Deportazione di soggetti "politicamente pericolosi"

19 settembre 1943, 00:00

I primi bolognesi a raggiungere i lager nazisti sono alcuni soldati rinchiusi nel carcere militare di Peschiera, arrestati per reati commessi durante il servizio militare (diserzione, autolesionismo, ecc.).

Subito dopo l'8 settembre, 19 di essi rifiutano di collaborare con l'esercito tedesco e sono inviati a Dachau, dove giungeranno il 22 settembre. Qui saranno classificati come Schutzhaftlinge (deportati per misure di sicurezza) o schiavi per il lavoro. Molti non sopravviveranno al lager.

Il 19 settembre vengono arrestati a Bologna alcuni antifascisti e, per la prima volta, sono deportati nei lager tedeschi, anziché avviati al confino. Si tratta di Adelmo Capelli, Renato Gaiani, Adelmo Lolli, Celso Morini, Gaetano Trigari.

Appartenenti ai partiti socialista e comunista, schedati dal Casellario centrale come "politicamente pericolosi", hanno già scontato vari anni a Ponza e Ventotene.

Le catture di oppositori politici si susseguiranno nei mesi successivi estendendosi alla provincia. Il 7 novembre, ad esempio, a Mezzolara di Budrio i fascisti locali faranno arrestare alcuni "noti sovversivi", che finiranno nel lager di Dachau.

Approfondimenti

Rossella Ropa, Internati militari, deportati razziali e politici: l'altra Resistenza, in: La Resistenza, il fascismo, la memoria. Bologna 1943-1945, a cura di Alberto De Bernardi e Alberto Preti, Bologna, Bononia University Press, 2017, pp. 449-451