Distruzioni in serie in provincia di Bologna
Il 9 aprile a Imola, durante una rissa tra un gruppo di operai e di fascisti, un ex ufficiale in borghese ferisce a morte il giovane Luigi Galanti di Ponticelli.
Lo stesso giorno circa duecento squadristi bolognesi, al comando di Gino Baroncini (1893-1970), occupano per la seconda volta Castel San Pietro.
Il giorno seguente le camicie nere decidono di effettuare un'azione di forza a Imola. Scortate dalla forza pubblica, che per evitare eccessi non interviene, entrano nel centro dellla cittadina romagnola semideserto, sfilano per le strade e tengono una dimostrazione in piazza Vittorio Emanuele, bastonando alcuni passanti.
Nel pomeriggio del 10 aprile il vaporino da Bologna per Imola arriva alla stazione di Toscanella inseguito da un camion di squadristi, che lungo il percorso hanno più volte sparato al macchinista per farlo fermare.
I fascisti danno la caccia ad alcuni giovani, che alla stazione di Castel San Pietro hanno risposto alla levata dei loro gagliardetti neri agitando un fazzoletto rosso.
Appena il treno si ferma a Toscanella, scendono dai camion “armati di rivoltella, di bombe a mano e di pugnali”, ma i giovani oppositori fuggono per i campi e riescono a dileguarsi.
Gli stessi squadristi sfogano la loro rabbia in paese, entrando nelle sedi socialiste e devastando tutto. Distruggono anche il negozio di un commerciante di sinistra, che viene bastonato.
Intanto a Mordano, paese natale di Dino Grandi, sono incendiate la sede della lega contadina, il circolo proletario e la sezione comunista.
Alcune squadre si dirigono invece in collina, tra Sassoleone e Giugnola, dove assaltano sedi di cooperative e circoli socialisti. Pochi giorni dopo il consiglio comunale di Mordano sarà sciolto dal Prefetto.
Il 12 aprile a Bologna è saccheggiata la cooperativa socialista di via Polese. Lo stesso giorno in provincia vengono compiute altre devastazioni.
Una squadra di camicie nere si reca a Monzuno e devasta la sede delle leghe. Sulla strada del ritorno si ferma a Vado, dove distrugge la Cooperativa di Consumo e la Camera del Lavoro, portando via e bruciando ogni cosa. Si contano 10mila lire di danni.
Di là dal confine modenese, la camera del lavoro di Mirandola viene occupata e trasformata in sede del fascio locale.
Il 14 aprile è invasa a Bologna la cooperativa "La Sociale", mentre a San Lazzaro di Savena viene incendiato il circolo operaio. Il 16 è distrutta la Camera del lavoro di Bazzano.
Il 21 vengono danneggiate le camere del lavoro di Granarolo e Camugnano e il Circolo proletario di Riola. Il 28 aprile è interrotto il consiglio comunale di Crevalcore. Ai consiglieri “rossi” sono imposte le dimissioni.
Nel primo semestre del 1921 in Emilia-Romagna i fascisti distruggono 121 sedi dell'opposizione, tra camere del lavoro, leghe, circoli operai e socialisti.
Al 1° settembre sono nove le cooperative attaccate e distrutte solo nella provincia di Bologna e "la valanga di ferro e di fuoco" squadrista continuerà con grande intensità almeno fino a metà del 1922.
- Luigi Arbizzani, Nazario Sauro Onofri, Giuliana Ricci Garotti, L'unione dei mille strumenti. Storia della cooperazione bolognese dal 1943 al 1956, Bologna, Emilia Romagna, 1991, p. 14
- Mirco Carrattieri, La formazione del blocco agrario fascista, in: Marcia su Roma e dintorni. Dalla crisi dello Stato liberale al fascismo, a cura di Claudio Natoli, Roma, Viella, 2024, p. 139
- Fascismo. Inchiesta socialista sulle gesta dei fascisti in Italia, Milano, Avanti, 1922, pp. 285
- Mimmo Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista. 1919-1922, Milano, Mondadori, 2003, pp. 316-324
- Le origini del fascismo in Emilia-Romagna. 1919-1922, a cura di Andrea Baravelli, Bologna, Pendragon, 2022, pp. 205-206