A Bologna non c'è rischio di insurrezione
Nell’ipotesi di un moto insurrezionale in Romagna, promosso dai repubblicani di Forlì, Faenza, Lugo e Ravenna, il Prefetto di Bologna avvia un’indagine per stabilire se esso possa estendersi al capoluogo emiliano.
Il 21 agosto il Questore scrive che il partito repubblicano non ha a Bologna “organizzazione di sorta né adepti che pensino neppure alla possibilità e opportunità di un’azione violenta o anche solo extra-legale”.
Molto lontana è anche l’ipotesi di un tentativo simile a quello anarchico del 1876, quando furono presi di mira i magazzini militari per procurarsi armi.
Dopo la morte di Aurelio Saffi (aprile 1890), i repubblicani bolognesi non hanno più svolto alcuna attività e il partito ha perso ancora importanza.
Nei mesi precedenti sono andati a vuoto i tentativi di Felice Albani (1852-1927), uno dei massimi rappresentanti del repubblicanesimo in Italia, per avvicinare i mazziniani ai socialisti, anche attraverso alcune riunioni e conferenze tenute a Bologna.
Una parte dei repubblicani intransigenti hanno invece già accettato le teorie più avanzate dei socialisti, rinunciando agli ideali mazziniani cari ad Aurelio Saffi.
- Clero e partiti a Bologna dopo l'Unità, Bologna, Sezione arti grafiche Istituto Aldini-Valeriani, 1968, pp. 162-163