Più il professore intaccava, e più noi ridevamo. Fu dapprima un lieve sussurro: poi crebbe, si innalzò, rumoreggiò in uno strepito scomposto e sgarbato. Carducci si levò, raccolse le cartelle dé suoi appunti: con un energico pugno rialzò il malaugurato gibus, se lo piantò in capo e mormorando rotte invettive uscì impetuosamente dall'aula.
(A. Dallolio)
Il Comune di Bologna stabilì che, a partire dall'anno scolastico 1860-1861, le scuole di S. Lucia in via Castiglione, funzionassero come ginnasio comunale. Nel 1867, dopo l'allontanamento dei padri Barnabiti, che le reggevano, esso assunse la denominazione di Ginnasio municipale "Guido Guinizelli".
Il R. Liceo di Bologna fu fondato nel 1860 dal governatore provvisorio dei Ducati e della Romagna Luigi Carlo Farini. All'inizio aveva solo due classi, ospitate nei locali dell'ex Ospedale della Morte, in via dell'Archiginnasio. Dal 1882 si trasferì in Santa Lucia, accanto al ginnasio, a completare il ciclo di studi classici superiori.
Sulla base di un Regio Decreto, che imponeva ai licei italiani l'adozione di un nome, nel 1865 fu intitolato a Luigi Galvani, illustre fisiologo, fisico e anatomista bolognese del '700. La dedica del liceo classico cittadino a un uomo di scienza è il frutto di un'epoca in cui dominava la cultura positivista e i protagonisti della ricerca sperimentale erano tenuti in grande considerazione.
Studenti, professori, poeti e scrittori
Il Ginnasio "Guinizelli" e il Liceo "Galvani" vantano la presenza, nelle loro aule, di parecchi scrittori e poeti. Vi insegnarono Giosue Carducci, Giovanni Pascoli, Enrico Panzacchi, Antonio Rinaldi, Gaetano Arcangeli. Altri lo frequentarono come studenti, da Riccardo Bacchelli a Pier Paolo Pasolini, da Renata Viganò a Renzo Renzi.
Noi di questo istituto Galvani siamo orgogliosi che nell'anno scolastico 1864-1865 insegnaste letteratura italiana nel liceo, né vogliamo che manchi la nostra voce e quella dei nostri alunni fra le tante di plauso che si levano a Voi.
Davanti al Carducci premio Nobel del 1906 scoloriva il ricordo del giovane supplente, che molti anni prima era entrato al "Galvani" accigliato, con un ridicolo cappello in testa. Si era fatto assegnare quell'incarico quasi controvoglia, lasciandosi "vincere alle strettissime istanze". L'esordio fu incerto, il nuovo insegnante venne dapprima deriso per il suo aspetto e per il suo parlare confuso. Dopo le scuse di una delegazione di scolari, tra i quali il futuro sindaco Alberto Dallolio, riprese le lezioni, ma per poco: presto fu nominato un nuovo titolare.
Grazie a una richiesta di Carducci al preside del ginnasio "Guinizelli", Giovanni Pascoli ottenne una supplenza retribuita dal marzo all'agosto 1878. Spesso però fu assente. Cercato al suo domicilio in via Petroni, non si faceva trovare:
Ier l'altro - scriveva il preside Atti - lo vide il Brilli cui disse di venire e non è venuto di nuovo. Non so come fare. Ha lavori nelle mani da correggere, un mio libro di Temi e composizioni, e non si portano.
Fulvio Cantoni, che lo conobbe in questo periodo, testimonia invece della sua dedizione allo studio:
Durante il giorno egli soleva uscire di rado e soltanto per recarsi alle lezioni all'Università o alle biblioteche: tutte le altre ore diurne le dedicava allo studio cui attendeva con lena indefessa e con la più grande diligenza e severità. Egli si erudì in tutte le parti sulla letteratura greca e latina, sui classici italiani che studiava di continuo, specie Dante e i grandi prosatori del Cinquecento, sulle letterature straniere nelle quali preferiva Hugo, Goethe e Heine.
