Quante care, belle figure, che ormai credevo cancellate dal mio ricordo, mi sono riapparse d'improvviso agli occhi della mente, e mi è sembrato di vederle, là, in quelle stanze ora vuote, che conservavano ancora un segno di signorile distinzione negli ornamenti delle volte e delle pareti destinate a scomparire sotto i colpi di piccone.
(R. Giacomelli)
Il Caffè delle Scienze, con annessa fiaschetteria, prometteva
cucina pronta a tutte le ore. Colazione e pranzi a prezzi fissi e alla carta. Vini Toscani da pasto e di lusso. Caffè vero Moka. Liquori genuini, gelati, punch e vino brulè ... birra dei fratelli Reininghaus di Graz.
Era il locale più raffinato ed elegante di Bologna, ritrovo abituale di una scelta clientela: artisti, scienziati, professionisti, gentiluomini appartenenti alle casate più illustri. "Raccoglieva insieme alla cosidetta jeunesse dorée il meglio dell'arte e della letteratura regionale".
Era considerato "focolare, convegno della maggioranza, da cui partono i raggi della ciarla cittadina, era il primo elemento di quella bolla di sapone iridescenteche chiamano l'opinione pubblica". Alla sera, dopo il teatro, ci andavano volentieri anche le signore a prendere il gelato, "sfoggiando audaci cappelli".
Secondo Alfredo Testoni, tutti i personaggi insigni che transitavano in città alla fine dell'Ottocento erano condotti qui: "passando sotto il portico di Palazzo Frati, attraverso le ampie vetrate, si vedevano, adunati in gruppi, gli uomini, i tipi più noti".
Alle Scienze capitava spesso il prof. Emiliani, famoso violinista, che alla sera giocava a bigliardo con Gaetano Brizzi, un ometto tranquillo profetizzato dal maestro Donizetti come il suonatore della tromba del Giudizio Universale. Il prof. Antonio Muzzi dell'Accademia di Belle Arti raccontava le sue gesta rocambolesche: ricordava per esempio l'addobbo preparato assieme a Francesco Cocchi in San Petronio per la morte di Cavour, con la cassa sospesa per aria come quella di Maometto.
Tra gli assidui compagni del prof. Cesare Albicini c'erano Giuseppe Ceneri e Pietro Loreta, il primo calmo e sarcastico, il secondo, ex capitano garibaldino, pieno di impeto e di fuoco. Noto medico, tutti ricordavano lo straordinario aiuto da lui dato agli ammalati di colera durante la tremenda epidemia del 1855.
Nel caffè si svolgevano discussioni letterarie seguite dalla migliore gioventù. La sala interna, frequentata dagli artisti e dai poeti, era chiamata "l'enfer", come la sezione dei libri proibiti della Bibliotheque Nationale di Parigi.
Alle Scienze si riunivano "rumorosamente" i Celestini, "confraternita di capi scarichi senza statuti e senza pensieri" composta da studenti di legge, alcuni dei quali poi divenuti celebri, come il prof. Enrico Ferri e il ministro Rava.
Di notte Luigi Illica, in compagnia di Luigi Lodi e Giuseppe Barbanti Brodano vi scriveva gli articoli del battagliero "Don Chisciotte" e Olindo Guerrini scarabocchiava sui tavolini di marmo sonetti licenziosi, che un vecchio cameriere pazientemente cancellava con un panno umido. Il poeta era spesso accompagnato da Giuseppe Bacchi della Lega, collega alla Biblioteca Universitaria, e dal Rettore Francesco Magni.
A mezzanotte circa, quando ormai se ne avvertiva la mancanza, all'improvviso entrava Enrico Panzacchi. Tenendo la porta aperta per far passare qualcuno al suo fianco, si attirava salve di improperi dagli avventori freddolosi:
Alto, robusto, con le spalle spinte all'indietro, con la bella faccia gioviale accuratamente rasa, la grande fronte serena sull'occhio attento, e la bocca ridente sotto i lisci baffi appena screziati di argento, chiuso nell'ampia pelliccia col bavero rialzato, abbottonata tutta meno il terzo bottone troppo stretto, egli pareva ed era veramente l'incarnazione del Petroniano distratto, raffinato e gaudente. (V. Brocchi)
Gli amici gli si facevano incontro: Corrado Ricci gli stringeva le mani gelate; Olindo Guerrini lo abbracciava e lo faceva sedere accanto a sè sul divano rosso, "dietro il tavolinetto di marmo già coperto di versi, di rebus, di macchiette". All'oste chiedeva un ponce doppio "per l'uomo più spiritoso del mondo".
