Una corrida al velodromo

23 maggio 1923, 00:00

Quindicimila persone affollano il velodromo comunale trasformato in arena spagnola per una corrida.

“L’Avvenire d’Italia”, sostenendo il parere contrario della Chiesa, il giorno precedente ha annunciato l’ebento in questi termini:

“Domani una folla di buoni e innocui bolognesi accorrerà a farsi risollevare dal fondo dell’umanità civilizzata l’istinto del sangue, il gusto brutale della visione cruenta”.

Alla corrida bolognese partecipano i più famosi toreri di Siviglia, Granada e Madrid. Tra questi, don Francisco Lopez, detto Pareisto, don Francesco Munoz e don Josè Estrela, detto il Valentino, con un seguito di caballeros e banderilleros.

Il “Resto del Carlino” parlerà di “orgasmo febbrile” per l'uccisione del toro di Siviglia. Descriverà la lama più volte conficcata sulla spalla dell'animale, il suo stramazzare pesantemente a terra.

In realtà i bolognesi non hanno modo di comprendere appieno un rituale a loro estraneo. Uno dei toreri avrà comunque l'onore di essere ricevuto a Roma dal Duce Mussolini e dal Papa.

Approfondimenti
  • Luca Baccolini, I luoghi e i racconti più strani di Bologna. Alla scoperta della "dotta" lungo un viaggio nei suoi luoghi simbolo, Roma, Newton Compton, 2019, p. 218
  • Tiziano Costa, Bologna '900. Vita di un secolo, 2. ed., Bologna, Costa, 2008, p. 83
  • Gianfranco Paganelli, La storia siamo anche noi... Quarantennale del Centro Santa Viola, Bologna, Casa di Quartiere, Centro sociale, ricreativo e culturale "Santa Viola" APS, 2020, p. 123