Ammirando
il purissimo scrittore italiano
il sapiente maestro
L'Istituto Tecnico
i discepoli gli amici
posero di lui questo ricordo
(G. Rocchi)
Nella lapide posta a sinistra dell'ingresso della casa di via Santo Stefano 154 è scritto che qui, il 10 maggio 1924, morì lo scrittore Adolfo Albertazzi. Aveva quasi sessant'anni ed era insidiato da un male cardiaco.Un testo critico dell'epoca lo definisce
fra i pochissimi che si appagano della gioia di creare, lontani da ogni fiera di vanità, sorridendo alle mode che passano e fermi al loro verecondo ideale d'arte che non morrà mai.
Nella natia Castel San Pietro gli fu dedicato un monumento, accompagnato da queste parole:
Idee fantasmi bellezze
di questa terra trasse
ed il cuor gentile.
Fu allievo e collaboratore di Carducci, curatore delle sue opere, autore di monografie e saggi letterari, novelliere di fama.
Sentì e fece la novella con una nobiltà e una vivezza degne dei tempi migliori; possedé un fine senso umoristico e una eleganza spirituale che gli servirono a scolpire caratteri e figure di rara tipicità; scrisse cristallinamente, perchè cristallinamente vedeva e pensava.
Fu soprattutto un grande insegnante dell'Istituto Tecnico di Bologna e gli allievi e i colleghi, subito dopo la morte, vollero rendergli omaggio con queste parole:
Adolfo Albertazzi, scrittore fra i più illustri dell'Italia contemporanea, non disdegnò l'ufficio di insegnante nelle Scuole medie; ma anzi lo tenne con coscienza e amore e cortesia di modi indimenticabili. Maestro di tante cose belle e buone, oggi che l'insofferenza del proprio stato fa reputare somma virtù il tramutare il posto e l'acquistar nuovi titoli e gradi. Egli ci lascia questo prezioso insegnamento che si può essere Grandi senza bisogno di salire.
Era una persona bonaria, cortese di modi, "grande coscienza di uomo". La sua casa, affacciata sul portico del Baraccano, è semplice e dignitosa come lui.
- "Le opere e i giorni. Rassegna mensile di politica, lettere, arti, etc.", numero unico, 1924, p. 50