Piero Jahier

1884-1966

Sono nato ferroviere nello spirito, passando dalle scartoffie al servizio movimento di linea sulla Porrettana nel periodo in cui la Porrettana era scuola superiore di ferrovieri.

Piero Jahier nasce a Genova nel 1884. Il padre, piemontese della Val Chisone, è un pastore valdese. La madre è fiorentina. Dal 1889 si trasferisce con la famiglia a Torino e poi a Susa, dove frequenta le scuole elementari. Nel 1897, dopo la scomparsa del padre, morto suicida, va ad abitare a Firenze assieme alla madre e ai fratelli. Qui studia e si diploma al liceo "Dante". Grazie a una borsa di studio si iscrive alla facoltà valdese di teologia di Firenze e intanto comincia a lavorare in officina, per aiutare la famiglia indigente. Nel 1905 è assunto come aiuto applicato nelle Ferrovie Mediterranee.

Dopo la crisi religiosa, che lo porta a lasciare la scuola teologica, entra in contatto con il fertile ambiente letterario fiorentino. Inizia a collaborare alla "Voce" di Prezzolini e, dal 1911 al 1913, sarà anche gerente responsabile della libreria che fa capo alla rivista, in aspettativa dalle ferrovie. Nel 1910 sposa Elena Rochat e l'anno seguente si laurea in in giurisprudenza a Urbino. Poco dopo ottiene l'abilitazione dell'insegnamento della lingua francese all'Università di Torino.

Grazie a un mutuo trentennale della Cooperativa ferrovieri, progetta e costruisce nella zona di Campo di Marte una villetta, che poi chiama "casa rossa". L'idea di vivervi avendo come vicino Giuseppe Prezzolini naufraga poco dopo. Tra il 1914 e il 1916 scrive articoli su "La Riviera Ligure" e "Lacerba". Nel 1915 presso la "Libreria della Voce" pubblica l'opera Resultanze in merito alla vita a al carattere di Gino Bianchi, una feroce critica della burocrazia.

Interventista come tutti gli altri membri della "Voce", a trentadue anni e con moglie e figli a carico parte volontario per la guerra con il grado di tenente e riporta le sue esperienze nel diario Con me e con gli alpini, pubblicato nel 1920. Secondo Alfredo Panzini, in questo diario "manca l'odio contro il nemico". E' basato su osservazioni e appunti autentici, di prima mano.

Mentre i colleghi si proponevano magari di emergere o comunque si esaltavano disponendosi a utilizzare la guerra come farmaco privato che appagasse la loro bramosia vitalistica o nazionalista e rimarginasse le loro piaghe private, in Jahier è subito tipico un proposito violento, tenero, misteriosamente ottuso (nell'apparenza di un candore semplice) di regresso, di rientrare nei ranghi, di perdersi nel numero, di imparare dagli altri.
(R. Roversi)

Dopo la disfatta di Caporetto, che lo segna profondamente, dirige, con lo pseudonimo di Barba Piero, "L'Astico", giornale delle trincee. Con esso collabora anche dopo il conflitto, quando la testata cambia nome in "Il nuovo contadino".

Nel 1919 escono a suo nome la raccolta Canti di soldati e il componimento in versi e in prosa Ragazzo, a carattere autobiografico. La cura delle Lettere e testimonianze dei ferrovieri per la patria è l'ultimo prodotto della sua attività creativa.

Deluso dall'esperienza de "Il nuovo contadino", nelle mani degli agrari, ritorna a lavorare alle Ferrovie e rifiuta il posto di redattore capo del "Popolo d'Italia", offertogli personalmente da Mussolini.

