Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1822Il monumento Fornasari e l’opera di Vincenzo VanniniL'architetto Vincenzo Vannini (1791-1873) realizza in Certosa un monumento commissionato da Giovanni Fornasari in memoria del figlio Giacomo, morto prematuramente.E' un semplice cippo con cimasa, il fondo decorato da un ricco panneggio. Ai lati della stele sono collocate due figure piangenti, opera di Giovanni Putti (1771-1847), in uno stile che richiama in parte quello di Giacomo De Maria (1787-1838) nella tomba Caprara.Architetto e ingegnere di origine bolognese, Vannini è autore, nella prima fase della sua carriera, di molti monumenti sepolcrali in Certosa, coadiuvato dai migliori artisti dell'epoca.In seguito sarà protagonista di interventi di rifacimento e di restauro in varie chiese bolognesi: nella chiesa di S. Ruffillo (1817-19), in S. Paolo in Monte all'Osservanza (1828), in San Domenico e nella chiesa di S. Maria Maddalena in San Donato (1835).Nel 1838 curerà, assieme ad Antonio Basoli, il completo rinnovamento degli interni della chiesa di S. Gregorio e Siro, disegnando perfino le inferriate delle cappelle laterali. La sua carriera si chiuderà nel 1843 con lavori nella chiesa di S. Lucia in via Castiglione.dettagli
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1822I tipografi Masi e il "Bertoldo" in ottava rimaI giovani tipografi Riccardo e Spiridione Masi pubblicano una edizione in tre volumi in dodicesimo del Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno di Giulio Cesare Croce e Adriano Banchieri "in ottava rima con argomenti, allegorie, e note". Riccardo ha ricevuto intorno al 1813 la tipografia dalle mani del padre Tommaso, che l'aveva trasferita a Bologna da Livorno nel 1800. Si caratterizzava per belle e accurate edizioni. Nel 1828 la proprietà sarà divisa tra i due fratelli: a Riccardo resterà la stamperia nell'ex convento dei Celestini, a Spiridone la libreria sotto il portico del Pavaglione, poi rivenduta nel 1849 al socio Giuseppe Morelli. Tra le pubblicazioni della tipografia Masi vi sono gli scritti di argomento agrario di Filippo Re, le Iscriptiones latinae et graecae in onore di Napoleone, un Dizionario della lingua italiana (1819-1826) “in sette grossi volumi” (Sorbelli) e la Guida di Bologna di Girolamo Bianconi. Nel 1831 verrà stampato l'audace “Nuovo Catechismo”.dettagli
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1822Venduto il teatro del collegio di San Francesco SaverioLo stabile in via Cartolerie Vecchie, che un tempo ospitava il teatrino annesso al Collegio dei Nobili di San Francesco Saverio, fondato nel 1634 dai Gesuiti e gestito dal 1773 dai Padri Barnabiti, viene venduto ad Antonio Brunetti. Per qualche anno, dopo la sua soppressione nel 1797, l'edificio del collegio fu utilizzato come caserma e poi affittato a diversi inquilini. Dal 1802 al 1808 nel teatro annesso, “di Ragione Nazionale”, recitarono compagnie di dilettanti. In seguito la sala fu ridotta a granaio e gli arredi venduti a Cesare Taruffi per il suo teatro in San Giorgio. Dal 1822, per alcuni decenni, lo "scassato locale" ospiterà spettacoli di burattini, commedie “all'improvviso” e recite di guitti e dilettanti molto apprezzate. Un pubblico popolare vi accorrerà numeroso, portando con sè il mangiare e il bere: panini col cotechino, ciambelle e bottiglie di "vino maccherone". Nel 1830 Brunetti avvierà una profonda ristrutturazione, ampliando notevolmente lo spazio teatrale. Esso sarà corredato di tre ordini di balconate, verrà dipinto e decorato alla moda e avrà una buona dotazione scenica. Nel 1832 il proprietario chiederà di renderlo "venale", cioè di poter imporre il pagamento di un biglietto, ottenendo però risposta negativa. Nel medesimo locale il 18 febbraio 1865 inaugurerà il nuovo teatro fatto erigere da Emilio Brunetti, con l'aiuto di Gaetano Lodi e del “meccanico” Luigi Evangelisti.dettagli
