Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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January 1945Pronto Soccorso e base partigiana a Castel San PietroDopo l'arresto del fronte sulle colline di Castel San Pietro, i Tedeschi approfittano del periodo di relativa inattività militare per rinforzare le proprie postazioni nella parte del paese, che si affaccia sulla valle del Sillaro. La sponda sud del fiume è trasformata in un campo minato, le case e gli alberi abbattuti per un chilometro, pronto per essere distrutto il ponte verso Imola. Dalle Terme alla ferrovia è costituita una linea continua di camminamenti e appostamenti, lungo l'argine sinistro e sotto l'abitato. Vengono usate a questo scopo tutte le case e gli edifici pubblici della zona, comprese le scuole Albertazzi, gli istituti delle suore e l'Ospedale Civile, del quale viene intimato lo sgombero entro poche ore, con l'intenzione di sottrarre il materiale sanitario. I rappresentanti del Cnl locale convincono il Podestà e il Direttore dell'Ospedale a richiedere una proroga del trasferimento. Viene deciso di trasportare a Bologna gli ammalati e l'80 per cento delle attrezzature e di riservare le restanti per un punto di Pronto Soccorso, che viene allestito in palazzo Pantaleoni, nel centro del paese. L'operazione è effettuata più in fretta possibile con mezzi di fortuna e con l'aiuto dei partigiani della zona, del Fronte della Gioventù e dei Gruppi di Difesa della Donna. Nel Pronto Soccorso si stabilirà una base partigiana, che manterrà i collegamenti con le varie zone operative della Resistenza tramite staffette. Poche settimane prima dell'arrivo degli Alleati un giovane tenterà di introdursi nella base per uccidere Eros Poggi (Polino) e Aldo Bacchilega (Tommaso), il comandante e il commissario della 66a Brigata Garibaldi. Il primo sarà presente anche come assistente sanitario, in quanto studente del 5° anno di medicina. L'attentato sarà sventato e la spia catturata e soppressa. Nelle sue tasche sarà trovato un elenco degli antifascisti della zona. Nei giorni successivi i Tedeschi scateneranno una feroce caccia all'uomo, che costringerà la maggior parte dei resistenti di Castel San Pietro a fuggire o a nascondersi. Anche dopo il rilascio dei primi ostaggi - una cinquantina di persone più volte interrogate, picchiate e alcune anche torturate - le SS continueranno le ricerche dei partigiani casa per casa, con numerosi arresti fino alla vigilia della liberazione.details
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January 1945Scoperta una base della 63a brigata BoleroLa Gestapo fa irruzione all'improvviso nella base partigiana clandestina sulla via Emilia, che ospita una parte del comando della 63a brigata Bolero. Un partigiano di origine olandese riesce a fuggire, due vengono subito uccisi e altri tre vengono fatti prigionieri e saranno fucilati successivamente.details
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January 3, 1945Trovato morto il giornalista Nino BrizzolaraNei pressi di Anzola, sul ciglio della via Emilia, è rinvenuto - “spogliato persino delle scarpe” - il cadavere di Nino Brizzolara (1894-1945), ex combattente della Grande Guerra (Medaglia d'Argento al V.M.) e giornalista del “Resto del Carlino”. Durante la riunione convocata il 15 settembre 1943 dal comando tedesco per la riapertura del giornale, aveva dichiarato di non essere più disposto "a vendere la propria penna a chicchessia" e di preferire piuttosto "vivere di pane e acqua". Era provvisoriamente rimasto al suo posto per le rassicurazioni ricevute dal direttore designato Giorgio Pini, ma in seguito era stato licenziato a più riprese come antifascista e infine ricoverato nel sanatorio di Montecatone (Imola). Negli ultimi mesi del 1944 aveva tentato di riprendere i contatti con il "Carlino" sfollato a Lavino. Era stato misteriosamente prelevato il pomeriggio del 31 dicembre.details
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January 3, 1945Otello Spadoni (Fulmine) ucciso in piazza NettunoIl 3 gennaio in piazza Nettuno i partigiani Francesco Cristofori (Ciclone), Otello Spadoni (Fulmine) e Paolo Scaratti vengono riconosciuti dalla spia fascista Lidia Golinelli “Vienna” e segnalati ai militi GNR che l’accompagnano. Scaratti riesce a fuggire, mentre Cristofori e Spadoni, combattenti della squadra Temporale della 7a GAP, vengono bloccati. Ne segue una colluttazione, durante la quale Spadoni è colpito a morte. Il suo cadavere è abbandonato davanti al muro del palazzo comunale, il cosiddetto “posto di ristoro dei gappisti”, tristemente conosciuto come luogo di fucilazione dei partigiani. Nato a Ozzano Emilia, Fulmine è stato tra i primi giovani comunisti a partecipare alla lotta di liberazione. Costretto ad abbandonare Bologna, ha combattuto in Veneto, da cui è tornato per la cattiva salute, continuando poi a militare nella 7a GAP con funzione di capo nucleo. Il compagno, gravemente ferito, verrà rinchiuso nel carcere di San Giovanni in Monte. Ne uscirà per essere fucilato il 20 marzo 1945, assieme ad altri partigiani, presso la stazione di San Ruffillo.details
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January 5, 1945Cattura e uccisione di Aldo OgnibeneIl 5 gennaio una squadra della GNR, su segnalazione dalla famigerata spia Lidia Golinelli (Vienna), catturano in un cinema di via Rizzoli il gappista Aldo Ognibene (Battista, 1912-1945). Già partigiano della 62a e della 66a Brigata Garibaldi, era ora il commissario politico di un distaccamento della 7 Brigata Garibaldi GAP Gianni. Lo trascinano fuori dalla sala e imboccano via Santo Stefano, verso il carcere di San Giovanni in Monte. All'angolo con il vicolo Alemagna il prigioniero tenta la fuga e i militi lo abbattono con nove colpi di pistola.details
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January 6, 1945Il foglio cattolico clandestino "La Punta"Promossa da padre Innocenzo Maria Casati si tiene nel convento di San Domenico una importante riunione dei cattolici antifascisti, dopo che il Pontefice Pio XII, nel suo discorso di Natale, ha invitato all'azione i “volontari crociati di una nuova nobile società”. Si decide, tra l'altro, di pubblicare il periodico cattolico “La Punta”, organo della Gioventù Democratica Cristiana, di cui nei mesi successivi usciranno alcuni numeri. Ad animarlo sarà il giovane sociologo Achille Ardigò (1921-2008), già attivista dell'Azione Cattolica e futuro professore emerito dell'Alma Mater e fondatore della Democrazia cristiana. Dopo la caduta del fascismo, il 25 luglio 1943, nel convento di San Domenico si terranno riunioni di antifascisti di diverse tendenze politiche, incontri tra ufficiali del CUMER e combattenti delle brigate partigiane e saranno accolti militari e civili in clandestinità.details
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January 6, 1945Rastrellamento alla BisanaNella frazione La Bisana di Galliera i partigiani catturano due soldati tedeschi addetti alla requisizione del bestiame. Uno di essi viene ucciso, l'altro riesce a fuggire e chiama i rinforzi. I militari irrompono nella borgata mentre è in corso di svolgimento una festa. Catturano le famiglie residenti e le tengono sotto la minaccia delle armi. Intanto saccheggiano le abitazioni incustodite, portando via denaro, cibo, indumenti, mobili. Alla fine una ventina di persone vengono caricate su un carro di buoi e portate via. Dopo un lungo peregrinare il convoglio si ferma in una località del ferrarese, dove i prigionieri sono interrogati e processati uno alla volta. Entro quindici giorni saranno tutti liberati, tranne tre giovani trattenuti a lavorare per gli occupanti e poi inviati in Austria. Nello stesso periodo a Galliera otto uomini vengono arrestati per una delazione e condotti a Bologna nel carcere di San Giovanni in Monte.details
