Birraria Hoffmeister

via Farini, 5

Otto mio, ti raccomando questo libro. Non lo lasciare sul banco tra i bicchieri e il salame. I miei buoni critici diranno abbastanza che il libro è sporco. Non dar loro ragione. Amami e sii meno idealista nel mescermi la birra. Te l'ho già detto: dammi più liquido e meno spuma.

(O. Guerrini)

Otto Hoffmeister era un tedesco venuto a Bologna come cameriere. Aveva sposato una bolognese, la signora Raffaellina, e parlava uno strano linguaggio tedesco-bolognese che metteva di buonumore chiunque lo ascoltasse.

Aprì un caffè-birreria in cima al Pavaglione, prospiciente alla Piazza Galvani, nei locali un tempo occupati dal Caffè deli Spagnoli, e fu il primo ad impiegare giovani donne come cameriere ai tavoli, chiamate kellerine.

Il locale chiudeva a notte tarda, secondo la testimonianza di Antonio Fiacchi:

È quasi il tocco, e dalla birreria Hofmeister escono gli ostinati, per uno stretto pertugio lasciato aperto dal facchino, il quale stendendo un pò per volta le ripiegate porte voleva dire a quei signori: Andatevene! Dietro di essi il paffuto Ottone a capo scoperto come la sua signora, s'avviavano a casa per la via del Cane muniti di lume ...

Durante il centenario dell'Università fu il ritrovo dei professori e degli studenti tedeschi venuti per le relative feste: "vi scorreva una inesausta fonte del più vivo umore, distribuito dal più ideale e rotondo Perkeo, che nessuna accademia abbia mai celebrato".

Il poeta Olindo Guerrini era un caro amico del "sorridente, agile, immortale, rotondissimo Ottone", al quale nel 1876 dedicò la raccolta Nova polemica, e fu assiduo frequentatore della birreria. Lontano da Bologna per la villeggiatura, la rimpiangeva in queste strofe:

Benedetti voi che siete sugli sgabelli di ferro
della birraria Hoffmeister e bevete, bevete la
birra gelata sui tavolini di marmo! Il cielo vi
preservi sempre della poesia incomoda e piena
di mosche che gusto io in questo momento,
uomini incontentabili che avete la musica in piazza
ogni venerdì, che vedete le ragazze che passano
colla mamma a lato in cerca di un marito di
buona volontà. Questa è la vera, la positiva
felicità, questa è la poesia che non morrà mai!
Lasciate l'acqua di mare agli scrofolosi e bevete
la birra di Vienna in pubblico ed il vino
di Chianti in segreto! No, non mi invidiate,
compiangetemi!

Vi si accenna al passeggio del Pavaglione e ai concerti, tenuti in piazza della Pace (poi Galvani) dalla banda municipale diretta dal maestro Antonelli, che proponeva con grande successo le arie del melodramma e la musica wagneriana allora in voga.

Attratto dal miraggio di più lucrosi guadagni, quando a Bologna si iniziarono gli spettacoli di caffè-concerto, Otto Hoffmeister abbandonò la mescita di birra e, assieme ad Alfonso Wilczek, si fece impresario del "teatro delle varietà", aperto sotto un vasto padiglione ottagonale durante la Grande Esposizione Emiliana.

Ma il parigino café chantant, spettacolo "fatto di musica e donnine", non ebbe grande pubblico e i due gestori presto lasciarono l'impresa ad altri.

Anche dopo che Hoffmeister ebbe passato la mano, la birreria di via Farini n. 5 continuò per molto tempo a chiamarsi con il nome del suo antico conduttore.

Approfondimenti
  • Bologna. Parole e immagini attraverso i secoli, a cura di Valeria Roncuzzi e Mauro Roversi Monaco, Argelato, Minerva, 2010, pp. 164-165 (foto)
  • I caffè storici in Emilia-Romagna e Montefeltro, a cura di Giancarlo Roversi, Casalecchio di Reno, Grafis, 1994, p. 61, 100
  • Alessandro Cervellati, Bologna grassa, Bologna, Tamari, 1963, pp. 130, 132-135
  • Una città italiana. Immagini dell'Ottocento bolognese, a cura di Franco Cristofori, Bologna, Alfa, 1965, p. 79
  • Gabriele Cremonini, Cibò. Un viaggio nella gastronomia, nella storia e nella cultura del cibo a Bologna e dintorni, condito di aneddoti, personaggi famosi, leggende, curiosità e ricette, Bologna, Pendragon, 2007, pp. 51-52
  • Alessandro Molinari Pradelli, Bologna tra storia e osterie. Viaggio nelle tradizioni enogastronomiche petroniane, Bologna, Pendragon, 200, p. 63
  • Alessandro Molinari Pradelli, Osterie e locande di Bologna. La grassa e la dotta in gloria della tavola: folclore, arte, musica e poesia nelle tradizioni contadine e gastronomiche della città felsinea, Roma, Newton Compton, 1980, p. 109
  • Alfredo Testoni, Bologna che scompare, 2. ed., Bologna, Cappelli, 1972, p. 143