Agguati e rappresaglie a Mezzolara e a Budrio

18 settembre 1921, 00:00

Il 3 settembre a Mezzolara di Budrio viene bastonato un esponente socialista. Il giorno dopo una trentina di attivisti di sinistra prende d'assalto un club, che funge da ritrovo dei fascisti locali.

Negli scontri che ne seguono rimane gravemente ferito uno degli assalitori, Aldo Vecchi, che muore pochi giorni dopo. Viene inoltre ucciso un giovane di diciassette anni, Ferdinando Brazzi, che si trova casualmente nei pressi del locale e viene suo malgrado coinvolto.

Per i fascisti, che lo fanno passare per uno di loro, è stato “trucidato vigliaccamente da un gruppo di sovversivi con un colpo di pistola sparatogli a bruciapelo”, ma la sentenza del relativo processo parlerà di omicidio preterintenzionale e casuale.

Nei giorni successivi le squadre occupano Budrio e compiono una vasta rappresaglia: bastonano il sindaco Aldo Grandini, lasciando un pugnale e un teschio davanti alla porta della sua casa, e lo bandiscono dal paese.

Per alcuni giorni assediano la casa di Luigi Fabbri (1888-1966), segretario della camera del lavoro e uno dei massimi dirigenti del PSI in Emilia-Romagna, aggrediscono vari assessori, bastonano e cacciano dal paese il segretario comunale Carmine Pastore Mancinelli (1889-1979), avvocato socialista, destinato a una lunga persecuzione durante il Ventennio.

Il 18 settembre la giunta comunale di Budrio è costretta alle dimissioni. Il sindaco socialista lascerà il paese nell'agosto del 1922, rifugiandosi dapprima a Bologna e in seguito in Francia.

Per i disordini di Mezzolara e di Budrio nessun fascista sarà denunciato o arrestato. Nel 1923 la Corte d'Assise di Bologna condannerà a pene pesanti - dai 2 ai 9 anni di carcere - una dozzina di comunisti e socialisti. Molti altri verranno assolti dopo mesi di detenzione preventiva.

Saranno tutti ritenuti responsabili di “partecipazione a corpo armato”, pur essendosi radunati spontaneamente.

Le violenze a Budrio continueranno anche in seguito. Nel dicembre 1992 i fascisti aggrediranno l'avv. Mario Bergamo e nel gennaio 1923 l'avv. Mancinelli sarà picchiato a sangue e abbandonato in un fosso.

A causa del clima di intimidazione e violenza, l'attività amministrativa diventerà molto difficile e finirà per essere paralizzata.

Approfondimenti
  • Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese, 1919-1945, vol. 1., Nazario Sauro Onofri, Bologna dall'antifascismo alla Resistenza, Bologna, Comune-ISREBO, 2005, pp. 180-181, 354, 357
  • Luce Fabbri, Luigi Fabbri. Storia d'un uomo libero, introduzione di Pier Carlo Masini, Pisa, BFS, 1996
  • Mimmo Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista 1919-1922, Milano, Mondadori, 2003, p. 351