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January 6, 1945Si conclude sul Senio la "battaglia dei fiumi"Dopo la liberazione di Cesena (20 ottobre 1944), Forlì (9 novembre), Ravenna (4 dicembre) e Faenza (16 dicembre), l'avanzata dell'VIII Armata si arresta sul fiume Senio, che diventa “il Romagnolo Piave” (M. Valgimigli). Il 5 gennaio i Canadesi liberano S. Alberto di Ravenna e giungono al Reno, dove si esaurisce verso nord l'azione degli Alleati. Nell'ultima battaglia i tedeschi perdono 300 uomini e circa 600 cadono prigionieri. La popolazione è costretta a sfollare. Il 7 gennaio l'VIII Armata si attesta tra il crinale appenninico e l'Adriatico, lungo la linea dei fiumi Senio e Reno. L'Operazione “Olive” è considerata conclusa. Fino a marzo i tedeschi concentreranno nell'area contingenti della 26. Panzer-Division e del 504º Reparto corazzato pesante, dotato di carri armati Tiger, intervallati a reparti dei battaglioni Lupo e NP della Decima Mas e ad altri corpi militari della RSI. Il fiume Senio è poco più che un torrente, ma con argini altissimi, occupati nei due versanti dalle forze avversarie, con trincee così vicine, che i soldati possono scambiarsi messaggi e sigarette. "Di giorno si sta rintanati al coperto, di notte si va in pattuglia". Cominciata in ottobre da Rimini, la "battaglia dei fiumi padani", attraverso i torrenti che si susseguono al Rubicone, è stata caratterizzata dalle piogge incessanti, che hanno fatto straripare i corsi d'acqua e inzuppato il terreno, impedendo il procedere dei carri e dell'artiglieria degli attaccanti. A creare le premesse per il gran fango, che ha impantanato gli Alleati, ci hanno pensato gli stessi tedeschi, rompendo gli argini che contengono le acque delle saline e delle valli di Comacchio. Prevista in modo ottimistico come una rapida e irrefrenabile corsa attraverso la pianura padana, la seconda fase dell'offensiva alleata alla Linea Gotica si è trasformata in una avanzata lenta e faticosissima.details
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January 6, 1945Il podestà visita i rastrellati e gli operai dell'acquedotto a SassoIn occasione della festa dell'Epifania le donne del Comitato di aiuto ai rastrellati (Pro.Ra.) confezionano oltre duemila pacchi dono. Il podestà Agnoli, accompagnato dal domenicano padre Casati, dall'assistente della Pro.Ra. don Giulio Salmi e dalla dottoressa Baldi per la Croce Rossa, visita i circa duecento rastrellati toscani, che si trovano nella zona di operazioni militari del Sasso, impegnati in lavori per l'esercito tedesco. Il loro un pacco natalizio contiene, tra l'altro, una ciambella - molto gradita - e una maglia di lana, con la quale possono finalmente sostituire la canottiera estiva, che ancora indossano. Una squadra di operai e tecnici volontari, al seguito del podestà, raggiunge gli impianti dell'acquedotto del Setta, per controllarne e salvaguardarne la funzionalità. Dall'ottobre 1944, in previsione della ritirata al nord, i Tedeschi hanno minato i motori e i pozzi della centrale idrica di Sasso Marconi, minacciando l'interruzione del cunicolo romano, dal quale viene gran parte della fornitura d'acqua alla città di Bologna.details
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January 9, 1945Savigno bombardata. Forse per errorePer la prima volta un'incursione aerea colpisce, con effetti disastrosi, il paese di Savigno, nella valle del Samoggia. Quattro cacciabombardieri Thunderbolt sganciano i loro ordigni sul centro abitato, affollato per il mercato e per la presenza di numerosi profughi dai paesi vicini. Sotto le macerie degli edifici attorno alla piazza centrale rimangono oltre venti morti e centinaia di feriti. Il bombardamento avviene nonostante la presenza del Feldlazarett della 94a Div. Tedesca, un ospedale segnalato con grandi croci rosse sul tetto del municipio. Si tratta molto probabilmente di un errore di tiro della formazione alleata. Nei rapporti del 9 gennaio i piloti segnaleranno il bombardamento di Tolè, forse il vero obiettivo della missione.details
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January 11, 1945Bombe gappisteL'11 gennaio i partigiani lanciano una bomba a mano in un bar frequentato dai fascisti in Strada Maggiore, a pochi passi dalla caserma delle Brigate Nere di via Borgolocchi. Due avventori perdono la vita. Altri attacchi si ripetono nei giorni successivi: il 13 gennaio una bomba scoppia al cinema Medica in via Montegrappa, provocando un morto - un milite della GNR - e diversi feriti. Il 19 un altro ordigno devasta un bar di via della Zecca, nei pressi della questura. Si contano due morti e nove feriti. Diversi agenti di polizia e militi della GNR e delle Brigate Nere sono in questi giorni vittime di agguati, effettuati per strada in pieno giorno da parte di piccoli nuclei di gappisti.details
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January 21, 1945Manifestazioni contro la fameIl 21 gennaio varie decine di donne “ardimentose” di Baricella e Malalbergo, appoggiate dalle Sap locali, manifestano contro la fame e contro i rastrellamenti. A Pieve di Cento un gruppo di donne si presenta in municipio reclamando gli alimentari "rubati al popolo" dai Tedeschi e dai fascisti. Il 25 gennaio a Crespellano i partigiani svuotano un magazzino di viveri, che vengono poi distribuiti alla popolazione. Per rappresaglia, il 30 gennaio i tedeschi circondano il paese, perquisiscono le case e catturano quattordici “ribelli”. Il 27 gennaio le proteste coinvolgono Bazzano, Sala Bolognese, Castel Maggiore, Sant'Agata, Bentivoglio. Tra febbraio e marzo le agitazioni si ripetono in vari comuni della Bassa, con i partigiani “pronti a intervenire con le armi in caso di necessità”. Il 3 febbraio le donne si riuniscono davanti ai municipi di Budrio, Granarolo, Medicina e Minerbio chiedendo generi alimentari. A Baricella i lavoratori della Todt in sciopero ottengono di non lavorare nei giorni festivi. Il 5 febbraio a Bazzano circa 250 donne assaltano un magazzino comunale, si impossessano di zucchero e marmellata e la distribuiscono alla gente. Il giorno dopo un migliaio di donne, provenienti anche da Crespellano, Monteveglio e Oliveto, occupano il centro del paese e si avviano verso il municipio protette dai partigiani. Costringono il commissario comunale a fare i nomi di persone ricche che tengono viveri nascosti, che poi vanno a prelevare (M.A. Varani). Il 19 febbraio a Galliera è assaltata e messa a soqquadro la sede comunale. Il 22 febbraio circa 150 donne manifestano di nuovo a Malalbergo. Il 1° marzo si affollano davanti ai municipi a San Giorgio di Piano e a Castel Maggiore. Il 2 marzo è pubblicato un appello del Comitato provinciale dei Gruppi di Difesa della Donna in cui si invitano tutte le donne a imitare quelle di Malalbergo, protagoniste delle lotte nei mesi precedenti.details
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January 22, 1945Bologna non è "città aperta", ma si ripopolaIl Feldmaresciallo Kesselring, comandante della Wehrmacht, prevede che la città possa essere inclusa nella zona di combattimento. In una lettera al podestà Agnoli, datata 22 gennaio, scrive: “Nonostante gli sforzi che io compirò per non fare senz'altro di Bologna un campo di battaglia, pur tuttavia necessità militari imposte dal nemico mi possono costringere a comportarmi diversamente”. E' la fine di numerosi tentativi, fatti dal Podestà con l'appoggio della chiesa locale, di far dichiarare Bologna “città aperta” e preservarla completamente dai bombardamenti e dai combattimenti casa per casa. Il 18 luglio 1944 l'ing. Agnoli ha ottenuto alcune concessioni da Kesselring - dislocazione in periferia e in provincia di truppe e uffici militari, deviazioni dei convogli fuori dal centro urbano - ma il comandante tedesco ha rimandato al nemico la responsabilità di eventuali azioni di guerra, vista anche la “particolare posizione di nodo centrale di traffico della città”. Bologna è divenuta di fatto “città bianca” - o zona franca - dopo il gigantesco bombardamento del 13 ottobre 1944, che ha risparmiato l'area degli ospedali. Da allora il centro cittadino si è ripopolato, invertendo la situazione creatasi dopo la disastrosa incursione del 25 settembre 1943, quando la maggior parte degli abitanti è fuggita dall'area. Con l'approssimarsi del fronte di guerra, oltre al ritorno degli sfollati si è assistito alla corsa in città dei contadini, con le loro masserizie e le bestie. Vengono trovati caserme e garage vuoti, che si trasformano in stalle. Nell'inverno del 1944 Bologna arriva ad avere oltre 600 mila abitanti e ad ospitare, tra le sue antiche mura, un numero imprecisato di animali di grossa taglia e da cortile. Il comandante tedesco gen. Von Senger ricorderà nelle sue memorie che “gli animali erano sistemati un pò dovunque, negli androni, nei cortili e persino nelle chiese in attesa di essere macellati”. Secondo una nota del Ministero dell'Interno, in questi mesi il clima sociale a Bologna è deprimente e la città è in pieno marasma: "Dalle campagne gli abitanti, spogli di tutto, scendono in città e non sanno dove rifugiarsi". Bivaccano giorno e notte nei rifugi ricavati sotto le colline, "con quali inconvenienti dell'igiene e della morale si può ben comprendere". Anche i soldati provenienti dal fronte portano malattie. Lo stato presunto di Bologna "città bianca" induce molti a rimanere entro le mura "vivendo nelle cantine, soffrendo il soffribile, in attesa che passi la bufera della battaglia".details