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22 gennaio 1822"L'Italiana in Algeri" al Teatro ComunaleAl Teatro Comunale va in scena L'Italiana in Algeri, dramma giocoso in due atti composto in sole quattro settimane da Gioachino Rossini su libretto di Angelo Anelli, rappresentato per la prima volta a Venezia nel 1813 (a Bologna ha debuttato nell‘autunno 1814). L'opera incontra una "generale approvazione". In evidenza è la prima donna Geltrude Righetti Giorgi (1793-1862), che canta in contralto "in un modo veramente sorprendente", conquistando il cuore di tutti. Un giudizio favorevole ottiene anche Vincenzo Botticelli, basso dalla voce "sonora e modulata", che interpreta la parte del Bey "con una forza veramente proporzionata al carattere fiero del Personaggio". E' ritenuto lavoro degno dell'immortale Viganò il balletto eseguito dopo l'opera, composto da Salvatore Scarpa e danzato da Anna Colombieri e Girolamo Albini. Da tempo "malandata in salute", la Righetti Giorgi era ormai da due anni lontana dalle scene, "ridotta a una snervante inazione". Con il ritorno nell'Italiana (e poco dopo nel Ser Marcantonio di Pavesi) i bolognesi le rinnovano "le antiche dimostrazioni di simpatia e di ammirazione". Di lei si dice "La fé natura e poi ruppe la stampa". Per altri invece la recita del Comunale è "uno degli ultimi vividi bagliori di una fiamma ormai destinata a estinguersi".dettagli
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15 marzo 1822Gioachino Rossini sposa Isabella ColbranIl 15 marzo Gioachino Rossini sposa Isabella Colbran (1785-1845), soprannominata “il rosignolo nero”, celebre soprano e primadonna del teatro San Carlo di Napoli, figlia di un apprezzato musicista spagnolo. I due si sono conosciuti a Bologna nel 1807, in occasione del primo passaggio in città della cantante spagnola, accolta l'anno prima all'Accademia Filarmonica. Nel 1815 si sono ritrovati a Napoli: qui a una collaborazione solo professionale si è aggiunta dopo qualche tempo anche un'intesa sentimentale. Le nozze si svolgono in tutta segretezza a Castenaso, nel Santuario della Madonna del Pilar (sec. XVII). I coniugi posseggono, a poca distanza dalla chiesa, una grande villa, descritta da Gaetano Rossi, il librettista del Tancredi, come "deliziosa, per vero: Né più ameni contorni", con bei giardini, boschetti, un laghetto. La tenuta e l'elegante palazzo, con due logge ai lati, un tempo dimora estiva degli alunni e del rettore del Collegio di Spagna, furono acquistati all'incanto nel 1812 dal padre di Isabella. I Rossini, però, non vi risiederanno stabilmente: i molteplici impegni professionali li porteranno, infatti, in giro per vari paesi europei. Il compositore è, in questo periodo, direttore dell'Opera italiana e consulente musicale a Parigi. Dopo il ritiro dalle scene, la moglie trasformerà la villa di Castenaso in giardino di delizie, con molte spese superflue, provocando le continue lamentele del suocero “Vivazza”: "Voi conoscete abbastanza più di me il naturale della vostra signora: essa è tutta grandezza nel suo pensare e io sono piccolissimo nel mio. Ad essa piace scialacquare e far godere li suoi adulatori e a me piace godere la mia tranquillità". Tornato a Bologna nel 1830, Rossini, pur minato da problemi di salute, sarà l'idolo della bella società e protagonista della locale vita mondana. Nel 1837 si separerà dalla moglie consensualmente e nel 1846, dopo la morte di Isabella, sposerà in seconde nozze Olympe Pélissier (1799-1878).dettagli
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31 marzo 1822Siccità continuaNon piove dall'11 gennaio al 31 marzo. E' il più lungo periodo di siccità nel Bolognese per tutta la prima metà del secolo.dettagli
