Alfonso Gatto
“tutto quel giorno ruppe nella vita
con la piena del sangue, nell'azzurro
il rosso palpitò come una gola.
e fummo vivi, insorti con il taglio
ridente della bocca, pieni gli occhi
piena la mano nel suo pugno: il cuore
d'improvviso ci apparve in mezzo al petto”
(da: 25 aprile)
Perpetuo girovago
Alfonso Gatto nasce a Salerno nel 1909. Al liceo scopre la sua inclinazione per la poesia e la letteratura. Iscritto all'Università a Napoli, l'abbandona dopo qualche anno. Sposa la figlia di un suo professore e, giovanissimo, fugge con lei a Milano.
La metropoli lombarda è negli anni Trenta il luogo in cui si incontrano le intelligenze più fervide e creative d'Italia, da Elio Vittorini a Edoardo Persico, da Cesare Zavattini a Leonardo Sinisgalli. Con loro Gatto frequenta i caffé e i circoli più aperti al moderno.
Nella sua vita movimentata fa tanti lavori: commesso in libreria, correttore di bozze, giornalista, insegnante. Nel 1935 partecipa ai Littoriali della Cultura e l'anno dopo è incarcerato per sei mesi a San Vittore come antifascista.
Collaboratore di vari periodici, nel 1938 fonda con Vasco Pratolini la rivista "Campo di Marte", quindicinale di azione letteraria e artistica, in cui per un anno si cimenta come critico militante.
Nel 1944 aderisce al Partito comunista. Scrive per "Rinascita" e poi per "L'Unità". La sua attività giornalistica lo porta a Firenze e a Roma. Nel 1951 si dimette dal Partito e diventa “comunista dissidente”.
Nel frattempo la sua vita sentimentale è completamente cambiata: nel 1946 ha incontrato la pittrice friulana Graziana Pentich, da cui avrà due figli, morti in tenera età. Soprattutto la scomparsa del diletto Leone segnerà la sua vita.
Nel 1966 vince il Premio Viareggio con il volume La storia delle vittime, in cui registra le esperienze del periodo bellico.
Muore nel 1976 ad Orbetello a seguito di un incidente in auto sulla Statale Aurelia, mentre è in viaggio verso Roma.
Come poeta Gatto è riconosciuto tra i protagonisti dell'ermetismo. Già all'uscita della sua prima raccolta, intitolata Isola (1932), i critici segnalano la nascita “di una voce nuova e vera”. L'attività poetica si protrarrà fino alla morte, a partire dalla stagione salernitata, rappresentata dal volume Arie e ricordi.
Nel 1950 l'editore Mondadori pubblicherà una antologia lirica, che raccoglie venti anni di produzione, tra il 1929 e il 1949.
Nel 1953 uscirà La forza degli occhi, la raccolta della sua maturità poetica, in cui si fondono ermetismo e surrealismo, mentre la raccolta più corposa è Rime di viaggio per la terra dipinta (1968-69), in cui le poesie sono accompagnate da acquarelli.
Accanto a quella poetica Gatto ha sviluppato una viva attitudine per l'arte. Oltre che dipingere egli stesso, ha curato criticamente i cataloghi di numerosi pittori, da Rosai a Guttuso, da Cagli e De Pisis.
Il suo eclettismo è “il risultato della sua personale concezione dell'Arte, concezione per certi versi rinascimentale”, che non riconosce la separazione tra ambiti e specialità diversi.
(Liberamente tratto da Wikipedia - Alfonso Gatto)
Per lo spazio di un mattino
La permanenza a Bologna è una breve tappa della vita movimentata di Alfonso Gatto. Il poeta salernitano ha cambiato e cambierà più volte luogo di residenza e di lavoro, seguendo l'impulso della sua multiforme vena creativa, dei suoi tanti impegni e interessi.
Nel 1941 gli viene assegnata “per chiara fama” la cattedra di lettere del Liceo Artistico, una scuola particolare, ricca di fermenti e di aperture, con professori del calibro di Giorgio Morandi, Guglielmo Pizzirani, Ferruccio Giacomelli, Cleto Tomba, Lea Colliva.
Nel capoluogo felsineo Gatto entra in contatto con giovani intellettuali - scrittori, poeti, pittori - che animano una moderata contestazione alla cultura ufficiale, se non una più decisa opposizione antifascista.
Conosce e fa amicizia con molti membri del gruppo di “Architrave”, rivista emanazione del GUF bolognese, con la quale collabora. Per Roberto Roversi, Pier Paolo Pasolini, i fratelli Arcangeli egli è come un fratello maggiore.
Con Pasolini, “ragazzo ventenne” innamorato del dialetto friulano, inaugura un rapporto duraturo. E' tra i pochi a recensire - sul periodico “La Ruota” del gennaio 1943 - Poesie a Casarsa, la sua prima raccolta di versi.
Auspica che quel libretto, “piccolo, schietto dono alla magra annata letteraria trascorsa”, venga presto ristampato. Non bastano le poche copie edite nel 1942 dalla Libreria Antiquaria Landi.
Nel 1964 Gatto parteciperà - assieme ad altri intellettuali, quali Natalia Ginzburg, Ezio Siciliano, Giorgio Agamben, Francesco Leonetti - all'avventura di uno dei più celebri e controversi film di Pasolini, Il Vangelo secondo Matteo, recitando la parte di Andrea.
L'esperienza dell'insegnamento a Bologna, iniziata nel 1941, dura poco. Durante la guera Gatto va nella Resistenza, come altri amici scrittori, quali Antonio Meluschi, Renata Viganò, Giuseppe D'Agata.
Poi la sua vita inseguirà altri obbiettivi e andrà per altri lidi, lasciando un grande partimonio di poesia e impegno civile.
- Alfonso Gatto, a cura di Gaetano Arcangeli, Virgilio Guidi, Bologna, Grafis, 1969
- Pompilio Mandelli, Via delle Belle Arti, ed. accr. e corretta, San Giorgio di Piano, Minerva Edizioni, 2002, p. 37, nota 14