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January 28, 1945I comandanti delle Brigate Nere sono espulsi dalla cittàA seguito della barbara uccisione per strada di quattro noti professionisti, sospettati di collaborare con la Resistenza - omicidi che hanno provocato grande scalpore in città - il comandante tedesco gen. Frido von Senger und Etterlin convoca i vertici del PFR bolognese, rinfacciando alle Brigate Nere di operare al di fuori di qualsiasi legalità. Anche il superiore dei Domenicani padre Acerbi, in contatto con i dirigenti della Resistenza, sollecita, in un colloquio con Mussolini a Gargnano, l'intervento diretto del Duce per far cessare il terrore a Bologna. A sua volta, il capo della Provincia Fantozzi ha da tempo minacciato di dimettersi. Il 28 gennaio successivo vengono allontanati il prof. Franz Pagliani (1904-1986), organizzatore della brigata mobile “Pappalardo”, considerato “l'anima nera” della città, il federale Pietro Torri e il questore Marcello Fabiani, già membro a Roma della famigerata “banda Pollastrini” e autore di un falso rapporto sulla battaglia di Porta Lame. Per il comandante di piazza tedesco, i brigatisti fanatici spezzano il "fronte unico degli italiani", necessario a "puntellare l'autorità degli organi governativi". Egli considera le brigate nere “autentico flagello della popolazione ... altrettanto odiate dai cittadini, come dalle autorità”. Le ritiene capaci “di assassinare chiunque, di compiere qualsiasi nefandezza” . Alla notizia della destituzione di Torri e Pagliani i militi della “Facchini” e della “Pappalardo” si abbandonano ad eccessi in città: fermano “molti passanti chiedendo in modo scorretto i documenti di riconoscimento”, compresi alcuni agenti di polizia, che vengono definiti “ribelli, attendisti ed imboscati”, molestano le signore e le signorine che usano il rossetto, sequestrano merci nei negozi. I comandanti delle Brigate Nere bolognesi saranno catturati poco dopo la fine del conflitto mondiale. Pagliani sarà processato nel 1948 a Perugia: condannato a 24 anni, la pena sarà in seguito ridotta e nel 1957 sarà riabilitato. L'ex federale Pietro Torri riuscirà a fuggire dal campo di internamento di Coltano e lascerà di nascosto l'Italia, mentre il Tribunale civile di Bologna ne dichiarerà la morte presunta. La sua pena sarà completamente estinta nel 1966.details
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February 1945Progetto di legge del CLN per l'abolizione della legislazione razzialeLa Commissione legislativa del CLN regionale, composta da Tito Carnacini, Angelo Senin, Leonida Casali e Roberto Vighi, elabora un progetto di legge per l'abolizione della legislazione razziale italiana. L'articolo 1 abolisce ogni differenza razziale fra cittadini italiani. L'articolo 2 reintegra negli impieghi e nelle professioni i cittadini esclusi. L'articolo 3 dispone il recupero della proprietà di immobili e aziende. L'ultimo articolo stabilisce la possibilità di riacquisto della cittadinanza italiana per coloro ai quali è stata revocata in base alle leggi razziali.details
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February 1945Premi in sale per chi favorisce la cattura di partigianiUn bando del Comando Supremo Germanico comunica che, “per mantenere la sicurezza del paese, per la protezione della popolazione civile e per evitare contromisure più severe”, sono fissati dei premi a chi aiuta nella lotta antipartigiana. Per chi rende possibile il sequestro di depositi e rifornimenti aerei di armi o favorisce la cattura di “ribelli” la ricompensa è di 5.000 lire e 5 chili di sale e raddoppia per l'arresto di un “capobanda” o in altri casi particolari. Ai delatori è promesso “assoluto riserbo”. Dall'inverno del 1943 il sale è diventato un genere alimentare molto prezioso. Lo si trova saltuariamente al mercato nero a costi elevatissimi. La sua richiesta sarà al centro delle manifestazioni guidate dalle donne nella primavera del 1945.details
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February 1945Non più un chicco di grano alla popolazioneI Tedeschi informano le autorità locali che non concederanno più nemmeno un chicco di grano alla popolazione. Gli occupanti istituiscono posti di blocco nelle strade provinciali. Un camion con 200 quintali di grano diretto alla SEPRAL è bloccato nei pressi di Budrio, un altro sulla strada di Medicina. Fino ad ora gli ammassi esistenti in provincia erano divisi tra quelli “riservati alla popolazione civile” (19) e quelli “a disposizione delle forze armate germaniche” (23). Dagli ultimi giorni di febbraio passeranno tutti sotto il controllo dei Tedeschi.details
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February 4, 1945Decimata la rete antifascista del PontevecchioDue partigiani della 1a Brigata “Irma Bandiera”, Nello Cavicchioli e Mauro Trigari, sono prelevati in casa da quattro militi della Brigata Nera. Il mattino seguente i loro cadaveri vengono rinvenuti nei pressi dell'ingresso della Certosa. Secondo un'altra versione i due sono catturati dalla GNR nel corso di una “operazione economica”, cioè una rapina, assieme ad altri due partigiani, Renato Marchesini e Libero Turolla. Quest'ultimo non resisterà ai duri interrogatori effettuati nella sede della GNR a Ingegneria e rivelerà i nomi di molti compagni: alcuni di essi saranno subito fucilati, altri deportati in Germania. Con le confessioni ottenute tramite le torture, i fascisti saranno in grado di scompaginare la rete dei partigiani e antifascisti di Pontevecchio. Nel processo per collaborazionismo del dopoguerra, a Turolla sarà riconosciuta l'attenuante di non aver tradito i compagni di sua iniziativa e potrà uscire dal carcere, a pochi mesi dalla condanna, grazie all'amnistia.details
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February 6, 1945Nelle piazze dei paesi si reclamano generi alimentariIl 6 febbraio a Crespellano si svolge una manifestazione di protesta contro l'arresto di tre giovani che hanno svuotato il magazzino di un ricco fascista e distribuito viveri alla popolazione. Tre giorni dopo circa cento donne invaderanno il paese al grido di "Non vogliamo più fascisti né tedeschi!". Il 7 febbraio a Zola Predosa 300 contadine protestano contro le razzie tedesche, minacciando e ingiuriando le autorità fasciste. Il 12 febbraio a Bazzano e a Monteveglio si svolgono imponenti manifestazioni di piazza. Nel primo comune 800 persone protestano per la mancata distribuzione di generi alimentati. A Monteveglio circa 400 donne, in gran parte contadine, reclamano sale, zucchero e altri generi e dopo il diniego del Commissario prefettizio assalgono e svuotano i depositi del mercato nero. La dimostrazione popolare si ripete il giorno seguente. A Crespellano il 13 si radunano in piazza circa 300 persone, soprattutto donne, reclamando grassi “dai ricchi fascisti”. Vengono assaltati due magazzini e distribuiti grossi quantitativi di generi alimentari. Prima della fine della guerra vi saranno a Crespellano altre nove manifestazioni di strada, sostenute dalle formazioni partigiane e dalle organizzazioni clandestine di sinistra. Il 14 febbraio le donne di Monteveglio tornano in piazza per la terza volta, ma la manifestazione è interrotta da una incursione alleata. Il 20 febbraio le dimostrazioni popolari coinvolgono cinque comuni: Granarolo, Minerbio, Molinella, Budrio e Galliera. Le proteste, portate avanti con il supporto delle formazioni partigiane del luogo, hanno modalità e dinamiche che si ripetono pressoché uguali in tutta la Bassa bolognese.details
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February 9, 1945Uccisione di Arduino Bondi (Furio)Il 9 febbraio viene ucciso in via Frassinago il partigiano diciottenne Arduino Bondi (Furio) della 1a brigata Garibaldi “Irma Bandiera”. Il padre Callisto prenderà il suo posto nella stessa formazione, in cui milita anche il fratello Luciano. Quest'ultimo sarà catturato dai nazifascisti e deportato nel lager, dal quale riuscirà a salvarsi. Nel 2018 sul luogo dell'uccisione di Furio sarà inaugurata, a cura dell'Anpi sezione Saragozza, dell'istituto comprensivo 8 e di Artecittà, una installazione artistica in suo onore, ideata e realizzata da alunni delle scuole “Guinizelli” e “Manzolini”.details
