La città della Decima Legio
Il 31 ottobre 1926 è una giornata cruciale per le sorti dell'Italia tutta. Benito Mussolini, capo del fascismo e del governo italiano, che al mattino a Bologna ha trionfalmente inaugurato lo stadio Littoriale, nel pomeriggio subisce un attentato all'angolo di Palazzo d'Accursio: un colpo di pistola lo sfiora senza ferirlo e subito un ragazzo, Anteo Zamboni, è sopraffatto e linciato a morte dalle sue guardie del corpo.
Il grave episodio rimarrà in sostanza un mistero: i sospetti coinvolgeranno gli avversari di Mussolini all'interno del fascismo e sfioreranno lo stesso ras bolognese Leandro Arpinati.
L'ex anarchico romagnolo è stato l'organizzatore delle squadre fasciste in città e il promotore di episodi clamorosi e violenti, quali l'eccidio di Palazzo d'Accursio e l'assalto alla Camera del Lavoro.
Ma dopo alcuni anni di spedizioni punitive e sopraffazioni in tutta la provincia, una volta raggiunto il potere, ha cambiato radicalmente la sua impostazione, andando alla ricerca del consenso e della pacificazione, promuovendo una sorta di conversione dello squadrismo allo sport e, in parte, alla cultura. Di questo mutamento l'impianto polisportivo del Littoriale è un capitolo fondamentale.
L'attentato al Duce porterà d'altra parte una radicalizzazione della lotta politica e sarà l'inizio del regime: subito dopo saranno abolite le libertà democratiche e istituiti i Tribunali Speciali contro gli antifascisti.
Gli anni Trenta saranno quelli del massimo consenso del fascismo, fino alla conquista dell'impero, ma anche quelli delle massime sofferenze di chi al fascismo si opporrà. Per molti, anche a Bologna, sarà un periodo triste di galera e confino.
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