Cesare Mori designato governatore delle province padane

20 novembre 1921, 00:00

Reduce da un processo a suo carico per gli incidenti provocati dai nazionalisti a Roma nel maggio 1920 (7 morti e decine di feriti) e per i successivi arresti in massa dei profughi dalmati residenti nella capitale, nel febbraio 1921 Cesare Mori (1871-1942) viene designato da Giolitti quale prefetto "provvisorio" di Bologna, con la promessa di diventare al più presto il nuovo capo della polizia.

Il capoluogo emiliano è da mesi il centro delle violenze squadriste, che colpiscono in tutta la regione le sedi e gli esponenti più in vista del socialismo e del sindacalismo contadino e operaio.

Dimostratosi funzionario governativo inflessibile ed energico, Mori sembra la persona più adatta a far fronte ad una situazione di ordine pubblico gravemente deteriorata. Nel luglio, dopo la caduta del suo "protettore" Giolitti, l'incarico di prefetto a Bologna diventa definitivo.

Nei mesi successivi Mori contrasta con decisione le violazioni dei patti agrari da parte dei nuovi sindacati fascisti e dei padroni terrieri, difendendo in particolare il diritto di precedenza di assunzione per i braccianti locali.

Il 20 novembre 1921 riceve dal governo poteri straordinari e una giurisdizione che oltre all'Emilia, si estende alle province di Rovigo, Mantova e Cremona.

Il "prefettissimo" sarà sempre più apertamente osteggiato dai fascisti, che nei mesi successivi chiederanno a gran voce la fine della "dittatura Mori".

Approfondimenti
  • Guido Crainz, Padania. Il mondo dei braccianti dall'Ottocento alla fuga dalle campagne, Roma, Donzelli, 1994, p. 187
  • Vittorio Emiliani, Libertari di Romagna. Vite di Costa, Cipriani, Borghi, Ravenna, Longo, 1995, pp. 130-131 (C. Mori)
  • Arrigo Petacco, Il prefetto di ferro. L'uomo di Mussolini che mise in ginocchio la mafia, nuova ed. aggiornata, Milano, A. Mondadori, 1992, p. 24 sgg.
  • Sven Reichardt, Camicie nere, camicie brune. Milizie fasciste in Italia e in Germania, Bologna, Il mulino, 2009, p. 142