Sulle pareti bianche arabescate d'oro del locale spiccava a volte la lunga barba bruna di Alfredo Oriani, che giungeva alle Scienze (o al San Pietro) dal suo ritiro di Casola Valsenio. Attorniato da giovani amici, che chiamava "gli scolari del caffè" - Goffredo Bellonci, Lorenzo Ruggi, Luigi Federzoni e altri - muoveva critiche spietate al mondo borghese, "con una conversazione eloquente, serrata".
Una celebre caricatura di Augusto Majani Nasica, cronista visivo della Belle Epoque bolognese, raffigura l'interno del Caffè: tra gli avventori si riconoscono Testoni, Oriani, Corrado Ricci, Alfonso Rubbiani, Bacchi della Lega e Olindo Guerrini.
Il Caffè delle Scienze cessò la sua esistenza nel 1914. La chiusura venne annunciata sul "Resto del Carlino":
Quest'anno l'8 maggio segna la fine di uno storico caffè: il Caffè delle Scienze. Sebbene il locale vivesse ormai di tradizione, di ricordi panzacchiani e rubbianeschi, di cose morte, e fosse frequentato da pochi amanti della solitudine, oltreché dai soci del Circolo Scacchistico, pure la notizia che quest'altro centro e vivaio d'intelligenza si chiude per riaprirsi sotto l'insegna di una modisteria, spiacerà ai veneratori delle vecchie cose petroniane.
Maria Letizia Bramante Tinarelli, I caffè, in: F.I.L.D.I.S., Cenacoli a Bologna, Bologna, L. Parma, 1988, pp. 134-135
Virgilio Brocchi, Una delle tante, in: "Strenna della Fameja bulgneisa", 1956, pp. 29-30
Oreste Cenacchi (Chiunque), Vecchia Bologna. Echi e memorie, con prefazione di Giulio De Frenzi, Bologna, Zanichelli, 1926, p. 10
Alessandro Cervellati, Bologna grassa, Bologna, Tamari, 1963, pp. 135-136
L'Emilia Romagna com'era. Alberghi, caffè, locande, osterie, ristoranti, trattorie. Sulle tracce di un passato recente alla riscoperta dei segni mutati o cambiati di una secolare tradizione d'ospitalità, a cura di Alessandro Molinari Pradelli, Roma, Newton Compton, 1987, p. 46
Marco Poli, La Bologna dei caffè, Bologna, Costa, 2005, p. 12
Filippo Raffaelli, I segreti di Bologna, Bologna, Poligrafici, 1992, p. 59
Giuseppe Carlo Rossi, I caffè bolognesi centri di cospirazione, in: Il 1859-'60 a Bologna, Bologna, Calderini, 1961, p. 119
Le strade di Bologna. Una guida alfabetica alla storia, ai segreti, all'arte, al folclore (ecc.), a cura di Fabio e Filippo Raffaelli e Athos Vianelli, Roma, Newton periodici, 1988-1989, vol. 2., p. 280, 283
Alfredo Testoni, Bologna che scompare, 2. ed., Bologna, Cappelli, 1972, pp. 121-130
Alfredo Testoni, Quei mitici ritrovi della Belle Epoque, in: I caffè storici in Emilia-Romagna e Montefeltro, a cura di Giancarlo Roversi, Casalecchio di Reno, Grafis, 1994, pp. 95-108
Marco Veglia, La vita vera. Carducci a Bologna, Bologna, Bononia University press, 2007, pp. 162-163
Athos Vianelli, Bologna in controluce. Storie e curiosità fra un secolo e l'altro, Bologna, Inchiostri, 2001, pp. 41-42