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February 10, 1945Gli eccidi di San RuffilloIn sei occasioni, tra il 10 febbraio e il 21 marzo 1945, alcune decine di partigiani, catturati nelle settimane precedenti a Bologna e dintorni, a Imola, Castelfranco Emilia e Bondeno (FE), vengono prelevati dalle carceri di San Giovanni in Monte. Trasportati nei pressi della stazione di San Ruffillo, sono tutti fucilati dai militi della GNR comandati dal tenente Bruno Monti e dalle SS guidate dal sergente Hermann Prader. Sono quindi gettati nelle profonde voragini create dalle bombe degli Alleati, usate come fosse comuni. Gli eccidi rimarranno ignoti fino al maggio 1945, quando alcuni corpi cominceranno a riaffiorare dal terreno. Solo 73 delle 96 salme rinvenute saranno riconosciute dai familiari. Gli eccidi di San Ruffillo, come quelli di Sabbiuno di Paderno, segnano una discontinuità con le pratiche repressive precedenti, basate sull'esibizione pubblica della violenza, volta a terrorizzare e scoraggiare i nemici. Il nuovo metodo prevede esecuzioni sommarie in segreto, conseguenti a rastrellamenti su vasta scala. Fino all'aprile 1945 circa 220 partigiani saranno uccisi a Bologna in tredici esecuzioni di gruppo. Quasi tutte le vittime saranno prelevate dalle carceri di San Giovanni in Monte da un reparto di SS del comando della Sicherheitspolizei e del Sicherheitsdienst (Sipo-SD) di via Santa Chiara. Di alcuni partigiani, sequestrati il 4, 9 e 17 aprile, non si saprà più nulla. Un monumento in ricordo degli eccidi di San Ruffillo, eretto nel primo dopoguerra, porterà la seguente epigrafe, dettata dall'ex partigiano Ernesto Venzi: In queste fosserosse di sangue innocenterisuonadalla voce dei martirigrande l'ItaliaNel sacrificioe nella federiposano unitiammonendo i vintiche negarono libertà e amoredetails
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February 14, 1945Bombardamenti in periferiaI bombardamenti alleati risparmiano in questo periodo il centro cittadino, sul quale operano occasionalmente singoli veivoli, ma si accaniscono sulle attività produttive e sulle postazioni militari tedesche poste nella periferia a sud est. In gennaio è colpito il grande calzaturificio Montanari nel rione Pontevecchio, mentre il 14 febbraio le bombe distruggono gran parte della villa Mazzacorati in via Toscana, che funziona come ospedale militare. Fortunatamente è risparmiato il prezioso teatrino settecentesco all'interno del grande edificio. In seguito a queste incursioni inizia il controesodo della popolazione, che nei mesi precedenti è sfollata dal centro storico nella periferia lungo la via Emilia.details
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February 14, 1945La morte di Paolo Fabbri e Mauro GuermaniMentre tentano di attraversare la linea del fronte per rientrare a Bologna, dopo aver partecipato al congresso della CGIL a Roma, i dirigenti socialisti Paolo Fabbri (1889-1945) e Mauro Guermani perdono la vita a Bombiana di Gaggio Montano. Paolo Fabbri (Palita), già capolega a Conselice e segretario della Camera del Lavoro di Molinella, era uno dei principali animatori della Resistenza in Emilia. Il suo fondaco in via dei Poeti, un tempo tipografia del “Resto del Carlino”, è un importante centro dell'antifascismo, "cuore del socialismo" bolognese e una delle poche basi partigiane ad operare ininterrottamente dall'8 settembre 1943 al 21 aprile 1945. Il tenente colonnello Guermani era vice comandante della piazza militare di Bologna. I corpi dei due - trafitti di schegge - saranno ritrovati solo nell'aprile 1946. Le circostranze della morte non saranno mai chiarite. Secondo alcuni i resistenti sono incappati in un campo minato o sono stati intercettati da una pattuglia tedesca. Per altri l'episodio rientra in una serie di uccisioni misteriose e controverse di esponenti dell'antifascismo moderato (Bentivogli, Bassi, Proni, ecc.).details
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February 15, 1945Le linee difensive tedesche a est di BolognaLa X Armata tedesca, al comando del generale Herr, composta da numerose divisioni di fanteria - tra cui la 188a da montagna - dalla 1a e 4a Divisione paracadutisti, dalla 26a Divisione corazzata, ha il compito di difendere il fronte ad oriente di Bologna dagli attacchi dell'VIII Armata britannica. I tedeschi hanno approntato una serie di linee difensive, a partire da quella chiamata Imgard sul fiume Senio. Risalendo a nord-ovest vi sono la linea Laura sul Santerno, la Paula sul Sillaro e la Gengis Khan sull'Idice, che costituisce l'ultima barriera prima di Bologna.details
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February 15, 1945Formazioni partigiane nella Valle del RenoSecondo un rapporto del CUMER, a metà febbraio sul fronte della V Armata nella Valle del Reno si trovano circa 1.800 partigiani. La maggior parte di essi appartengono alla divisione Modena Armando: 300 sono a Lizzano in Belvedere, 400 sono di riserva nel centro di accoglienza di Pescia, 50 appartengono alla brigata “Pilota” di Gino Costantini, che opera sulla destra del Reno tra Riola e Vergato. Vi sono inoltre 280 partigiani nella brigata “Costrignano” a Lizzano Pistoiese e 200 circa nei gruppi "Giustizia e Libertà" e "Matteotti", riunite nella formazione Montagna di Bologna, alloggiate a Cà di Landino e impegnate in missioni verso Monte Salvaro e Monte Sole, in appoggio alle truppe alleate.details
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February 18, 1945La "Settimana del Patriota"Fra il 18 e il 25 febbraio si svolge nel bolognese la Settimana del Patriota (o del Partigiano), una manifestazione di solidarietà e appoggio ai Volontari della Libertà in armi. Promossa dal Fronte della Gioventù - organizzazione di massa comunista che raccoglie ragazzi renitenti alla leva o non ancora chiamati alle armi - vede protagonisti anche i Gruppi di Difesa della Donna (GDD). Sono raccolte vaste offerte di denaro, vestiario, medicinali destinate alla riorganizzazione delle formazioni combattenti, dopo la sosta invernale e l'ampia repressione nazifascista seguita alla battaglia di Porta Lame e al proclama di Alexander.details
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February 18, 1945La "borsa nera" e i libri inglesiDurante la guerra prospera il mercato nero, che riguarda praticamente tutti i beni di consumo: dal lucido da scarpe alle caramelle, dagli aghi alle pelli di coniglio. Gli accaparratori sono chiamati “pescicani”, come ai tempi della grande guerra, oppure "borsaneristi". A Bologna il luogo più frequentato per la borsa nera è il Voltone del Podestà, che dopo la Liberazione sarà più volte perquisito, con scarsi risultati, dalla Military Police. Per alcuni generi i prezzi sono abbastanza stabili e omogenei, con notevole dislivello rispetto al listino ufficiale: la farina di gran turco, ad esempio, costerebbe 2,80 lire al chilo, ma non si trova a meno di 10 lire Un chilo di pane costa in media 20 lire, mezza giornata di lavoro di un operaio specializzato; il prezzo di un litro d'olio, 400 lire, corrisponde al salario di 14 giornate, 8 giornate vale un chilo di zucchero. Un chilo di vero caffè (volgarmente chiamato “caffè caffè”) costa al mercato nero 1.200 lire, il salario di circa tre settimane, mentre per un vestito da uomo confezionato ci vogliono tre mesi di paga, circa 4.500 lire. Dall'inizio del 1945 un inatteso campo di sfrenata borsa nera sono i libri in lingua inglese: presso gli opportunisti, pronti a “dimenticarsi la cimice nell'altra giacca”, si vendono molto bene i romanzi di Wilde e Steinbeck e i drammi di Shakespeare. Via col vento arriva al rispettabile prezzo di 100 lire. The stars look down di Cronin è considerato un libro rivoluzionario. Il “Resto del Carlino” non manca di denunciare certe improvvise conversioni culturali, mentre una scritta significativa appare sul muro esterno della chiesa di San Pietro: “Dio stramaledica gli inglesi e chi li aspetta”.details
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February 18, 1945Operazione "Encore" contro la Linea Verde IILa 10a Divisione da Montagna USA attacca il “Riva Ridge” - la catena dei Monti della Riva tra le valli dell'Ospitale e del Dardagna - dando inizio all'Operazione "Encore" (Fare il bis), che mira allo sfondamento dell'ultima linea di difesa tedesca sull'Appennino tra Modena e Bologna. La 10a Divisione è giunta il 10 gennaio in Emilia, dopo un intenso addestramento sulle Montagne Rocciose in Colorado: si tratta della prima divisione alpina della storia degli Stati Uniti ed è formata da provetti escursionisti ed atleti, in gran parte volontari. I reggimenti sono equipaggiati con armi particolari, come i mortai da 81 a canna corta, i cannoni smontabili Howitzer o le micidiali spolette V.T., dotate di un sofisticato meccanismo esplosivo. La conquista del “Riva Ridge” comporta la scalata di pareti di roccia a strapiombo e l'uso di teleferiche per l'evacuazione dei feriti. Nella notte tra il 18 e il 19 febbraio, con attacchi a sorpresa, sono conquistate ad una ad una le postazioni nemiche sui rilievi di Monte Mancinello, Monte Serrasiccia, Cappel Buso e Pizzo di Campiano. I ripetuti contrattacchi dei nemici non hanno successo. Per l'azione fulminea al Pizzo di Campiano i componenti del plotone guidato dal ten. Loose verranno tutti decorati con croci di bronzo e d'argento. Nei giorni successivi i soldati americani