Andavamo di tanto in tanto a fare qualche passeggiata in campagna, e passavamo la sera alla bottiglieria Cillario, od altrove, conversando molto animatamente. Qui, bevendo, i convenuti facevano spesso un po' di lettura, per lo più si leggeva un classico italiano, talora anche latino; e si parlava d'arte e di letteratura, raramente di politica. La politica turbava quasi sempre la serenità del Carducci, e finiva col farlo inquietare ... Qualche sera che il professore, come lo chiamavano, era più di buon umore del solito, divertivasi a scherzare satireggiando contro i letterati più meno famosi che non gli andavano a genio, che gli avevano dato qualche fastidio e gli altri, specialmente il Brilli e il Ferrari, gli tenevano bordone.
(G. Chiarini, Memorie della vita di Giosue Carducci, 1835-1907, 2. ed., Firenze, G. Barbera, 1907, pp. 237-238)
Nel dicembre del 1892 Luigi Cillario ereditò il negozio di vini, liquori e birra di proprietà di Carlo Cillario nel Mercato di Mezzo e, insieme ad esso, la rivendita di vini e liquori con insegna Alle Glorie condotta da Girolamo Cillario in via Calzolerie 1.
Originari del Piemonte, i Cillario erano tutti esperti di alcolici. Uno di essi aveva sposato una figlia dei Gancia, proprietari di un deposito di liquori in via del Cane.
Una guida dell'epoca parla della ditta di Luigi come di un grande deposito di "Vermouth di Torino, Vini d'Asti, Chianti, Lambrusco, Bordeaux, Champagne, Cognac e Rhum delle più accreditate case".
Cupo, aggrondato per le felsinee
strade cercando del suo Cillario,
Enotrio procede, strappando
da l' bruno mento la barba rada
e meditando ruvidi esametri.
(M. Balossardi)
Nel retrobottega della bottiglieria Cillario "scaffalature appese ai muri raccoglievano ordinate le bottiglie dei vini", uno specchio a cabaret e alcune targhe ricordavano i prodotti in vendita e ringhiere in ghisa verniciate di bianco servivano una scala a chiocciola. Quasi nascosto dagli scalini c'era il tavolino dove Giosue Carducci era solito trascorrere la sera giocando a carte e bevendo bicchieri di barolo o di chianti in compagnia di alcuni dei suoi più affezionati scolari, quali Ugo Brilli, soprannominato il Maghetto, Severino Ferrari, Tommaso Casini. Fra i convitati più assidui c'era anche Giovanni Pascoli, promotore di "banchetti" con il fratello Raffaele (Falino).
Alla buvette Cillario Carducci conobbe Angelo Sommaruga, che gli fu presentato da Luigi Lodi. Sotto il suo sguardo e con la sua approvazione, tra un bicchiere e l'altro, nacque l'idea di una nuova casa editrice sostenuta da una rivista letteraria di grande diffusione. Il 15 giugno 1881 uscì a Roma il primo numero della "Cronaca bizantina", contenente la poesia di Carducci Ragioni metriche.
La frequentazione abituale del poeta è ricordata nella guida spirituale di Hans Barth: "E il nettare di questa bottiglieria doveva essere gran cosa se il Cantor procedeva per le felsinee strade cercando del suo Cillario".
Dai conti rimasti risulta che oltre a vini come il Barolo, il Chianti, il Grignolino, il Professore consumava anche bottiglie di Whisky, Brandy e Rhum. Acquistava qui anche il vino da bere a casa. Negli incontri con Lidia ordinava invece solo vino francese, evitando il Chianti o il Barbera, "troppo duri".
Carducci, e soprattutto Severino Ferrari, frequentavano anche la villa dei Cillario sui colli bolognesi. Stella Cillario era l'allieva prediletta di Severino, dedicataria di molti versi d'occasione e autrice di uno studio su Ludovico Savioli, scrittore, poeta e uomo politico bolognese del XVIII secolo. Dopo la morte di Ferrari rimase vicino alla vedova e ne ereditò le carte, poi donate a Casa Carducci.
Bologna nelle sue cartoline, a cura di Antonio Brighetti, Franco Monteverde, Cuneo, L'arciere, 1986, vol. 2: Vedute della città, p. 34 (foto)
Alessandro Cervellati, Bologna grassa, Bologna, Tamari, 1963, p. 144
Claudia Culiersi, Paolo Culiersi, Carducci bolognese, Bologna, Patron, 2006, pp. 115-116
L'Emilia Romagna com'era. Alberghi, caffè, locande, osterie, ristoranti, trattorie. Sulle tracce di un passato recente alla riscoperta dei segni mutati o cambiati di una secolare tradizione d'ospitalità, a cura di Alessandro Molinari Pradelli, Roma, Newton Compton, 1987, pp. 29-31
Giosue Carducci e i carducciani nella Certosa di Bologna, Bologna, Comune, 2007, p. 16 (S. Cillario)
Alessandro Molinari Pradelli, Bologna in vetrina: dall'Unità d'Italia alla Belle Epoque, Bologna, L'inchiostro blu, Cassa di risparmio in Bologna, 1994, pp. 33, 46-47
Alessandro Molinari Pradelli, Bologna tra storia e osterie. Viaggio nelle tradizioni enogastronomiche petroniane, Bologna, Pendragon, 2001, p. 46
Alessandro Molinari Pradelli, Osterie e locande di Bologna. La grassa e la dotta in gloria della tavola: folclore, arte, musica e poesia nelle tradizioni contadine e gastronomiche della città felsinea, Roma, Newton Compton, 1980, p. 63, 108, 192 (foto)
Severino Ferrari e il sogno della poesia, mostra documentaria, Biblioteca comunale S. Ferrari, 28 febbraio-28 marzo 1999, a cura di Simonetta Santucci e Carlotta Sgubbi, Molinella, BIME Tipo-Litografia, 1999, p. 26
Le strade di Bologna. Una guida alfabetica alla storia, ai segreti, all'arte, al folclore (ecc.), a cura di Fabio e Filippo Raffaelli e Athos Vianelli, Roma, Newton periodici, 1988-1989, vol. 3., p. 740