Sorge la basilica di San Vittore sopra un colle detto Monte Giardino, al sud est di Bologna, fuori di Porta Castiglione ... Il tempio ed il cenobio per riverenza di antichità e di monumento, per autorità di uomini ivi cresciuti, per privilegi di pontefici e imperatori, fu dé più insigni d'Italia, e il più insigne, come il più antico, della città nostra.
(G. Carducci)
Di un cenobio dedicato a San Vittore sulle colline bolognesi si ha memoria almeno dal 1073. Nel 1178 esso fu solennemente consacrato dal vescovo Giovanni IV e da allora fu un importante luogo di cultura e spiritualità, gestito dai Canonici Lateranensi.
Tra i personaggi illustri che, nei secoli passati, visitarono il convento, si annoverano il cardinale Egidio Albornoz e il futuro papa Benedetto XV. In tempi più recenti esso ha ospitato don Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, che nel 1920 vi tenne un corso di esercizi spirituali per laici.
Nel 1797, durante il periodo napoleonico, San Vittore fu espropriato e finì nelle mani di vari speculatori: da Antonio Aldini fu venduto per 980 lire a Pietro De Lucca, quindi passò a Giuseppe Civolani, che lo donò all'Ospedale di Cento. Nel 1833 fu acquistato dai Padri Filippini, che lo destinarono a sede di esercizi spirituali.
Nel 1860 il complesso fu confiscato dal Genio Militare, trovandosi nell'area del campo trincerato di Bologna, voluto dal generale Manfredo Fanti. Nel 1868 iniziarono i lavori di adattamento per usi militari: Il chiostro, opportunamente tamponato, e la chiesa furono trasformati in magazzini; il convento divenne caserma di artiglieria.
La Regia Deputazione di Storia patria per le province di Romagna, presieduta dal 1887 da Giosue Carducci, riconobbe l'alto valore storico di San Vittore e lo affidò al Ministero della Pubblica Istruzione, che nel 1892 lo concesse alla Curia. ll restauro venne affidato a Raffaele Faccioli, direttore dell'Ufficio Regionale per la conservazione dei monumenti.
La chiesa venne riaperta al culto e il convento di nuovo affidato ai Padri Filippini. Nel 1914 il Comitato per la Bologna Storico Artistica, a cura di Guido Zucchini, promosse un'altra, radicale operazione di restauro, che ripristinò in parte la chiesa romanica e il bel chiostro del XV secolo. L'ultimo restauro, che ha riportato il cenobio all'antica bellezza, è avvenuto nel 1998 con i fondi del Giubileo del 2000.
In una villa vicina al cenobio San Vittore, di proprietà di Dante Coltelli, costruita negli anni 1860-70 su un piano del campo trincerato del generale Fanti, Giosue Carducci trascorse serenamente la sua ultima estate, quella del 1906. Fotografie lo ritraggono in giardino intento a leggere, con la barba bianca spiegata dal vento.
- Umberto Beseghi, Introduzione alle chiese di Bologna, 2. ed., Bologna, Tamari, 1955, pp. 331-338
- Carducci e Bologna, a cura di Gina Fasoli, Mario Saccenti, Bologna, Cassa di risparmio in Bologna, 1985, p. 180
- Le strade di Bologna. Una guida alfabetica alla storia, ai segreti, all'arte, al folclore (ecc.), a cura di Fabio e Filippo Raffaelli e Athos Vianelli, Roma, Newton periodici, 1988-1989, vol. 4., p. 1051
- Ettore Vacchi, Il cenobio di S. Vittore, in: "Strenna storica bolognese", 1958, pp. 275-287
- Marco Veglia, La vita vera. Carducci a Bologna, Bologna, Bononia University press, 2007, p. 139