saranno affiancati dai brasiliani della FEB e dai partigiani inquadrati nella Divisione Modena "Armando" per la conquista del monte Belvedere sopra Gaggio Montano, dove i fanti tedeschi sepranno resistere e contrattaccare per alcuni giorni. La sera del 20 febbraio gli uomini del 2° battaglione dell'85° reggimento della 10a Divisione raggiungeranno la pineta di Ronchidos. Nella notte del 20 febbraio i brasiliani attaccheranno monte Castello, con l'appoggio di una squadriglia di caccia Thunderbolt decollati da Pisa e dopo dodici ore la "cima imprendibile", difesa strenuamente da reparti della 232a Infanterie Division al comando del barone gen. Von Eckard Goblenz e della 114a Jeager Division, sarà definitivamente nelle loro mani. Nei pressi di Corona, invece, i carri alleati saranno a più riprese bloccati e messi fuori uso dai Panzerfaust, i micidiali piccoli cannoni controcarro tedeschi. La 10a Divisione lascerà sul Belvedere, conquistato definitivamente il 21 febbraio, più di 200 morti e quasi 700 feriti. In tre giorni di attacchi più di 1.200 soldati tedeschi saranno fatti prigionieri. L'Operazione "Encore" terminerà il 5 marzo con l'ingresso degli americani a Castel d'Aiano e dei brasiliani a Castelnuovo. Gli Alleati troveranno ancora una forte opposizione tedesca, soprattutto sul monte della Spe, difeso dalla 29a div. "Falco" del gen. Polack. L'87° Reggimento della 10a Divisione sarà ricordato come l'unico reparto di fanteria dell'esercito americano a combattere sia in estremo oriente contro i giapponesi, sia in occidente contro i tedeschi.details
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February 19, 1945Manifestazioni popolari nei comuni della BassaIl 19 febbraio davanti al municipio di Galliera si svolge “una grossa azione partigiana sostenuta da una manifestazione popolare e femminile”. Avvertite di una distribuzione di sale, centinaia di donne convergono sulla piazza di San Venanzio, mentre i sappisti bloccano le strade d'accesso. Le manifestanti chiedono a gran voce sale e zucchero, mancanti da mesi. Un gruppo penetra nel municipio e mette sottosopra gli uffici, gettando dalle finestre carte annonarie, registri di leva, licenze e tanti altri documenti. Il fine è far sparire dall'anagrafe i giovani reninenti alla leva e tutto ciò che può compromettere la Resistenza. I soldati tedeschi presenti in paese non capiscono la situazione e lasciano fare, credendo vi sia in corso una festa. Il 26 febbraio alcuni operai della Todt verranno arrestati dalle Brigate Nere con l'accusa di aver partecipato al tumulto. Il Commissario Prefettizio Ferdinando Testoni si adopererà per la loro liberazione presso il Capo della Provincia e tenterà di alleggerire le responsabilità dei cittadini di Galliera, affermando che l'assalto al municipio era stato opera di “una turba di donne, per la maggior parte minorenni e di altri comuni”. Inoltre si recherà a Bondeno e a Comacchio per rifornire il paese di zucchero e sale. Durante il viaggio di ritorno il motofurgone su cui viaggia sarà mitragliato da “aerei nemici” e lui rimarrà gravemente ferito. Il 14 marzo un articolo apparso sul “Resto del Carlino” metterà in evidenza la sua “dedizione verso il popolo”. Galliera non è il solo comune della Bassa interessato da manifestazioni di protesta. Il 21 febbraio è la volta di Malalbergo, dove un centinaio di contadine e casalinghe si raccolgono davanti al municipio e lanciano urla contro il commissario prefettizio nono stante siano minacciate dai Tedeschi in armi. Il 27 febbraio a Minerbio viene assaltato un camion della SEPRAL carico di zucchero, poi distribuito ai presenti. I Tedeschi intervengono sparando sulla folla, ma sono contrastati da partigiani armati. Il 28 febbraio a Baricella i Tedeschi intervengono durante una manifestazione di 400 donne e fermano alcuni partecipanti, dopo aver tentato invano di arrestare gli oratori. Poco lontano entrano in sciopero circa 300 operai della Todt. I Tedeschi armati impediscono loro di raggiungere il centro del paese. Le direttive del CLN mirano in questa fase a creare una resistenza attiva contro l'asportazione dei prodotti, contro il mercato nero e gli affari illeciti, per la protezione delle riserve alimentari e - ove necessario - per la distribuzione delle stesse. Le azioni devono essere attuate "con disciplina, con giustizia, applicando prezzi equi e di calmiere". L'iniziativa deve essere assunta dai CLN provinciali e comunali, che hanno la responsabilità della correttezza delle distribuzioni.details
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February 20, 1945La Divisione "Bologna" del Corpo Volontari della LibertàIn vista dell'imminente offensiva alleata, le forze partigiane del territorio bolognese vengono concentrate in unica formazione, chiamata Divisione “Bologna” del Corpo Volontari della Libertà (CVL). Essa è costituita: dalla 1a Brigata “Irma Bandiera” di Bologna, dalla 2a Brigata “Paolo” della zona di Galliera, dalla 63a Brigata “Bolero” della zona di Bazzano, dalla 4a Brigata “Venturoli” della zona di Altedo, dalla 5a Brigata “Bonvicini” del territorio di Medicina e Molinella, dalla 6a Brigata “Giacomo” di Bologna, dalla 7a Brigata GAP “Gianni” operante a Bologna e in diversi paesi limitrofi, dall'8a Brigata “Masia” di Bologna. Comandante della Divisione è nominato il colonnello dei bersaglieri Mario Trevisani del Comando Piazza partigiano, mentre il ruolo di Capo di Stato Maggiore è ricoperto dal capitano Carlo Zanotti (Garian), già ufficiale della Divisione “Modena” e della 66a Brigata Garibaldi. Commissario di Guerra è Giacomo Masi, già comandante delle SAP. Nel primo convegno del nuovo comando, tenuto in un'abitazione di piazza Aldrovandi, è decisa la convergenza di tutte le brigate in città, nel caso che l'offensiva alleata abbia un buon esito, oppure l'uscita tempestiva delle brigate cittadine per azioni di guerriglia nelle campagne, assieme alle SAP, nel caso contrario.details
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February 24, 1945Uccisione dei conti IsolaniIl conte Gualtiero Isolani Lupari e la sorella Carolina, discendenti di una delle più antiche famiglie nobili bolognesi, vengono uccisi da partigiani della 7a GAP nel loro palazzo di via Santo Stefano 16, assieme ad un fattore e a una dama di compagnia. L'evento ha grande risonanza in città: Isolani è un noto imprenditore, già presidente dell'Automobile Club e della SIP e padrone dell'azienda bolognese più importante nel settore del trasporto merci. Negli anni Venti, inoltre, è stato a capo dell'Agraria e tra i finanziatori del partito fascista. Secondo la versione dei partigiani l'uccisione del conte non era prevista. L'obiettivo dell'azione era la soppressione di una spia, che aveva denunciato un partigiano in cambio di un quantitativo di sale. Attratto da rumori insoliti sulle scale del palazzo, Isolani si è affacciato e ha intimato ai gappisti di andarsene, minacciando di chiamare i carabinieri. A questo punto è stato colpito e ucciso.details
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February 28, 1945110 bolognesi nel lager di BolzanoIl 28 febbraio 110 partigiani e patrioti detenuti nel carcere di San Giovanni in Monte vengono inviati nei campi di concentramento e di sterminio tedeschi. Per il precipitare degli eventi bellici, rimarranno in sosta nel campo di transito di Bolzano-Gries (Polizei und Durchgangslager Bozen), situato nella Zona di Operazione Prealpi e entrato in funzione nell'estate del 1944, dopo la chiusura del lager di Fossoli (MO). Gran parte di essi riusciranno a sopravvivere.details
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March 1945Guerra psicologicaIn previsione dell'offensiva imminente gli Alleati lanciano in territorio nemico grandi quantità di volantini propagandistici e salvacondotti, destinati ai soldati tedeschi e alle truppe della RSI. Gli americani agiscono tramite la PWB (Psychological Branch Welfare) e l'OSS (Office of Strategic Service). Per il lancio vengono usati obici con proiettili da 105 modificati, vuoti all'interno e dotati di spolette a tempo, che esplodono in aria. Nelle zone più lontane dal fronte, aerei che volano a bassa quota rilasciano grandi quantità di giornaletti in lingua tedesca, quali “Frontpost” e passaporti PW, destinati a fiaccare il morale delle truppe e invitanti alla diserzione. A questo proposito i comandanti della 94a Div. tedesca sul fronte del Reno adottano severe misure anti-diserzione. L'OSS opera nel territorio occupato dal nemico anche attraverso agenti segreti tedeschi e italiani, che utilizzano la “propaganda nera” - notizie false manipolate in modo da farle sembrare vere - allo stesso modo di alcune trasmissioni radiofoniche diffuse da stazioni come la Soldatensender West o Italia combatte. Molto frequente, nelle zone occupate, è l'ascolto clandestino di Radio Londra, che trasmette messaggi in codice e commenti sulla situazione bellica a cura di fuorusciti antifascisti. Anche l'esercito tedesco, che ha in forza apposite Propaganda Kompanien, utilizza la guerra psicologica, lanciando volantini aldilà delle linee nemiche, con l'uso di cannoni o fucili lancia granate. Sono volantini ben fatti e colorati, ma dal contenuto lugubre. Vengono inoltre pubblicate foto e nomi di prigionieri con l'avvertimento a non partire in pattuglia. I tedeschi hanno anche programmi radio in lingua inglese per le truppe alleate, curati da Axis Sally, uno pseudonimo, che copre l'identità di annunciatrici filonaziste come Mildred Elizabeth Gillars e Rita Zucca.details
