Da carbonari a massoni
Si riuniscono in congresso a Bologna i deputati delle “vendite carbonare” di Romagna. L'obiettivo principale della carboneria romagnola, diffusa anche tra i ceti più bassi della popolazione e presente fin dalla venuta di Gioacchino Murat, è la secessione delle Legazioni dallo Stato Pontificio e la loro unione con il Granducato di Toscana o il Regno Lombardo-Veneto.
Poiché però in Toscana la carboneria è odiata - mentre è stimata e attiva la massoneria - e in Lombardia la carboneria è inesistente, il congresso delibera la trasformazione dei carbonari in massoni e delle vendite in templi. Ciò potrebbe significare la rinuncia della lotta armata, per una azione politica e più elitaria.
Alle adunanze generali di Lugo e Bologna segue un periodo di incertezza e di sfiducia. I massoni bolognesi appaiono animati da spirito municipale e vogliono fare “causa a parte”.
La società dei Guelfi, radicata nel ceto senatoriale e nobiliare, ha “pretese filosofiche” e appare a molti un ostacolo all'espansione della carboneria.
Il principe Hercolani, l'unico dotato del prestigio necessario a tenere il bando della matassa cospirativa, appare al nobile faentino Giacomo Lederchi “dubbioso ed incerto, di null'altro essendo egli animato che degli interessi della famiglia Bonaparte”.
Ciononostante il reggente della “vendita” bolognese Luigi Zuboli (o Zubboli) cercherà, senza però conseguire grandi risultati, la collaborazione e l'appoggio del partito degli “illustri”, ritenuti necessari per la riuscita della sua azione.
I liberali bolognesi sembrano “tenere ancora la bilancia alquanto inclinata nel sistema aspettativo”. Secondo Lederchi vogliono “cogliere il frutto senza il pericolo”.
Oltre alla Guelfia, sono presenti a Bologna e in Romagna altre società segrete di dubbia consistenza, come il Latinismo, la Spilla Nera (Epingle noire) - raccolta attorno a Cecilia Monti, moglie del generale francese D'Arnaud - gli Adelfi, i Templari.
In una missione nel capoluogo emiliano, il forlivese Piero Maroncelli (1795-1846), che sarà compagno di Silvio Pellico allo Spielberg, incontra l'“antico amico” Zuboli.
Questi gli assicura di volersi liberare dei compagni inutili, “piuttosto bambocci che uomini”, e di voler riaprire la massoneria in città, accordandosi con i fratelli conti Alessandro e Fabio Agucchi, conte Cesare Bianchetti e avvocato Giuseppe Gambari, antichi sodali di Pellegrino Rossi e di Murat.
Dopo l'apertura del tempio massonico bolognese, la maggior parte dei carbonari vi aderiscono e le società minori si sciolgono.
Zuboli conta di far dipendere, in un primo tempo, la nuova massoneria dal Grande Oriente di Francia, per giungere poi a un Grande Oriente d'Italia.
Si sforza inoltre di creare una organizzazione più stabile tra gli studenti, molto favorevoli a un movimento cospirativo, fondando una Loggia degli Imberbi.
La nuova massoneria si impegna a raccogliere il consenso generale dei popoli delle Romagne a sottrarsi al dominio papale. Il mezzo scelto per ottenere questo scopo è “una general rivolta contro il legittimo governo”, che deve fornire il pretesto per l'intervento austriaco.
- Atlante storico delle città italiane, diretto da Francesca Bocchi e da Enrico Guidoni, Emilia-Romagna, vol. 2., Bologna, tomo 4., Dall'età dei Lumi agli anni Trenta (secoli XVIII-XX), a cura di Giovanni Greco, Alberto Preti, Fiorenza Tarozzi, Bologna, Grafis, 1998, p. 35
- Silvia Benati, Un affresco politico-sociale: la Società del Casino (1809-1823), in: Negli anni della Restaurazione, a cura di Mirtide Gavelli e Fiorenza Tarozzi, Bologna, Museo del Risorgimento, 2000, p. 50, 80, note 4-5, 87, nota 107, 99, nota 314, p. 130, nota 779 (L. Zuboli)
- Aldo Berselli, Bologna dalla Restaurazione al 1831, in: Leopardi e Bologna, atti del Convegno di studi (...), a cura di Marco A. Bazzocchi, Firenze, L. S. Olschki, 1999, p. 8
- Aldo Berselli, Da Napoleone alla Grande Guerra, in: Storia di Bologna, direttore Renato Zangheri, vol. 4., tomo 1., Bologna, Bononia University Press, 2010, p. 27
- Bologna massonica. Le radici, il consolidamento, la trasformazione, a cura di Giovanni Greco, Bologna, CLUEB, 2007, p. 133
- Alessandro Boselli, Massoneria e sette segrete a Bologna nel Risorgimento, in: Bologna massonica. Fra passione e ragione, a cura di Giovanni Greco, 3. ed., Bologna, CLUEB, 2016, p. 95
- Fulvio Cantoni, Primi passi dell'azione liberale in Bologna (1818-1824), in: “Il Comune di Bologna”, 4 (1932), p. 56, 8 (1932), p. 51
- Maria Teresa Chierici Stagni, Con Byron tra Bologna e Ravenna, Bologna, Pendragon, 2001, pp. 43-44, 63-64
-
Mariagrazia Esposito, Gianluca Stanzani, Persicetani uniti. Storie e uomini del Risorgimento bolognese (1815-1871), San Giovanni in Persiceto, Maglio, 2011, pp. 27-28
- Mirtide Gavelli, Il sentimento e l'impegno patriottico, in: Gioachino in Bologna. Mezzo secolo di società e cultura cittadina convissuto con Rossini e la sua musica, a cura di Jadranka Bentini e Piero Mioli, Bologna, Pendragon, 2018, pp. 277-278
- Carlo Manelli, La Massoneria a Bologna dal XII al XX secolo, Bologna, Analisi, 1986, pp. 58-59 (Nome cit.: Sartoni, come reggente della carboneria di Bologna)
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- Domenico Spadoni, Bologna e Pellegrino Rossi per l'indipendenza d'Italia nel 1815, in: "Rassegna storica del Risorgimento", (1916), pp. 144-145
- Torri e castelli. Bologna e la sua provincia. Storia, dizionario biografico, opere d'arte, notizie d'oggi, 2. ed. ampliata a cura di Luigi Arbizzani e Pietro Mondini, Bologna, Editrice Galileo, 1966, p. 29
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