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19 aprile 1822Cambiano i confini della DiocesiIl 19 aprile il cardinale Arcivescovo Oppizzoni notifica il Breve di Pio VII Sacrorum Canonum Sanctione, dell'11 dicembre 1821. In seguito alla richiesta del Duca di Modena Francesco IV, volta alla rettificazione dei confini dello Stato Estense, è deciso il distacco di diciassette fra parrocchie e frazioni dalla Diocesi di Modena e la loro annessione alla Diocesi di Bologna. Tra i comuni interessati vi sono Castel d'Aiano, Nonantola, Crevalcore, Cento.dettagli
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19 aprile 1822Il Pantheon della CertosaL'Assunteria del Cimitero invia un rapporto alla Magistratura comunale per il reperimento di un luogo “distinto”, all'interno del camposanto, in cui collocare coloro che sono stati dichiarati “Illustri e Benemeriti della Patria”. Esso viene individuato in quella parte dell'ex convento di San Girolamo dov'era la cancelleria. Nel 1827 la sala del Pantheon è sistemata su progetto dell'architetto Giuseppe Tubertini (1759-1831), con il soffitto dipinto "a guisa di sfondato" da Filippo Pedrini (1763-1856), ultimo superstite degli Accademici Clementini. Vi è raffigurata la Religione trionfante e Felsina che presenta le scienze e le arti liberali. Nel sotterraneo sono ospitati 40 tumuli con lapidi prive di decorazioni. Alle pareti, sopra mensole, sono appoggiati i busti di marmo a grandezza naturale dei bolognesi emeriti, opera di artisti locali. Un primo progetto di Pantheon era stato elaborato a partire dal 1811 da un'idea di Giuseppe Gambari, con la funzione di onorare con busti e cenotafi i personaggi illustri, ma anche di raccogliere “in buona simetria” lapidi e monumenti provenienti dalle chiese soppresse. Il progetto architettonico affidato all'arch. Giuseppe Nadi - poi non attuato per motivi finanziari - prevedeva un edificio a cupola a impianto centrale, innestato con un breve raccordo a una galleria porticata.dettagli
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6 maggio 1822Crevalcore nella Diocesi di BolognaIl cambio della giurisdizione ecclesiastica, dalla Diocesi di Modena a quella di Bologna, è un evento memorabile per la popolazione di Crevalcore, patria del medico anatomista Marcello Malpighi (1628-1694) e un tempo appannaggio dell'abbazia di Nonantola. Il 6 maggio il possesso delle parrocchie è preso dall'arcivescovo di Bologna Carlo Oppizzoni, sulla base del Breve di Pio VII dell'11 dicembre 1821. Il cardinale è accolto al confine del comune "da un pomposo corteggio" preparato per riceverlo, "salutato da festosi suoni di banda militare e riverito da una numerosa folla di popolo". Nei pressi del Castello è accolto da "iterati colpi di spingarde" e dal suono delle campane. Nella chiesa, dopo la celebrazione liturgica, dedica al popolo "parole di tenerezza e d'amore". L'accoglienza prosegue fuori dal tempio, nel paese ornato di tappeti e piante di cedro. Alla sera la festa si conclude con "una elegantissima luminaria e due grandi macchine di fuochi artificiali" (Atti).dettagli
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7 maggio 1822Un anno d'oro per Rossini al Teatro ComunaleIl 7 maggio al Teatro Comunale va in scena Mosè in Egitto, azione tragico-sacra di Gioachino Rossini, accompagnata dal ballo Orfeo di Giacomo Serafini. I cantanti principali sono il soprano Francesca Maffei Festa (1778-1835), i tenori Berardo Winter e Nicola Tosi, il basso bolognese Agostino Coppi nel ruolo del Faraone. I pareri sono discordanti, ma nel complesso l'esito dello spettacolo può ritenersi mediocre. L'opera è stata rappresentata per la prima volta al Teatro San Carlo di Napoli nel 1818, con il soprano Isabella Colbran, futura moglie di Rossini, nel ruolo di Elcia. Nel 1822 è comunque un anno d'oro per Rossini al Teatro Comunale. Vengono rappresentate diverse altre sue opere: a carnevale La gazza ladra, L'italiana in Algeri e L'inganno felice; in autunno Adelaide di Borgogna e La donna del lago.dettagli
