Il processo al tenente Bruno Monti
Inizia nell'aula della Sezione Speciale della Corte d'Assise di Bologna il processo al tenente Bruno Monti, uno dei responsabili dell'Ufficio Politico (UPI) della GNR.
Su di lui pendono 35 capi di imputazione, tra i quali torture e omicidi di partigiani, consegna di patrioti arrestati alle SS, partecipazione, nel dicembre 1944, alle selezioni del carcere di San Giovanni in Monte, alle quali seguirono decine di fucilazioni e deportazioni in Germania.
Nell'aula in cui si svolge il processo c'è grande animazione. All'apparizione dell'imputato si levano "imprecazioni, urla, gesti sommamente irosi", che si placano un poco solo quando il Pubblico Ministero osserva che l'agitazione del pubblico può favorire l'imputato.
La corte riconosce in Monti un "fanatico nazi-fascista votato anima e corpo alla collaborazione col tedesco invasore", crudele e senza pietà, e lo condanna alla pena di morte.
Il 31 maggio 1946 la Cassazione annullerà la sentenza e nel 1948 ridurrà la pena a trenta anni di reclusione di cui venti condonati. Tornato libero, Monti emigrerà in Brasile.
- Renato Sasdelli, Fascismo e tortura a Bologna. La violenza fascista durante il Regime e la RSI, Bologna, Pendragon, Istituto per la storia e le memorie del 900 Parri, 2017, pp. 244-247