Antonietta Ferroni

1780-1839

“A noi viene affidata la prima educazione dei figliuoli; da noi ricevono essi le prime idee del bene e del male; le buone e le ree inclinazioni: e le prime impressioni difficilmente, o non mai si cancellano. Se le donne sono schiave, i figli non potranno nutrire che sentimenti da schiavi”.

Nasce nel 1780 a Parma, seconda di cinque figli, in una famiglia “civile, educatissima, ma non ricca”.  Ancora fanciulla rimane orfana di padre e deve aiutare la madre nell'allevamento dei fratellini:

“piccola massaia, a pena potè, fu la direttrice de la casa; le cure domestiche innanzi tutto, poi a tempo avanzato, quasi come una distrazione, lo studio, occupavano le sue liete giornate”.

Nel 1798 sposa il medico Giacomo Tommasini e lo segue a Bologna, dove, dal 1815, è professore di Clinica medica all'Alma Mater.

Assieme alla figlia Adelaide Tommasini Maestri accoglie nella propria casa di via San Vitale intellettuali e letterati, quali Pietro Giordani, la scrittrice Caterina Franceschi e Giacomo Leopardi, con il quale stringe una duratura amicizia, restando con lui in contatto epistolare e sostenendolo nei momenti di sconforto e difficoltà. Scriverà un giorno il poeta:

“Io non ho bisogno di stima, nè di gloria, nè d'altre cose simili; ma ho bisogno d'amore: potete immaginare quanto conto ne faccia, e in quanto gran pregio io lo tenga, trovandolo così vivo e sincero in voi, e nella vostra famiglia”.

Per tutta la vita Antonietta si dedica con passione agli studi classici, filosofici e soprattutto pedagogici. Di grande intelligenza e autonomia di pensiero, manifesta sentimenti patriottici e idee avanzate in ambito educativo.

Nel 1829 dà alle stampe i Pensieri di argomento morale e letterario, una collezione di aforismi su vari argomenti, soprattutto temi di pubblica utilità, in cui emerge una cultura nutrita di valori liberali e di influenze illuministiche.

Si occupa qui spesso del ruolo delle donne nella società, sostenendo la loro funzione positiva in uno stato moderno. Esse devono essere alla pari degli uomini, pur con funzioni diverse.

In altre pagine discute, in uno stile colloquiale, ma mai frivolo, di filosofia e politica, difende il popolo italiano dall'accusa di indolenza, denuncia le condizioni disumane degli operai, che lavorano nelle cave di gesso sulle colline di Bologna, si rammarica dei divertimenti crudeli ai quali si abituano i ragazzi nella mezza quaresima:

“spettacoli che le riescono sommamente incresciosi poichè ella sente che la vecchiezza, in quelli derisa, deve avere a gli occhi dei giovani qualche cosa di sacro”.

Nel 1829 Antonietta ritorna nella natia Parma assieme al marito, che, insoddisfatto del clima ostile contro di lui da parte delle autorità papaline, ha accettato l'incarico di protomedico presso la corte ducale.

Nel 1835 escono le sue Considerazioni intorno all'educazione domestica, ispirate al pensiero di Locke, recensite positivamente da Michele Colombo.

Dopo aver a lungo sofferto per una grave malattia, muore il 29 gennaio 1939. La sua epigrafe funeraria è dettata da Giordani:

Dio riceva nella sua Pace
il lungo patire e la continua beneficenza
di Antonietta Tommasini

Pietosissima agli altrui dolori
pazientissima dé suoi

Le fu massimo piacere e primaria virtù
la Beneficenza

Restò amabile
anche allora che parve degna di invidia

Non vanità ma util comune
cercò negli studi

Nel 1891, per Regio Decreto, le viene intitolata la Scuola Normale Superiore Femminile di Parma.

  • Emma Boghen-Conigliani, La donna nella vita e nelle opere di Giacomo Leopardi, Firenze, G. Barbera, 1898, pp. 223-267
  • Andrea Campana, Prosa e poesia dal triennio giacobino al governo provvisorio, in: Gioachino in Bologna. Mezzo secolo di società e cultura cittadina convissuto con Rossini e la sua musica, a cura di Jadranka Bentini e Piero Mioli, Bologna, Pendragon, 2018, pp. 142-143
  • Pietro Giordani, Degli scritti di Pietro Giordani, vol. 5., Iscrizioni italiane, Milano, G. Silvestri, 1841, pp. 225-226

Internet:

Luoghi
  • Casa Tommasini via San Vitale, 58
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