Elezioni "infernali"
Le elezioni politiche del 15 maggio si svolgono in Italia in un clima di intimidazioni e violenze. Pietro Nenni le chiamerà “elezioni infernali”. Secondo un bilancio del ministero dell'Interno, nel corso della domenica elettorale vi sono in Italia 38 morti e 104 feriti.
Il prefetto Cesare Mori ha chiesto e ottenuto di poter utilizzare, nella provincia di Bologna, truppe di fanteria accanto alle forze di polizia.
Le violenze si accentuano soprattutto la settimana prima del voto: Il 5 maggio lo squadrista Piero Ranuzzi muore per un colpo accidentale della propria arma, mentre in scontri di piazza viene uccisio il maresciallo dei carabinieri Pietro Biragi.
In provincia sono invase e danneggiate la sede della la lega di Altedo, la Casa del popolo di Pegola, la cooperativa di consumo di Camugnano. Un grave episodio accade a S. Maria in Duno, dove viene ucciso il capolega Amedeo Lipparini.
L'8 maggio, “domenica violenta” - con 15 vittime - in tutta Italia, in serata è incendiata a Bologna la camera del lavoro.
A Imola nei giorni precedenti le elezioni l’on. Anselmo Marabini e il sindaco Giulio Miceti subiscono aggressioni, riportando fortunatamente solo lievi conseguenze.
Il 10 maggio in via Broccaindosso le camicie nere penetrano in un deposito del partito comunista e portano via migliaia di schede elettorali, di manifesti e di volantini. Tutto il materiale viene poi bruciato davanti alla sede del fascio in via Marsala.
Il 14 maggio a Sala Bolognese socialisti e fascisti si scontrano più volte, con feriti da entrambe le parti. Alcuni giorni dopo morirà Sebastiano Monari, fondatore e primo segretario del fascio locale.
Il 15 maggio, giornata elettorale, nei pressi dei seggi i fascisti lanciano intimidazioni contro gli elettori di sinistra, impedendo loro, in molti casi, di entrare a votare.
Secondo il "caposquadra" Dino Grandi, per i fascisti le elezioni non sono altro che una spedizione punitiva, mentre il cremonese Farinacci le considera "parte della guerra civile" e finalizzate ad "atterrare l'avversario".
I socialisti vincono nel collegio di Bologna, ma perdono 6 seggi su 15, che vengono conquistati dal Blocco nazionale, la formazione elettorale che unisce fascisti, liberali e nazionalisti.
Arrestato alla vigilia del voto per vilipendio nei confronti del Re, Grandi è eletto in Parlamento a soli 26 anni con i voti dei repubblicani romagnoli.
In città il più votato del Blocco è Aldo Oviglio, radicale di antica data e da poco fascista. Mussolini ottiene un trionfo personale con 173 mila voti a Bologna.
Nella provincia di Ferrara, dove le sedi di sinistra e le camere del lavoro sono state sistematicamente prese d'assalto, le destre avanzano nettamente. Italo Balbo può affermare che l'Emilia è "la più vasta riserva di uomini del fascismo italiano".
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