Scrittori e scrittrici

Ex seminario - Cinema Imperiale

via Indipendenza, 6

Carlo Doglio, stando sul palcoscenico, con una pertica di bambù ci spiegò le inquadrature: “questo è un primo piano, e questo non è solo un campo di cotone, è anche un campo lungo; questa è una panoramica”, mentre nelle orecchie entrava il canto di suggestivi “spirituals”. Insomma Doglio ci voleva ficcare in capo i rudimenti del nuovo linguaggio.

(R. Renzi)

Il grande edificio situato nella prima parte di via Indipendenza, di fronte alla cattedrale di San Pietro, ospitò il seminario voluto dal cardinale bolognese Prospero Lambertini, in seguito papa Benedetto XIV. La costruzione fu avviata nel 1732 nell'area delle antiche case Ariosti. I lavori, affidati all'architetto Alfonso Torregiani, durarono a lungo. Solo nel 1751 i primi seminaristi poterono trasferirsi nel nuovo istituto. Nel 1772 il cardinale Vincenzo Malvezzi fece costruire il portico, per opera dell'architetto Francesco Tadolini.

L'edificio del seminario arcivescovile fu venduto dalla Curia nel giugno del 1910 a un nobile padovano, il barone ing. Gastone Treves de Bonfili e trasformato, assieme a una parte dell'antico palazzo Fava, in hotel di lusso, su progetto dell'ingegner Cleto Gasperini. Il Grand Hotel Baglioni aprì il 19 ottobre 1912 e divenne ben presto uno dei più prestigiosi della città.

Alla vigilia di Natale del 1909, in una parte dell'ex seminario, fu inaugurato il cinema Centrale. Dopo la cessione dell'edificio al barone Treves, nel 1915 furono eseguiti importanti lavori strutturali, a cura dell'ing. Gasperini. Negli anni Venti il locale ebbe una destinazione mista, come dancing e cinematografo. La sistemazione definitiva del Centrale, in seguito Imperiale, fu opera dell'ing. Attilio Muggia, con l'apertura di un foro circolare nel solaio del secondo piano, al quale fu adattata una cupola apribile.

Un grande amore per il cinema

Più avanti, quando fui a Bologna, mi iscrissi a un cineclub e vidi alcuni classici: tutto René Clair, i primi Renoir, qualche Chaplin e così via. Fu allora che nacque il mio grande amore per il cinema.
(P.P. Pasolini)

Al cinema Imperiale si svolsero, negli anni Trenta, le matinée del Cineguf bolognese, la sezione dei Gruppi Universitari Fascisti riservata al cinema, allora nelle mani di Carlo Doglio, vincitore più volte dei Littoriali nazionali, di Mirco Doletti e di Pino Mazzanti. Renzo Renzi fu uno dei più assidui frequentatori di quelle mattinate. Divenne poi a sua volta direttore del Cineguf, assieme a Ferruccio Terzi, che poi divenne partigiano e morì durante la Resistenza.

All'Imperiale, così come nelle altre sale utilizzate, anche alla sera, dal Cineguf, il Royal, il Savoia - dove per entrare gratis bisognava fare il saluto romano - andava anche Pier Paolo Pasolini. Per lui, come per altri, iniziò qui la grande passione per il cinema. E iniziò con Roberto Longhi.

Lo scrittore ha confessato come fu questo grande storico e critico d'arte, durante le sue lezioni universitarie, a produrre in lui la "folgorazione figurativa". E Longhi, come Galvano Della Volpe, insegnante-filosofo al liceo "Galvani", era anche un grande appassionato di cinema. Tra gli studenti era famoso per aver fatto un viaggio speciale a Parigi per vedere La grande illusione di Renoir e Il grande dittatore di Chaplin, entrambi proibiti in Italia.

Nel dopoguerra Renzi gli chiese di presiedere il Circolo del cinema ed egli accettò volentieri, lasciando poi il posto a Francesco Arcangeli, dopo la partenza per Firenze. Nell'aula di Palazzo Poggi e nella platea dell'Imperiale, Pasolini decise in cuor suo che Longhi era uno dei pochi veri grandi uomini che avrebbe potuto sperare di incontrare.

Approfondimenti
  • Renzo Renzi, Quasi un compagno di scuola, in: Pasolini e Bologna, a cura di Davide Ferrari e Gianni Scalia, Bologna, Pendragon, 1998, pp. 135-150
  • Via Indipendenza. Sviluppo urbano e trasformazioni edilizie dall'Unità d'Italia alla Seconda guerra mondiale, a cura di Maria Beatrice Bettazzi, Elda Brini, Paola Furlan, Matteo Sintini, Bologna, Paolo Emilio Persiani, 2017, p. 75