Mussolini capiva gli uomini: i servi e i liberi. Così, come per Gramsci aveva ordinato "Bisogna impedire a quel cervello di pensare" e per Gobetti "Bisogna rendergli impossibile la vita", per Jahier, Mussolini ordinò: "Che non scriva!". E sapeva di colpire nel giusto. (R. Forni)

Nel novembre 1924 viene fermato dalla polizia al cimitero di Firenze durante la commemorazione di Matteotti. In questa occasione gli antifascisti subiscono un violento pestaggio da parte delle squadre fasciste. Si lega agli ambienti d'opposizione e fa parte di associazioni con chiare finalità politiche, come il Circolo di cultura e Italia libera. E' membro del gruppo Non mollare, con Salvemini, Calamandrei, Ernesto Rossi, Carlo Rosselli e altri. Nel 1923-24 pubblica tre piccoli saggi sulla Rivoluzione liberale di Piero Gobetti e si iscrive al Partito socialista unitario. Da allora diviene un sorvegliato speciale, controllato dalla polizia e dalla milizia fascista.

A Bologna, in silenzio

Il suo antifascismo è causa del trasferimento a Bologna, come ispettore di ruolo alle Ferrovie dello Stato, mentre attende, da Roma, l'esonero "per scarso rendimento". Per quattro anni vive da solo, lontano dalla famiglia. Il Fascismo lo distrugge "allontanandolo dalla 'casa rossa' e mettendolo nell'impossibilità di lottare per guadagnare pane sufficiente per sfamare  e per far studiare i figlioli".  La famiglia "spezzata in due" si riunisce solo nel 1928.

Nel 1931 è aperto un fascicolo su di lui nel Casellario politico centrale. Nonostante vari tentativi di comprometterlo, non emerge nulla a suo carico. Alla stima dei superiori e delle autorità locali, si aggiunge la sua condizione di ex combattente volontario, decorato, con famiglia numerosa, tanto che nel 1937 il fascicolo viene chiuso.

Durante il ventennio smette quasi completamente di scrivere. Le sue sole pubblicazioni sono, grazie all'editore Valentino Bompiani, alcune sporadiche traduzioni. Ha scritto Ruggero Zangrandi che

nessuno riuscì a costringere Piero Jahier, che non era un letterato oscuro (e neppure un "sovversivo") a scrivere su un giornale, per quanto "specialistico" o a pubblicare un'opera, per quanto non impegnata, vigente il regime. Jahier visse e incanutì a Bologna, scrivendo per conto suo, ma senza dar nulla alle stampe.

Lavora come ispettore sulla linea Porrettana e come avvocato per le cause ferroviarie.

Comunicativo e cordiale sarà l'amico di tutti. La folta capigliatura bianca diventerà familiare ai ferrovieri del Compartimento di Bologna. E' l'ispettore bonario, ma anche severo all'occorrenza. Attraverso il setaccio delle commissioni d'esame, da lui presiedute, passeranno due generazioni di capi stazione e di capi gestione.

Abita in un appartamento in via Cesare Battisti, pieno di quadri di amici pittori. I figli studiano al "Galvani" e hanno come compagni di classe giovani quali Renzo Renzi e Francesco Leonetti, che entrano con lui in confidenza e amicizia. Nel percorso tra casa e lavoro entra a volte a meditare in Santa Maria della Vita e sosta in cerca di libri sotto il portico della Morte, da Nanni, e alla libreria Veronese.

Nel 1939 l'editore Vallecchi ripubblica Ragazzo, assieme ad alcune poesie. Tramite Cesare Pavese, incontrato a Torino nel 1942, collabora con Einaudi, presso il quale esce la ristampa di Con me e con gli alpini (1943). l volume suscita l'interesse di Giaime Pintor, che si premura di incontrarlo.

Durante la guerra è contattato da esponenti della Resistenza. Diventa amico e consulente di Marcello Zanetti (Marco), giovane comandante della 2a Brigata Garibaldi "Paolo", operante nella bassa bolognese. Egli è infatti sfollato a San Pietro in Casale con la famiglia, dopo che un bombardamento ha distrutto la sua casa in città. Dalla provincia viene tutti i giorni a lavorare alle ferrovie in bicicletta.

