Gli Etruschi di Bologna
Bononia, Felsina vocitata tum cum princeps Etruriae esset. (*)
(Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, III, 115-116)
Antonio Zannoni (1833-1910), ingegnere comunale, ebbe la ventura di diventare uno dei più famosi archeologi italiani: nel 1869, durante lavori di manutenzione al cimitero della Certosa, trovò centinaia di tombe etrusche, con resti umani, vasi cinerari e ricche suppellettili. Fu il primo di una lunga serie di scavi archeologici, condotti con rigore e scientificità esemplari, che nel giro di mezzo secolo portarono alla luce le necropoli occidentali di Felsina. Alcune tombe della Certosa, assieme ai loro splendidi segnacoli in pietra arenaria, furono "strappate" al terreno di scavo ed esposte nel nuovo museo archeologico, aperto di lì a poco nei locali dell'antico Ospedale della Morte, in pieno centro cittadino. Il museo conserva ancora oggi il fascino delle prime scoperte, l'eco dell'entusiasmo - nell'800 vera e propria mania - per il misterioso popolo degli Etruschi. Nel 1874 sfilò per la città, nei giorni di carnevale, un grande corteo con più di trecento comparse in costume, che aveva per tema "L'ingresso degli Etruschi a Bologna". Ripresi nella seconda metà del '900, gli scavi archeologici hanno portato nuovi interessanti risultati. Oggi è possibile ripercorrere con esattezza lo sviluppo dell'antica città di Bologna tra il IX e il IV secolo a.C., dai primitivi villaggi villanoviani al vasto abitato di Felsina, città "eminente" dell'Etruria padana. Nel 2014 sono stati festeggiati i 150 anni dalla scoperta, da parte del conte Giovanni Gozzadini (1810-1887), delle prime tombe antiche nella campagna di Villanova di Castenaso. Da questo piccolo villaggio alle porte di Bologna ha preso il nome la civiltà villanoviana, diffusa, oltre che in Emilia, in varie regioni dell'Italia peninsulare. Oggi, nei pressi delle aree di scavo sorge il MUV, un piccolo museo dedicato ai nostri lontani antenati.
(*) Bononia, chiamata Felsina quando era la città principale dell'Etruria.