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March 1945La 4a Brigata Sap "Venturoli"Nella primavera del 1945, dopo lo sdoppiamento della 2a Brigata Garibaldi “Paolo”, si costituisce la 4a Brigata SAP, che prenderà il nome del partigiano Remigio Venturoli (Renato), uno dei fondatori della 7a GAP caduto il 1° aprile 1944. Organizzata in sei battaglioni, la formazione compierà numerose azioni nella campagna a nord-est di Bologna, al comando di Enrico Mezzetti (Fulmine), Medaglia d'Argento al V.M, e di Elio Cicchetti (Fantomas), con Elio Magri (Pick) e Mario Mazzacurati commissari politici. Per il numero elevato di partigiani inquadrati nella formazione, la zona di operazioni verrà divisa in due settori: il primo comprenderà i comuni di Castel Maggiore, Argelato, San Giorgio di Piano, San Pietro in Casale, Galliera. Il secondo Castenaso, Granarolo E., Minerbio, Bentivoglio, Baricella e Malalbergo.details
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March 3, 1945Manifestazioni delle donne antifascisteIl 3 marzo si tiene a Bologna una “manifestazione per il sale” promossa dai Gruppi di difesa della donna (GDD), che il giorno prima hanno diffuso un volantino con l'indicazione: Manifestate in massa nelle vie e sulle piazze contro le autorità fasciste, complici dei criminali nazisti ... assalite i magazzini dei nazifascisti. Una sfilata di circa mille donne attraversa le vie del centro fino al magazzino di via Azzogardino, chiedendo a gran voce la distribuzione del sale. Le manifestanti ricevono la solidarietà delle operaie della vicina Manifattura Tabacchi, pur in presenza dei poliziotti della GNR, guidati dal tenente Bruno Monti. Una ventina di esse vengono fermate e minacciate di morte. Nelle ultime settimane prima della Liberazione in città e in provincia vi sono altre agitazioni. Sempre il 3 marzo a Zola Predosa un gruppo di manifestanti penetra nella sede comunale è dà fuoco ad alcuni uffici. A Budrio davanti al municipio è richiesta a gran voce una distribuzione di sale. Il 5 marzo manifestano le donne di Casalecchio di Reno, il 9 quelle di Crespellano. Il 10 marzo a Bologna un centinaio di donne irrompono nell'ufficio del podestà Agnoli per protestare contro la mancata distribuzione di generi alimentari. Il 16 aprile una colonna di donne con cartelli antifascisti percorre via Indipendenza. La partigiana Penelope Veronesi (Lucia) pronuncia un breve discorso di incitamento alla lotta, dopo aver issato un tricolore sul monumento a Garibaldi. Intanto non si contano le dimostrazioni popolari nei comuni della provincia: il 16 marzo a Padulle, sede del comando tattico della XIV Armata tedesca, il 22 marzo a Mordano e a San Giorgio di Piano, il 26 a Molinella, dove le donne chiedono generi alimentari, ma anche la liberazione di due compagne arrestate dalle brigate nere.details
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March 4, 1945I partigiani della 36a Brigata Garibaldi partecipano all'offensiva di primaveraI quattro battaglioni della 36a Brigata Garibaldi “Bianconcini”, operante nell'imolese, con l'avvicinarsi del fronte tentano, con varia fortuna di attraversare lo schieramento nemico. Molti partigiani, una volta congiuntisi con gli Alleati, verranno disarmati e solo una parte di essi tornerà in linea per l'offensiva di primavera, inquadrati in nuove formazioni combattenti. Gli uomini del 2° e del 4° btg, dopo la battaglia di Purocielo e l'incontro con gli Inglesi il 17 ottobre, saranno sistemati prima in un convento a S. Benedetto in Alpe e poi trasferiti con autocarri Dodge a Firenze e ricoverati nel centro di raccolta partigiani di via della Scala. Il 3° btg, dopo i combattimenti di Monte Battaglia, sarà disarmato a Moraduccio, nella valle del Santerno, e condotto a Scarperia nel Mugello. Rispondendo ad un appello dell'ex comandante della 36a Luigi Tinti (Bob), il gruppo si riunirà a quello di Firenze e parteciperà a un corso di addestramento a Cesano, presso Roma. Il 4 marzo 1945 i garibaldini della 36a saranno inquadrati nel Gruppo di Combattimento "Cremona". Il 10 aprile entreranno ad Alfonsine e proseguiranno poi per Bologna, Comacchio e Chioggia. I reparti del 1° btg, comandati da Libero Golinelli, incontreranno gli Americani il 24 settembre sul monte La Fine, nell'alta valle del Sillaro e continueranno ad operare accanto ad essi. Il 14 aprile 1945 parteciperanno alla liberazione di Imola e proseguiranno poi oltre il Po. Nell'ottobre 1944 i reduci di Cà di Guzzo, al comando di Guerrino De Giovanni, assumeranno il controllo militare e politico della zona di Monterenzio nella valle dell'Idice, affiancando le autorità alleate.details
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March 5, 1945Gli americani occupano Iola e Pietracolora ed entrano a Castel d'AianoTra il 3 e il 5 marzo gli americani attaccano le postazioni tedesche nella zona di Castel d'Aiano. L'85. reggimento della 10a Divisione da montagna USA occupa il Monte Grande d'Aiano (879), il Monte della Spe o della Madonnina (935) e il Monte della Castellana (1006). Il 3 marzo l'86. reggimento attacca a Iola. Tra le 8 e le 8,40 è conquistato il caposaldo tedesco di Monte Terminale a colpi di mitragliatrice e di mortaio e quindi i granatieri della 232a Divisione tedesca sono respinti dal paese con furiosi combattimenti casa per casa. Il 4 marzo è occupata Pietracolora. Alla sera del 5 marzo l'87. reggimento della 10a Montagna entra nel paese semidistrutto di Castel d'Aiano, il comune più alto della provincia di Bologna, a 830 metri s.l.m., già colpito duramente dai bombardamenti del 4 e 5 novembre 1944. L'opposizione tedesca è forte soprattutto sul Monte della Spe, con un fitto bombardamento di artiglieria e numerosi contrattacchi da parte dei granatieri della 29a Panzer Division "Falco" del gen. Fritz Polack, ultima riserva tedesca. Tra il 3 e il 5 marzo gli americani subiscono 549 perdite, di cui 106 morti. Nelle due settimane successive i tre reggimenti della 10a Divisione USA si attesteranno sui monti circostanti. L'attacco finale alla Gotica è portato il 13 aprile. Gli alpini della 10a si trovano di fronte i tedeschi della 334a div. del gen. Bohlke. Progredendo passo passo espugnano nel pomeriggio del 14 le alture attorno a Castel d'Aiano, che dominano la Statale 64. La strada per Vergato e la bassa Valle del Reno è ormai aperta.details
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March 9, 1945Inizia la ricostruzione dell’ArchiginnasioIl 9 marzo 1945 si posa la prima pietra per la ricostruzione del palazzo dell’Archiginnasio, gravemente danneggiato dal bombardamento del 29 gennaio 1944. Sono stati distrutti il lato orientale e meridionale del cortile, il Teatro Anatomico - costruito in legno dal Levanti tra il 1636 e il 1649 - e la sottostante cappella dei Bulgari, con gli affreschi del Cesi e una tela di Calvart. Fin dal giorno seguente il bombardamento, il soprintendente Alfredo Barbacci (1896-1989) ha curato, assieme ai tecnici del Genio Civile, il recupero degli elementi architettonici e decorativi e dei frammenti lignei del Teatro Anatomico. I lavori di ricostruzione saranno completati solo nel 1956.details
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March 10, 1945Eccidio del podere "La Rossa" a ImolaIl 5 febbraio 1945 i nazisti, forse grazie alle informazioni di una spia, effettuano un rastrellamento nel territorio tra Riolo Terme (RA) e Borgo Tossignano (BO). Catturano in località diverse una ventina di uomini, soprattutto partigiani delle Sap, e li trascinano a Imola nelle carceri della Rocca, dove subiscono pestaggi e torture. Guido Bianconcini muore per le sevizie il 12 febbraio, mentre otto suoi compagni di prigionia - Lorenzo Baldisseri, Emilio Benedetti, Paolo Farolfi, Dante Giorgi, Sergio Ragazzini, Antonio e Paolo Roncassaglia, Attilio Visani - sono portati il 10 marzo nel podere La Rossa, nella periferia ovest di Imola. Qui, “grondanti di sangue per le torture subite”, vengono barbaramente uccisi “uno sull'altro” e i loro cadaveri nascosti nel cratere di una bomba d'aereo colma d'acqua. Gli altri ostaggi saranno trasferiti a Bologna nelle carceri di San Giovanni in Monte e in parte deportati nel Reich. I corpi dei partigiani trucidati nel podere La Rossa verranno recuperati da una squadra dell'UNPA nel marzo 1945. Gli scopritori testimonieranno la presenza, sui loro volti, di evidenti segni di tortura e colpi d'arma da fuoco. Gli autori del massacro non saranno mai identificati.details
