Otto partigiani uccisi a Casetta di Tiara

10 maggio 1944, 12:00

Otto partigiani della 4a Brigata Garibaldi (futura 36a), mentre sono in marcia di trasferimento da Monte Faggiola al Cimone della Bastia, cadono in una imboscata nei pressi di Casetta di Tiara sopra Firenzuola, al confine tra Emilia e Toscana.

Un centinaio di militi della GNR e di SS tedesche piombano all'improvviso sui "ribelli", che praticamente non hanno il tempo di difendersi.

Due partigiani sono subito uccisi. Gli altri, tra i quali il comandante Giovanni Nardi (Caio), vengono catturati e giustiziati sul posto, quasi tutti finiti a colpi di baionetta.

Sono: Sebastiano Bertozzi, Dino Casalini, Anselmo Collina, Angelo Merlini, Anselmo Morini e Celeste Samorè.

L'unico superstite, Giuseppe Maccarelli, è soccorso dal parroco don Cinelli e ricoverato all'ospedale di Palazzuolo sul Senio, dove però morirà due giorni dopo.

I corpi dei partigiani uccisi saranno sepolti nel cimitero di Casetta di Tiara, dove rimarranno fino alla Liberazione.

Giovanni Nardi (Caio, 1923-1944) era uno studente comunista di ventun anni molto attivo nella lotta antifascista e iniziatore della Resistenza imolese.

Nel novembre 1943 Nardi aveva raggiunto -  portando con se armi e viveri - alcuni bolognesi intenzionati ad avviare la lotta partigiana in montagna e alloggiati in una casa abbandonata – chiamata l'Albergo - a Cortecchio, vicino a Castel del Rio.

Qui aveva continuato a radunare giovani anche dopo che il primo gruppo di resistenti si era spostato sul Monte Falterona per unirsi alle formazioni romagnole.
Aveva sospeso l'attività per il sopraggiungere dell'inverno e dopo il rastrellamento del 22 febbraio a Cortecchio.

In aprile i partigiani romagnoli erano stati battuti e dispersi sul Falterona e Nardi aveva guidato il rientro degli imolesi nelle valli del Santerno e del Senio. Unitosi poi alla 4a Brigata alla Dogana, aveva assunto il comando di una compagnia.

Gli sarà assegnata la Medaglia d’Argento al Valor Militare con questa motivazione:

“Valoroso ed eroico combattente, fra i primi organizzatori del locale Movimento Partigiano, veniva per i suoi meriti eletto Comandante di compagnia. Sorpreso con pochi compagni in una imboscata tesa dal nemico, accettava l’impari lotta e dopo aver lanciato l’ultima bomba a mano, cadeva gloriosamente colpito al petto”.

Approfondimenti
  • Bologna partigiana. 1943-1945, Bologna, a cura dell'ANPI, 1951, p. 10
  • Deputazione Emilia Romagna per la storia della Resistenza e della guerra di liberazione, L'Emilia Romagna nella guerra di liberazione, Bari, De Donato, vol. 1: Luciano Bergonzini, La lotta armata, 1975, p. 59
  • Nazario Galassi, Partigiani nella linea Gotica, Bologna, University Press, 1998, p. 36
  • La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, vol. 5., a cura di Luciano Bergonzini, Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1980, p. 125, 139, 399
  • La Resistenza racconta. Fatti e figure della guerra di liberazione, a cura di Paolo Pescetti e Adolfo Scalpelli, Milano, Il calendario del popolo editore, 1965, p. 146
  • Werther Romani, Mauro Maggiorani, Guerra e Resistenza a San Lazzaro di Savena, San Giovanni in Persiceto, Aspasia, 2000, p. 24