In pace e in guerra / una cosa
supremamente vale / decisiva
spesso / trascinatrice sempre /
l'esempio. M.
(Studio del segretario - sede del GUF
via Belmeloro 1 - BO)
Il Gruppo Universitario Fascista bolognese, costituito nel 1921, fu rifondato formalmente il 21 marzo 1925 e intitolato a Giacomo Venezian. Pubblicò la rivista "La Nuova Guardia", caratterizzata da una grafica innovativa.
Con la gestione delle dispense universitarie, il GUF ottenne il controllo diretto della didattica, mentre attraverso l'uso degli impianti sportivi e l'organizzazione di manifestazioni quali i Littoriali e i Campionati universitari, l'associazionismo fascista ebbe in mano la preparazione fisica dell' "uomo nuovo".
Dal 1928, con la costituzione dell'Opera universitaria, ebbe potere decisionale su tutto il settore assistenziale, dalla mensa, alla Casa dello Studente, alle borse di studio.
La sede del GUF di Bologna era nell'antico palazzo Salaroli, posto fra la Piazza del Teatro Comunale e Via Belmeloro. Fu acquistato nel 1931 dall'Università e dall'Opera Universitaria, su proposta del Rettore Alessandro Ghigi, per adattarlo a Casa dello Studente, provvista di mensa e foresteria.
Al GUF si entrava dall'ingresso di servizio in via Belmeloro n. 1. All'interno le varie sale erano tappezzate di frasi di Mussolini. Nella sala d'attesa, per esempio c'era scritto: "L'Italia fascista è un'immensa legione che marcia sotto i simboli del littorio verso un più grande domani". Nella sala conferenze campeggiava un grande ritratto del Duce.
Qui nel dicembre del 1940 nacque "Architrave", mensile di politica, letteratura e arte del GUF. Lo dirigeva Roberto Mazzetti, corporativista di sinistra, assieme ai giovani Agostino Bignardi e Pompilio Mandelli.
Fra i collaboratori vi furono Giovanni Testori, Roberto Roversi, Pier Paolo Pasolini, Alfonso Gatto, Renzo Renzi. Nel '42 entrarono in redazione i fratelli Gaetano e Francesco Arcangeli. "Architrave" diede voce alla fronda studentesca, che intendeva cambiare il fascismo dall'interno, tornando allo spirito rivoluzionario delle origini.
Era la prima volta che i giovani, nati e cresciuti nel regime, aprivano gli occhi denunciandone le disfunzioni e la gerarchizzazione, fino a sognare l'alba di un sistema diverso.
Ma già nella primavera del 1942 la rivista cambiò linea, ponendosi su posizioni contrarie alla dittatura. Più volte epurata per i numerosi attacchi ai gerarchi fascisti, fu chiusa nel giugno del 1943.
- Dizionario dei bolognesi, a cura di Giancarlo Bernabei, Bologna, Santarini, 1989-1990, vol. 1., p. 59
- Pasolini e Bologna, a cura di Davide Ferrari e Gianni Scalia, Bologna, Pendragon, 1998, pp. 79-82