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March 10, 1945Morte di Mario Pasi (Montagna)Mario Pasi (Montagna), commissario politico del Comando partigiano Zona Piave, viene giustiziato assieme ad altri nove compagni in località Bosco delle Castagne, nei pressi di Belluno. Nato a Ravenna nel 1913, ha dato vita, nell'Ateneo bolognese, ad un gruppo studentesco antifascista e in seguito ha fondato la cellula universitaria del Partito Comunista. Nel 1938 si è trasferto come medico a Trento, mantenendo però contatti politici con Bologna e la Romagna. Militare in Francia e Albania, è stato congedato per invalidità e ha ripreso l'attività cospirativa a Trento come membro del CLN. Dalla primavera del 1944 si è trasferito nel Bellunese, dove ha organizzato i gruppi armati, che avrebbero costituito la Divisione Nannetti, composta soprattutto di partigiani bolognesi. E' stato arrestato dalle SS il 9 novembre 1944 a Roe Alto (BL) a seguito di una delazione. Per quattro mesi tedeschi e fascisti hanno cercato di estorcergli informazioni con la tortura, tanto da indurlo a tentare il suicidio. L'amico scrittore Mario Tobino lo definirà “il più bell'italiano di mezzo secolo”.details
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March 15, 1945Morte di Carlo DovesiNella notte tra il 15 e il 16 marzo, in uno scontro a fuoco in via Battindarno, trova la morte Carlo Dovesi (Nino, 1926-1945), partigiano della 7a Gap “Gianni”. Originario di Argenta (FE), era studente all’Istituto Tecnico. Sarà sepolto nell’Ossario dei partigiani alla Certosa. In suo ricordo verrà eretto un cippo ai margini del parco di Villa Contri.details
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March 17, 1945A Baricella crolla una base partigiana con morti e feritiLa sera del 17 marzo un folto gruppo di partigiani del Battaglione “Gotti” della IV Brigata Garibaldi “Venturoli”, reduci da un duro scontro con i nazifascisti sulla via Nazionale Ferrarese, si ferma per rifocillarsi e riposare nella casa dei fratelli Fabbri in via delle Bocche a Baricella. La casa è una delle prime basi utilizzate dai combattenti della zona di Malalbergo e Baricella. Situata vicina al canale Zena è un ottimo punto di osservazione per i movimenti dei nemici nel territorio. Dopo mangiato una parte dei partigiani si sistemano per dormire in un fienile pieno di sacchi di cipolle, mentre altri occupano la stalla sottostante. Verso le 2 e 30 di notte il soffitto del fienile crolla, trascinando di sotto gli occupanti. Due partigiani che si trovano nella stalla muoiono soffocati “nel pauroso groviglio di travi, pietre, tegole, sacchi” che cadono dall'alto. Sono Enore Rubini e Guerrino Nanni, entrambi di Malalbergo. Altri quattro rimangono feriti e vengono trasportati in una base vicina per le prime cure.details
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March 20, 194537 morti sotto le bombe nel "Vaticano" di CrespellanoIl 20 marzo un devastante bombardamento alleato colpisce il centro di Crespellano. Trentasette persone trovano la morte nel palazzo chiamato “Vaticano”, un grande caseggiato di proprietà della Curia abitato da decine di famiglie di braccianti e di sfollati. Assieme agli abitanti del luogo, i partigiani della 63a Brigata Garibaldi si adoperano per la rimozione delle macerie e per il soccorso ai parenti delle vittime e ai sinistrati.details
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March 24, 1945Cattura e uccisione di Armando RuscelloDurante un rastrellamento le Brigate Nere catturano e fucilano a Imola Armando Ruscello (Pedro, 1924-1945), operaio elettricista e vice comandante di battaglione nel distaccamento imolese della 7a Gap Gianni. Il fratello Rino (Medaglia d'Oro al VM) era rimasto ucciso il 6 ottobre 1944 a Ca’ Genasia di Ghiandolino in uno scontro con i Tedeschi, assieme a Marino Dalmonte e a Elisa Gambassi. Ad Armando sarà conferita la Medaglia d'Argento alla memoria con questa motivazione: Entrava tra i primi a far parte del movimento clandestino partecipando a numerose azioni, sempre distinguendosi. La morte del fratello, caduto in combattimento, anziché fiaccarlo nello spirito, rinvigoriva la sua volontà di lotta. Attaccato da forze preponderanti su delazione, febbricitante si batteva strenuamente finché, colpito a morte, cadeva per la libertà della Patria. Ai fratelli Ruscello sarà intitolato il distaccamento di Imola della 7a Gap. Nel 1974 verrà loro dedicato il nuovo Palazzetto dello Sport di via Volta.details
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March 26, 1945Funerale dei partigiani ritrovati in via FalegnamiIl 26 marzo una manifestazione silenziosa di donne accompagna il trasporto funebre dei partigiani Clelio Fiocchi (Lorenzo) e Elio Magli (Totò) della 1a Brigata “Irma Bandiera”. I loro corpi, martoriati e resi irriconoscibili dalle torture, sono stati ritrovati in via Falegnami, lasciati a monito per strada con il presidio della Brigata Nera e quindi trattenuti per tre giorni all'Istituto di Medicina legale di via Irnerio. Per loro è stata probabilmente simulata una fucilazione post mortem. Alcuni testimoni accuseranno dell’omicidio e delle torture il tenente Monti dell’UPI, che invece indicherà alcuni militi GNR della compagnia “Siena” incaricati dal ten. col. Serrantini. Eludendo i divieti, le donne giungono sul posto alla spicciolata, guidate da Vittoria Tarozzi (Gianna), e si accodano al carro funebre. Proseguono poi fino a piazza VIII Agosto, dove Olga Maldini Zanasi, staffetta della 7a Gap Gianni e madre di uno dei tanti partigiani giustiziati dai nazifascisti al Poligono di Tiro, pronuncia un breve discorso, mentre le compagne depongono fiori rossi sulle bare.details
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April 1945Riduzione della produzione industrialeQuasi tutte le fabbriche cittadine, impegnate nella produzione bellica, a seguito dei numerosi bombardamenti aerei hanno dovuto ridurre o cessare del tutto l'attività. Alla Sasib, che fino all'incursione del 25 settembre 1943 occupava circa 1.000 operai e produceva inneschi per siluri magnetici “Sic” e pezzi di cannoni antiaerei, il numero degli addetti è sceso a 200 unità. Le officine di Casaralta, che producono carri ferroviari, ma anche barconi per il Genio militare, occupano alla fine della guerra solo 30 operai, mentre erano circa 500 nel 1943. La Minganti è sfollata a Palazzolo sull'Oglio e produce macchine utensili con 150 operai. La Sabiem si è ridotta da 800 a 100 operai, compresa la fonderia. Il bombardamento della fabbrica non ha comportato danni irreparabili alle macchine e la produzione è continuata. Verso la fine della guerra una parte dei macchinari sono stati nascosti a Malacappa. Dopo i bombardamenti dell'autunno 1943 molte fabbriche hanno trasferito le macchine in rifugi del centro, anche in edifici storici: a palazzo D'Accursio ad esempio sono stati accumulati gli impianti della Calzoni, mentre alla caserma Giordani sono stati sistemati i macchinari della Scarani. Nell'inverno del 1944 circa 8.000 operai lavoravano all'interno del centro storico. Dopo gli scioperi del marzo 1944 le fabbriche sono cadute tutte sotto lo stretto controllo degli occupanti tedeschi. I rastrellamenti indiscriminati hanno reso ancora più precaria l'attività produttiva.details
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April 3, 1945Dimostrazioni di piazza in tutta la provinciaIl mese di aprile inizia con nuove imponenti manifestazioni nelle piazze dei comuni della provincia di Bologna. Il 3 aprile sono coinvolti Budrio, Minerbio e Ozzano Emilia. A Budrio alcune centinaia di uomini protestano davanti al municipio: reclamano generi alimentari e copertoni per biciclette. A Minerbio circa 300 donne chiedono i beni tesserati. A Ozzano un'adunanza di donne invoca una distribuzione di viveri. Un impiegato fascista che fa il prepotente viene malmenato. Il 5 aprile vi sono dimostrazioni a Granarolo Emilia e a Molinella. Nel primo comune un gruppo di donne invade il municipio, getta carte d'archivio dalle finestre e inveisce contro i Tedeschi intervenuti in armi. A Molinella davanti alla sede fascista è chiesta con forza la scarcerazione delle compagne arrestate e la circolazione libera delle biciclette. L'11 aprile tre centri del bolognese sono in subbuglio, con le donne sempre protagoniste: a San Giovanni in Persiceto, a Minerbio, a Calderara di Reno si chiedono alimenti e l'abolizione del pedaggio sulle operazioni di molitura.details
