Accademia di Belle Arti

via Belle Arti, 54

La mostra di Belle Arti, era visitata di preferenza dalle madri e dalle figlie di famiglia, che trascurando i quadri del Guardassoni, del Basoli, del Ferrari, del Muzzi, emettevano dei prolungati oh di meraviglia davanti a un vaso di fiori o a un cesto di frutti fatti di lana, o a tutti gli oggetti formanti la Passione di N.S. confezionati in mollica di pane.
(A. Testoni)

L'Accademia di Belle Arti di Bologna nacque nel 1802, nell'ambito della riforma degli studi voluta dal regime napoleonico, dalle ceneri dell'Accademia Clementina, una scuola d'arte fondata nel 1706 e ospitata dal 1712 in Palazzo Poggi, assieme all'Istituto delle Scienze voluto dal generale Luigi Ferdinando Marsili.

Il 20 settembre 1803 l'Accademia fu trasferita nell'ex noviziato di Sant'Ignazio in Borgo della Paglia (poi via Belle Arti), eretto nel 1627 dai Gesuiti e passato nel 1773 ai Signori delle Missioni, dopo la soppressione della Compagnia di Gesù.

Nel convento trovarono sede la scuola di nudo, la galleria delle statue, il gabinetto dei disegni e il deposito dei quadri delle corporazioni soppresse. Il 20 gennaio 1804 lo scultore Giacomo Rossi, in qualità di segretario, pronunciò il discorso d'apertura della nuova Accademia.

Nel 1815, con la restaurazione del governo papale, l'Accademia Nazionale diventò Pontificia. Fu confermato, come presidente, il conte Carlo Filippo Aldrovandi, principale protettore delle arti a Bologna, mentre Pietro Giordani fu allontanato dalla carica di Prosegretario. Lo scrittore piacentino fu tra coloro che tentarono invano, pochi anni dopo, di promuovere a questa stessa carica Giacomo Leopardi.

Nel 1845 fu nominato presidente il marchese Amico Ricci di Macerata, "devoto alla Corte romana", e segretario divenne Cesare Masini, che fino al 1871 si pose come fedele difensore della tradizione classicista bolognese, dai Carracci a Reni, e strenuo oppositore delle correnti purista e romantica.

Nel 1860 un decreto di Luigi Carlo Farini unificò l'Accademia di Belle Arti di Bologna a quelle di Parma e Modena, dando vita alla Reale Accademia di Belle Arti per le province dell'Emilia, con sede centrale a Bologna. Essa riaprì il 10 aprile di quell'anno con professori più giovani e "d'intendimenti progressivi". La presenza sulla cattedra di pittura del toscano Antonio Puccinelli, legato ai macchiaioli, costituì un raro caso di apertura a nuove istanze esterne.

Tra il 1872 e il 1895 all'Accademia bolognese insegnò, come professore di storia e critica d'arte, lo scrittore e saggista Enrico Panzacchi, che nello stesso periodo resse la cattedra di estetica e storia dell'arte moderna all'Università. Nel suo "tranquillo studio" non di rado riceveva Alfredo Oriani. Il "fauno irsuto di Casola" era suo "tenero amico": stimava il suo giudizio "libero e sereno".

Nel '900 l'Accademia, divenuta con la riforma Gentile un istituto di alta istruzione, ebbe come docenti artisti del calibro di Giorgio Morandi, Virgilio Guidi, Ercole Drei, Augusto Majani e fra gli allievi - poi a loro volta insegnanti - Pompilio Mandelli, Ilario Rossi, Luciano Minguzzi e Quinto Ghermandi.

Learn more
  • Giuseppe Lipparini, L'Accademia di Belle Arti di Bologna, Argelato, Minerva, 2003
  • Giuseppe Lipparini, L'innamorato di Bologna e altre pagine bolognesi, Bologna, Boni, 2001, p. 120
  • Vincenza Maugeri Iozzi, Cenacoli artistici, in: F.I.L.D.I.S., Cenacoli a Bologna, Bologna, Parma, 1988, pp. 123-130