Bologna città fantasma

12 marzo 2020, 00:00

Con il nuovo Decreto del Presidente del Consiglio (Dpcm), emanato l’11 marzo per il contenimento dell’epidemia di Covid-19, sono sospese su tutto il territorio nazionale le attività commerciali, tranne la vendita di generi alimentari e di prima necessità.

La popolazione italiana è invitata a restare a casa, a evitare i contatti e gli assembramenti di ogni tipo, mentre i contagi si diffondono in tutte le regioni e diventano molto frequenti in alcune provincie della Lombardia, del Veneto e dell’Emilia-Romagna, mettendo in grossa difficoltà il sistema sanitario.

L’epidemia di Coronavirus, definita ormai dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) una pandemia che coinvolge tutti i paesi del mondo, ha svuotato le città italiane.

Il 12 marzo a Bologna Piazza Maggiore è deserta e solo pochi mezzi pubblici percorrono le strade centrali. In giro si vedono solo vigili urbani e forze dell’ordine, che controllano il rispetto delle nuove norme, molto restrittive.

Le serrande sono abbassate, i dehor di via Orefici, via Clavature e via del Pratello, centri della movida giovanile e del turismo, sono completamente vuoti, i ristoranti chiusi. Gli studenti universitari non animano più via Zamboni e Piazza Verdi. Dappertutto c’è un silenzio irreale, anche in pieno giorno.

Rimane qualche coda, a volte lunga, ma disciplinata, solo davanti ai supermercati, dove il personale fa entrare i clienti in numero limitato, lasciando gli altri all’esterno.

Le poche persone che circolano per motivi di lavoro o per fare la spesa si muovono come fantasmi frettolosi, mantenendo le distanze. Molti si coprono il viso con mascherine e sciarpe.

Il sindaco dispone dal 13 marzo anche la chiusura, fino ad aprile, di 32 parchi pubblici, compresi i Giardini Margherita e vieta ovunque l’uso delle attrezzature con giochi e gli impianti sportivi. Sospese anche le visite cimiteriali.

Il Bellaria a San Lazzaro di Savena è definito come ospedale Covid per l’area metropolitana e per l’imolese. In provincia sono in funzione tre punti triage, due nel capoluogo, davanti agli ospedali Sant’Orsola e Maggiore, e uno a Imola.

Per il momento a Bologna il numero dei malati in terapia intensiva rimane lontano dalla capacità complessiva.

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