dichiara che ora nel fascismo deve prevalere l'elemento politico su quello militare e passa all'offensiva contro le opposizioni annunciate all'interno del movimento: "Se il Fascismo non mi segue nessuno potrà obbligarmi a seguire il Fascismo".
Bologna si annuncia come il centro dello "scisma" (Tasca) nei confronti delle decisioni prese a Roma e della stessa leadership di Mussolini.
Il 6 agosto, in un articolo su “L'Assalto”, Dino Grandi definisce l'accordo con i socialisti “la insidia più sottile e più subdola destinata a disgregare la forza e la compagine ideale del movimento fascista”.
Al congresso dei fasci della regione, che si terrà in città il 16 agosto - con delegazioni provenienti anche da Mantova, Cremona e Rovigo - il patto sarà respinto con decisione.
- Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese, 1919-1945, Bologna, Comune – ISREBO, vol. I, Nazario Sauro Onofri, Bologna dall'antifascismo alla Resistenza, 2005, p. 354
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Mimmo Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista 1919-1922, Milano, Mondadori, 2003, p. 228, 347
- Emilio Gentile, E fu subito regime. Il fascismo e la marcia su Roma, Roma, Bari, GLF editori Laterza, 2012, pp. 27-28
- Angelo Tasca, Nascita e avvento del fascismo, a cura di Sergio Soave, Scandicci, La nuova Italia, 1995, pp. 267-268