Ma era anche il periodo del suo impegno politico, dell'infatuazione per Andrea Costa, delle lettura degli scritti di Bakunin, della frequentazione degli internazionalisti del Foro Boario. Un'informativa del Ministero dell'Interno segnalava al Prefetto l'attività del giovane, "non essendo al certo opportuno che un pubblico insegnante stipendiato dal municipio professi e diffonda principi socialisti".
Anche Severino Ferrari e Ugo Brilli, assieme a Pascoli allievi prediletti di Carducci, ebbero supplenze al ginnasio. Severino vi insegnò nel 1879, appena laureato in Filosofia e mentre seguiva i corsi di perfezionamento del Maestro. Dal "Guinizelli" i due rassegnarono assieme le dimissioni: Brilli per essersi scontrato con la direzione dopo aver difeso un alunno e Ferrari per solidarietà con l'amico. Il quale lo ricambiò con queste parole:
La tua condotta non è nobile, è eroica. Io non te ne posso ringraziare: posso ammirarti, come ti ammiro, e m'entusiasmo. Considerami, per quel che valgo, come un fratello.
Enrico Panzacchi, conosciuto come oratore brillante e di facile vena, si trasferì nel 1867 da Potenza al liceo bolognese per insegnare filosofia. Una iscrizione in marmo nel salone superiore ricorda il suo magistero:
e con la parola immaginosa potente
di oratore e poeta
suscitò nell'animo dei discepoli
fervido amore del bello e del bene.
Riccardo Bacchelli fu studente del Ginnasio e del Liceo dal 1902 al 1910. Fu allievo di Emilio Lovarini, studioso di Ruzante, maestro e amico di Renato Serra. Ricordò, molti anni dopo, le "giovanili fattezze" dei suoi compagni di classe, di quella classe '91 "sortita, dalla prima giovinezza alla maturità, a vivere un tempo così diverso dall'atteso nel primo decennio, nei suoi anni di scuola media".
L'amico Giuseppe Raimondi leggeva sottobanco i fascicoli della "Voce" durante le "interminabili lezioni di scienze naturali", assisteva a esperienze di fisica e chimica "in un'aula a gradinate, tra odore di polvere, di muffa e di acidi". Figlio di un venditore di stufe Raimondi era annoverato tra i "socialisti":
Eravamo in tre o quattro, i figli di artigiani e di operai: il falegname, lo stufaio, il ferroviere; e il figlio del professore carducciano. Gli altri, si riconoscevano all'abito, ai modi, al parlare, di case distinte.
Leo Longanesi fu studente di poco entusiasmo e di scarso rendimento: "Io passai senza esame" - ha ricordato - "con la media del sei, alla licenza ginnasiale, in coda a quella lunga fila di somari che oggi forma la nuova borghesia". Ebbe come professore il filosofo nazionalista Balbino Giuliano, che nel 1925 fu tra i primi firmatari del manifesto degli intellettuali fascisti. Più avanti Leo tracciò, a modo suo, un consuntivo della sua permanenza tra i banchi del "Galvani":
Ho bazzigato il ginnasio e il liceo, e sono sempre passato col sei; tutto quello che non so, l'ho imparato in quegli anni, La mia ignoranza è infinita.
Pier Paolo Pasolini frequentò il liceo dal 1936 al 1939 e strinse amicizia con alcuni compagni di classe, quali Sergio Telmon, futuro giornalista radiofonico e televisivo, Agostino Bignardi, poi segretario nazionale del Partito Liberale e Carlo Manzoni, collaboratore del "Bertoldo" negli anni '60.
Luciano Serra, che gli fu compagno ed amico, ha ricordato che egli "ebbe insegnanti di alto valore", quali Alberto Mocchino, studioso di Orazio e intenditore di cinema, Carlo Gallavotti, poi filologo di fama mondiale, e l'insegnante di filosofia Valli, irriducibile antifascista.
