Muore Dino Grandi
Muore a 93 anni l'ex gerarca fascista Dino Grandi (1895-1988). Fu con Mussolini dalla prima ora, ma fu anche, con Balbo a Arpinati, uno dei pochi ad esprimere pareri contrari al Duce.
Il 25 luglio 1943, al Gran Consiglio, presentò il famoso ordine del giorno, che portò alla sua caduta.
Nei suoi ricordi autobiografici traspare un grande amore per l'Italia, alla quale avrebbe evitato una guerra a cui era impreparata, per la stessa ammissione del Capo.
Dopo la destituzione e l'arresto del Duce si oppose alla scelta di Badoglio: avrebbe preferito una personalità più giovane e non compromessa con il regime.
Con la nascita della Repubblica di Salò, si rifugiò in Spagna e in Portogallo. Churchill in persona volle testimoniare del suo sentimento antitedesco e della sua vicinanza all'Inghilterra, dove fu a lungo ambasciatore.
Negli dopoguerra riuscì a sfuggire il giudizio come criminale di guerra. Nel 1946 si trasferì in Brasile, dove divenne rappresentante della Fiat, possidente terriero, consulente legale della famiglia Kennedy.
Rientrò in Italia nel 1959 e acquistò una grande e florida azienda ad Albareto, in provincia di Modena, “nel cuore dell'Emilia ormai rossa” (Gotor).
- Mimmo Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista. 1919-1922, Milano, Mondadori, 2003, pp. 227-228
- Miguel Gotor, L'Italia nel Novecento. Dalla sconfitta di Adua alla vittoria di Amazon, Torino, Einaudi, 2019, pp. 116-118
- Dino Grandi, Il mio paese. Ricordi autobiografici, a cura di Renzo De Felice, Bologna, Il mulino, 1985
- Dino Grandi, 25 luglio 1943, a cura di Renzo De Felice, nuova ed., Bologna, Il mulino, 2003
- Paolo Nello, Dino Grandi. La formazione di un leader fascista, Bologna, Il mulino, 1987
- Filippo Raffaelli, I segreti di Bologna, Bologna, Poligrafici, 1992, p. 11