Rinascimento a Bologna
"Non c'è maggior disastro nella storia dell'arte della fiammata d'odio che distrusse il palazzo Bentivoglio"
Così Cecilia M. Ady commentava il "guasto" della Domus Aurea dei signori di Bologna da parte del popolino aizzato da Ercole Marescotti e Camillo Gozzadini.
Il saccheggio di ogni cosa, dalle tegole dei tetti ai "vasselli" delle cantine, durò parecchi giorni a partire dal 3 maggio 1507. Seguì poi la radicale cancellazione di ogni simbolo e segno di coloro che avevano guidato la città per quasi un secolo, pur sotto l'egida del papato. Sicuramente Bologna rimase mutilata del suo palazzo più importante, all'epoca il più grande edificio in mattoni al mondo; fu privata di tante mirabili opere d'arte dei migliori artisti emiliani. Con la scomparsa delle sale di via San Donato, "dipinte di nobilissime historie", con l'atterramento della "bella lobbia in volta tutta historiata" (Alberti), andò perduta una parte importante del Rinascimento bolognese. Fortunatamente le realizzazioni del XV secolo sono state tante: chiese, palazzi, "delizie". Sono rimasti a testimoniare un'epoca d'oro dell'arte capolavori indiscussi come il Compianto di Niccolò dell'Arca o l'Oratorio di Santa Cecilia. Ai Bentivoglio toccò in fondo la fama dei Cesari, che ricostruirono Bononia nell'epoca imperiale: trovarono una città "facta de ligni et terra" e la lasciarono di pietra e mattoni, "tutta restaurata, mondissima, ornatissima". La seguente bibliografia, corredata di immagini e schede, si propone di illustrare, almeno in parte, la ricchezza non del tutto perduta del Quattrocento bolognese.
La bibliografia Bologna nel Cinquecento è l'ideale seguito della presente.