Ed ebbe come supplente di storia dell'arte Antonio Rinaldi, che aveva sette anni più di Pier Paolo e lesse agli allievi Rimbaud come lezione civile e voce di libertà.
Tra gli amici del "Galvani" vi fu anche uno straordinario personaggio femminile: la poetessa Giovanna Bemporad, un piccolo genio delle lingue antiche, che conosceva perfettamente il latino, il greco, l'ebraico e il sanscrito e a tredici anni aveva tradotto l'Eneide in trentasei notti. Nella scuola era adottata un'antologia, in cui figuravano sue traduzioni dall'Odissea, che un editore fiorentino aveva preferito a quelle di Quasimodo.
Un altro amico del giovane Pasolini, Renzo Renzi, ha lasciato un ricordo di Galvano Dalla Volpe, professore filosofo con l'aria da vecchio aristocratico, che rivelava ai suoi studenti il linguaggio del cinema. Ha ricordato anche la vecchia palestra del "Galvani", allora contenuta nella chiesa sconsacrata di Santa Lucia:
Nella palestra erano le pertiche, le funi, le rastrelliere, gli appoggi, un campo e due palloni per la pallacanestro: lo sport che ci dava la scuola: alla quale noi si andava, in anticipo sulle lezioni del pomeriggio, per prenderci furiosamente a cinghiate tra i banchi ...
Un ricordo simile lo ha lasciato il poeta Roberto Roversi, ex allievo del "Galvani" e per anni proprietario di una libreria di fronte alla scuola:
nella chiesa di Santa Lucia c'era la palestra senza riscaldamento. Facevamo ginnastica con il cappotto addosso.
Tra gli illustri "inquilini" del liceo devono essere, infine, ricordati il poeta Gaetano Arcangeli, figura appartata di letterato, e il fratello Francesco, celebre studioso e critico d'arte. Prima di incontrare all'Università Roberto Longhi, Francesco ebbe un altro grande maestro al "Galvani", nel suo professore di italiano e latino, Luigi Brizzi, che, a suo dire, gli "insegnò a stare al mondo".
Del liceo, oltre che studente, Gaetano fu anche docente di italiano e latino, dal 1944 fino all'anno della sua morte, nel 1970.
Le sue parole e gli atteggiamenti erano rispettosi verso i colleghi più anziani che gli riconoscevano grande sensibilità e acuta intelligenza.
La sua parola, dotata di un "irripetibile potere di suggestione", avvolgeva i suoi interlocutori e "stabiliva un'atmosfera di tacita e ammirata sospensione".
- Riccardo Bacchelli, I miei anni al Galvani, in: Il Resto del Carlino. 120 anni di grandi firme, a cura di Carlo Donati, Bologna, Poligrafici editoriale, 2005, pp. 115-117
- Dall'isola alla città. I gesuiti a Bologna, a cura di Gian Paolo Brizzi e Anna Maria Matteucci, Bologna, Nuova Alfa, 1988, p. 139
- F.I.L.D.I.S., Cenacoli a Bologna, Bologna, L. Parma, 1988, p. 110
- Il Liceo Galvani. Dall'Unità d'Italia a oggi, a cura di Meris Gasperi, Bologna, Minerva, 2016
- Pasolini e Bologna, a cura di Davide Ferrari e Gianni Scalia, Bologna, Pendragon, 1998, pp. 135-139
- Gian Luigi Ruggio, Giovanni Pascoli. Tutto il racconto della vita tormentata di un grande poeta, Milano, Simonelli, 1998, p. 42
- Severino Ferrari e il sogno della poesia, mostra documentaria, Biblioteca comunale S. Ferrari, 28 febbraio-28 marzo 1999, a cura di Simonetta Santucci e Carlotta Sgubbi, Molinella, BIME Tipo-Litografia, 1999, p. 23