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26 giugno 1822Epidemia di vaioloUna epidemia di vaiolo arabo, causata probabilmente da militari austriaci di ritorno da Napoli, si diffonde ampiamente, anche se in forma piuttosto lieve. Nella provincia di Bologna, dove rimane per quattro mesi, mietendo parecchie vittime, si è trascurata ogni opera di prevenzione. Nello Stato della Chiesa il Papa ha proibito l'innesto del vaiolo. La malattia colpisce tutte le fasce della popolazione. Un tardivo editto della Sacra Consulta di Sanità, che il 26 giugno reintroduce la vaccinazione nelle parrocchie secondo il metodo Jenner, non ottiene effetto per “mancanza di materia vaccina”. Il vaiolo rimarrà endemico anche negli anni seguenti: nel 1823 causerà 27 morti e 34 nel 1827.dettagli
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25 luglio 1822Luciano Bonaparte a Villa MontiLuciano Bonaparte (1775-1840), fratello di Napoleone, insignito nel 1814 da papa Pio VII del titolo di principe di Canino, si trasferisce a Bologna, dove la sua figliastra ha sposato il marchese Alfonso Hercolani. Va ad abitare con la sua numerosa famiglia nella villa Monti alla Croce del Biacco, costruita nel XVIII secolo e dotata di magnifico parco. La proprietà è acquistata dal conte Cesare Bianchetti il 25 luglio. Nella villa il principe Bonaparte allestirà un piccolo teatro e allieterà i suoi ospiti con commedie in francese da lui stesso composte. Oltre che alle lettere, continuerà a dedicarsi agli studi di astronomia e archeologia. Sarà sorvegliato dalla polizia austriaca come appartenente a sette segrete. Nel gennaio 1823 a Bologna nascerà la sua decima figlia, Costanza Maria (1823-1876), che in seguito sarà monaca del Sacro Cuore. La villa sarà venduta nel 1835 alla famiglia Malvezzi, dopo il suo ritorno a Roma. Venne saccheggiata dalle truppe austriache in ritirata nel 1859. Nel Novecento, notevolmente trasformata, diventerà Villa Salus, una struttura ospedaliera privata a sei piani, di proprietà del prof. Oscar Scaglietti.dettagli
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29 luglio 1822Il Discolato o Casa Provinciale di CorrezioneCon un editto del cardinale Legato Giuseppe Spina del 29 luglio, presso l'ospedale dell'Abbadia in via San Felice viene fondata la Casa Provinciale di Correzione. E' un reclusorio “pei discoli”, che si propone di combattere “l’Ozio sorgente d’ogni vizio”, allontanando dalla società i “traviati” e sottoponendoli a un “regolato tenor di vita” attraverso il lavoro e gli insegnamenti della morale cristiana. La Casa è inaugurata l'8 settembre successivo e comincia ad accogliere persone “meritevoli di censura e coercizione”. Si tratta di prigionieri per motivi politici, di minori sfaccendati, prostitute, “corruttori del costume”, che vengono arrestati dalla polizia, sottoposti al pronunciamento di una commissione giudicante e quindi reclusi. L'8 settembre 1823 nel reclusorio è installata una sala di lavoro volontario, per tenere impegnati i ragazzi nella tessitura e in particolare nella filatura della canapa. Assieme al Discolato, l'Abbadia ospita anche la Casa Provinciale di Lavoro e la Casa di Pubblica Beneficenza. I reclusi politici e i “lavoratori volontari” sono pagati con vitto e alloggio e una ventina di baiocchi alla settimana. Nel 1849 il Discolato sarà trasformato in ospedale carcerario, mentre la Casa di Lavoro continuerà a impiegare all'esterno poveri disoccupati. Nel 1855 saranno formati due Reclusori, uno per ragazzi inferiori ai 16 anni e l'altro per ragazze e donne adulte. Alla cura delle ragazze si dedicheranno "dodici distinte signore" della città, che nel 1857 saranno sostituite da Suore della Provvidenza chiamate dal Belgio. Dal 1866 l'Abbadia sarà di nuovo ospedale militare e tale rimarrà fino alla fine del '900.dettagli