Il suo nome è associato con il Partito d'Azione clandestino, che annovera tra le sue fila numerosi esponenti di religione valdese. Le testimonianze di Vittorio Telmon e Pietro Crocioni confermano la sua appartenenza al nucleo azionista dei ferrovieri.

Libera Accademia degli Studi

Al termine del conflitto riprende il suo apporto a riviste culturali e letterarie, quali "Il Ponte" e "Paragone" e prosegue la sua attività di traduttore. Tra le proposte di collaborazione vi è quella di Pavese per conto dell'Einaudi:

Caro Jahier, la Casa Einaudi è uscita dalla tempesta. Tornano i redattori dispersi e risuscitano i collaboratori, ma già saprà della perdita irreparabile che ha subito la Casa per la morte di Leone Ginzburg e Giaime Pintor. Questo ci impegna a lavorare tanto più nell'avvenire e lei è uno di quelli che più dovrà aiutarci.

In una delle prime apparizioni in pubblico, dopo i venti anni di silenzio impostogli dal regime, con una conferenza "pacata, profonda e davvero commovente" all'Università, rievoca l'opera e il sacrificio dei fratelli Rosselli, uccisi in Francia da sicari fascisti.

Il rapporto con Bologna continua con la presidenza della Libera Accademia degli Studi (L.A.S.), promotrice di interessanti momenti di cultura e con la sua candidatura alle elezioni del 1951 come indipendente nelle liste della sinistra.

Nello stesso anno, dopo la morte della moglie Elena Rochat, torna ad abitare a Firenze nella "casetta rossa". Il proposito, più volte espresso, di riprendere l'attività di creazione letteraria, dopo la forzata pausa del periodo fascista, non ha esito, se non in un profondo lavoro di revisione e ripubblicazione delle sue opere precedenti.

Negli ultimi anni viaggia e arricchisce la sua collezione di strumenti e oggetti della civiltà montanara, lasciati poi al Museo delle arti e tradizioni popolari di Roma. Nel 1962 vince il premio Vallombrosa per la poesia, ex aequo con Luigi Fallacara. Nel 1965 ottiene il premio della critica "Emilio Cecchi". Muore a Firenze nel 1966.

  • Andrea Battistini, L'ambiente letterario dal secondo dopoguerra, in: Bologna Novecento. Un secolo di vita della città, a cura di Maria Letizia Bramante Tinarelli, Castelmaggiore, FOR, 1998, p. 61
  • Gli evangelici nella Resistenza, atti del Convegno organizzato dall'Associazione Piero Guicciardini, Genova, 21-22 ottobre 2005, a cura di Carlo Papini, Torino, Claudiana, 2007, p. 52,58
  • Paolo Febbraro, L'altro Novecento. Poeti italiani, Roma, Lit, 2018, pp. 16-17
  • Romeo Forni, L'uomo dai capelli di lana bianca (con Piero Jahier), Milano, Todariana, 1972
  • Pasolini e Bologna, a cura di Davide Ferrari e Gianni Scalia, Bologna, Pendragon, 1998, pp. 136-137
  • Cesare Pavese, Lettere 1926-1950, a cura di Lorenzo Mondo e Italo Calvino, Torino, Einaudi, 1968, p. 487
  • Piero Jahier: uno scrittore protestante?, atti del XLIII Convegno di studi sulla Riforma e sui movimenti religiosi in Italia, Torre Pellice, 30-31 agosto 2003, a cura di Davide Dalmas, Torino, Claudiana, 2006, pp. 177, 183-184

Internet:

Places
  • Santuario di S. Maria della Vita - Il Compianto via Clavature, 10
  • Libreria Veronese via Foscherari, 19/a
  • Casa - Via dell'Osservanza via dell'Osservanza, 4
  • Casa - Via Battisti via Cesare Battisti, 10
  • Palazzo Pizzardi - Ferrovie dello Stato via D'Azeglio, 38
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