Nel complesso monumentale del Baraccano si tiene la Mostra commemorativa di Alfredo Savini (1868-1924), artista formatosi a Bologna, ma che svolse la sua carriera di pittore e insegnante a Verona, dove per oltre vent’anni fu direttore della locale Accademia di Belle Arti.

Fu un esponente del Verismo. I suoi dipinti, ispirati alle “naturali bellezze”, mostrano belle armonie di colori, sono essenziali, senza elementi aneddotici e focloristici. Per G.C. Sarti 

“i suoi studi fatti all'aperto sono acute e curiose ricerche di spettacoli offerti dalla poesia dei campi, dal fulgore del sole e dalle colorazioni della luce. La potente ricchezza della vegetazione lo conquista e lo attrae; le scene della vita agreste gli danno confuse sensazioni che egli si sforza di fermare sulla tela con un'orgia di tinte, uno stridore di toni, un'energia di linee che hanno una forza infinitamente suggestiva”.

A cavallo dei due secoli anche il suo segno rigoroso subisce l’influenza del liberty e “si incrina nei ritmi più sciolti di una linea che tuttavia rinuncia a farsi ornamento”.

Dopo la grande guerra Savini fu protagonista attivo della vita artistica veronese, collaborando alle mostre allestite nel Palazzo Civico, quali l'Esposizione d'Arte Pro Assistenza Civica del 1918 e l'Esposizione Cispadana di Belle Arti degli artisti soldati e congedati del 1919.

A Bologna le Collezioni comunali d'Arte conservano alcune sue opere, tra le quali Auxilium ex Alto (1896), Bambina con pecore (1897), Mia figlia (1908), mentre il Museo dell’Ottocento possiede La raccolta delle arbicocche.