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settembre 1822Antonio Canova festeggiato in casa MartinettiAntonio Canova (1757-1822) è in visita a Bologna nel mese di settembre. Gaetano Giordani e Francesco Tognetti, direttore e segretario, lo accompagnano nella visita all'Accademia. Al cimitero della Certosa si congratula con lo scultore Giacomo De Maria, autore del monumento a Carlo Caprara. Per festeggiare l'illustre ospite Cornelia Martinetti organizza tre eventi mondani nel suo “grazioso giardino”. Nelle prime due occasioni si tengono fiaccolate e balli. La terza “adunanza”, particolarmente dedicata allo scultore veneto, vede l'esposizione in apposite sale di due sue opere: l'Ebe e la Danzatrice. Gli ospiti accorsi sono serviti "con molta gentilezza", ma Canova appare “assai malandato di salute” e tutti sono rattristati nell'assistere alle sue “visibili sofferenze”. Poche settimane dopo la sua partenza giungerà la notizia della morte, avvenuta a Venezia il 13 ottobre successivo.dettagli
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7 settembre 1822Il Teatro del Corso riapre con il "Barone di Dolsheim" di PaciniDopo un accurato restauro il Teatro del Corso riapre al pubblico la sera del 7 settembre. “Elegantemente ed eruditamente ridipinto” da Filippo Pedrini e Floriano Puglioli, lo stabilimento di Giuseppe Badini appare ora "degnissimo per la splendida vaghezza degli ornamenti". In programma è il Barone di Dolsheim, opera in due atti di Giovanni Pacini (1796-1867), su libretto di Felice Romani. La reazione del pubblico all’esibizione è piuttosto fredda. Molti ascoltano "con più di pazienza che di piacere". I cantanti sono mediocri, tranne la prima donna Marietta Cantarelli che riscuote meritati applausi.dettagli
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8 ottobre 1822Grande spettacolo di giochi fisici e meccanici al Teatro ContavalliLa sera dell'8 ottobre si tiene al Teatro Contavalli uno spettacolo di giochi fisici e meccanici del milanese Felice Brazzetti, professore macchinista e giocatore, che promette “cose non eseguibili da umano sapere”. Alcuni titoli degli "esperimenti": La Trasmigrazione di Ovidio, Il Banchiere di Lisbona, Il Campo di Flora, Il Bacile di Venere, Il Vero Corriere invisibile, ovvero la Trasmigrazione dei Licori. Il “rinomato macchinista“ Brazzetti sarà di nuovo a Bologna al Teatro del Corso nell’agosto del 1827 assieme al socio Giovanni Castellani, dopo un “plausibile successo“ in Egitto durante il Carnevale.dettagli
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10 ottobre 1822David Ricardo descrive la povertà di BolognaL'economista inglese David Ricardo (1772-1823), in una lettera datata 10 ottobre, descrive a James Mill (1773-1836) il suo viaggio in Italia. Afferma di aver trovato ovunque gente occupata e dotata di mezzi di sussistenza in buona quantità. Non ha visto mendicanti, finché non è arrivato a Bologna, dove “addirittura pullulano”, per effetto della crisi industriale della città. Il fenomeno è talmente eclatante, da essere illustrato persino in vedute pittoresche, come quelle di Antonio Basoli (1774-1843). Secondo quanto pubblicato sul "Diario ecclesiastico" qualche anno prima, in città su 64.985 abitanti, 28.643 sono poveri e 19.135 riescono appena a vivere col loro guadagno. Ancora nel 1828 i poveri saranno circà la metà della popolazione bolognese.dettagli