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April 5, 1945"Second Wind": attacco alla Linea Gotica nel settore tirrenicoIl 5 aprile 1945 gli Alleati sferrano l'attacco alla Linea Gotica nel settore tirrenico. Assieme a un analogo attacco sul litorale Adriatico, sostenuto dalla 56a Divisione britannica assieme ai partigiani della 28a Brigata Garibaldi “Gordini”, fa parte di un piano di inganno per sorprendere i Tedeschi alle estremità della loro linea di difesa. L'operazione, denominata “Second Wind”, è sostenuta soprattutto dalla 92a Divisione di fanteria americana “Buffalo”, riorganizzata dopo mesi di combattimenti, con l'aggiunta del 473° reggimento e del 442° Combat Team, veterano dei Vosgi, composto da “Nisei”, cioè americani di origine giapponese. L'attacco è portato all'inizio sulle Apuane, con l'obbiettivo di far arretrare le difese tedesche dalla costa. Il 473° e il 442° riescono a conquistare monte Strettoia, potendo così proseguire verso nord sulla Statale n.1 Aurelia. Ad Altagnana e Antona i Nisei e i Patrioti Apuani annientano i superstiti del battaglione "Kesselring" e aprono la strada a Massa e a Carrara. Il 10 aprile gli Americani entrano a Massa, congiungendosi con i “Patrioti Apuani”, scesi combattendo dalle montagne. L'11 aprile il 442° CT raggiunge Carrara, accolto dai partigiani della formazione “Gino Menconi”. Poi l'azione prosegue verso la Lunigiana e La Spezia. Mentre il 14 aprile parte l'attacco della V Armata al centro della Linea Gotica, i Tedeschi irrigidiscono le loro difese a occidente, con l'utilizzo di tutte le riserve e l'intervento di parte della 90a Divisione motocorazzata e riescono temporaneamente a bloccare l'avanzata della 92a Divisione "Buffalo".details
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April 6, 1945Gli Alleati in Romagna decisi a battersi tra il Reno e il PoSi conclude con successo un attacco diversivo degli Inglesi nelle valli di Comacchio. Ha soprattutto il compito di mantenere in allerta i Tedeschi su un possibile sbarco degli Alleati in terra veneta, oltre al Po. I piani dell'VIII Armata prevedono, in realtà, una manovra a tenaglia tra le due rive del Reno. A nord la possibile direttrice dell'avanzata è lungo la strada statale 16 Adriatica, tra le paludi di Comacchio e le zone basse allagate e minate dai Tedeschi. Si tratta del cosiddetto varco di Argenta (Argenta Gap), che evita il difficile guado dei torrenti tributari del Reno. A sud è escluso un massiccio impegno lungo la più prevedibile via Emilia, difesa dalle migliori divisioni tedesche, la 4a paracadutisti e la 26a corazzata. Il generale McCreery, comandante dell'VIII Armata, punta invece ad un veloce attraversamento del Senio e del Santerno, in direzione di Massa Lombarda e Budrio, lungo la strada San Vitale. L'obiettivo finale dell'VIII Armata inglese è annientare le difese tedesche a sud del Po e inseguire le divisioni superstiti nella direzione del Veneto e del Friuli. La preparazione dell'attacco e dell'avanzata in Romagna è fatta con particolare cura. L'armata alleata è dotata di nuovi veicoli da sbarco cingolati, adatti ai terreni paludosi, i Fantail, e di veicoli per il trasporto truppe ottenuti adattando i carri armati Sherman. Sono introdotti carri lanciafiamme per stanare le difese nemiche lungo gli argini, mentre molti mezzi sono equipaggiati con cingoli "a piede d'anatra" per affrontare meglio le argille fangose della pianura. I ponti tipo Bailey, in dotazione al genio, consentono di scavalcare rapidamente i numerosi torrenti appenninici. Un altro strumento in dotazione sono i ponti ARK (Armured Ramp Carrier), rampe mobili montate su carri armati Churchill o Sherman. L'VIII Armata è composta di soldati di molti paesi. Nella zona sud dello schieramento operano tra gli altri gli indiani della 10a Divisione fanteria, i neozelandesi della 2a Divisione, la Brigata ebraica e i gruppi di combattimento italiani "Friuli" e "Folgore", mentre il 2o Corpo polacco fronteggia i tedeschi lungo la via Emilia. Ne fanno parte anche i partigiani della brigata Maiella e una brigata Gurkha, formata da soldati originari del Pamir e del Tibet, specialisti negli assalti di sorpresa all'arma bianca. Il V corpo d'Armata britannico chiude lo schieramento verso Ravenna e la costa adriatica. Comprende soldati britannici, indiani, nepalesi. Ne fa parte anche il gruppo di combattimento "Cremona", che opera nella zona di Alfonsine, avendo alle sue dipendenze anche la 28a brigata "Gordini" Garibaldi, guidata da Arrigo Boldrini (Bulow).details
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April 6, 1945Giovanni Masi ucciso durante una marcia di annientamentoNei pressi del bosco di Zellerfeld (Germania), durante una marcia di annientamento di prigionieri dei lager, un gendarme tedesco uccide freddamente Giovanni Masi (Gianni), giovane antifascista bolognese, mentre aiuta un compagno non più in grado di proseguire. Uscito dalla scuola di avviamento, Masi fu assunto all'ACMA, dove divenne organizzatore sindacale e fondò una cellula del partito comunista. Venne eletto fiduciario di fabbrica. Nel 1942 si trasferì alla Ducati e fu tra i principali animatori degli scioperi del 1943. Dal dicembre di quest'anno diede vita, assieme ad altri quattro compagni, al Comitato sindacale clandestino della provincia di Bologna. Nello stesso periodo costituì i primi nuclei del Fronte della Gioventù e ne divenne responsabile per Bologna. Fu tra gli organizzatori dello sciopero del 1° marzo 1944. In aprile fu chiamato a Milano alla direzione nazionale della FdG, dove collaborò con Eugenio Curiel. Pochi mesi dopo fu arrestato assieme ad altri e torturato dalle brigate nere e dalle SS. La sua fucilazione fu rinviata per cause fortuite. Trascorse un periodo di detenzione nel carcere milanese di San Vittore poi venne deportato a Dachau e in altri campi di concentramento del Reich.details
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April 8, 1945A Bologna "tutto tranquillo"Il Ministro del Lavoro, in visita a Bologna, invia a Mussolini una relazione del tutto rassicurante sulla situazione della città, ormai alla vigilia della liberazione (21 aprile). Al Littoriale si tiene una partita di calcio tra militari tedeschi e italiani. Al Medica viene rappresentata la Sonnambula di Bellini. Negli altri teatri lavorano tre compagnie di prosa. Sono aperti tredici cinematografi, i tram circolano regolarmente. A dire dell'alto funzionario funzionano luce, gas e acqua. L'approvigionamento di alimentari è normale. Unico grave problema è il grande numero di profughi male alloggiati presenti entro le mura, mentre i proprietari agricoli nei dintorni lamentano le minacce dei partigiani e le requisizioni - soprattutto di bestiame - da parte dei soldati tedeschi.details
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April 9, 1945Cotignola "cancellata dalla carta geografica"Il 17 novembre 1944, alle ore 10 circa, uno schianto poderoso si è abbattuto come un tuono su Cotignola (RA) posta nei pressi dell'argine del Senio. È cominciata allora la tragedia della cittadina, che per 145 giorni ha subito continui bombardamenti di terra e di aria, con la distruzione dell'83 percento degli edifici e un altissimo tributo di vite umane: 242 morti e quasi 500 feriti su circa 7.000 abitanti. Il 9 aprile 1945 inizia l'offensiva dell'VIII Armata sulla linea del Senio, nota come Operazione Grapeshot. I testimoni racconteranno che sul paese il bombardamento “era una cosa allucinante; bruciava tutta Cotignola”. Gli Alleati sono convinti che l'abitato aldilà dell'argine sia ancora una roccaforte tedesca ben munita e intendono raderlo al suolo completamente prima di iniziare l'avanzata via terra. All'alba del 10 aprile Luigi “Leno” Casadio, partigiano comunista, e il parroco don Stefano Casadio - stesso cognome, ma non parenti, e idee diametralmente opposte - decidono di attraversare il fiume su una passerella, sventolando un drappo bianco, nel tentativo disperato di fermare il bombardamento definitivo. A loro rischio attraversano i campi minati e raggiungono la sponda opposta, comunicando al comando alleato che gli ultimi soldati tedeschi rimasti sono in mano alla Resistenza. Mentre don Stefano rimane ostaggio al di qua del fiume, il partigiano Leno fa da guida ai soldati della 2a Divisione neozelandese, che per primi entrano a Cotignola e la liberano. L' “Operazione Bandiera bianca" evita la distruzione totale del paese, ma i danni causati dai molti mesi di permanenza tra i due fronti sono talmente gravi, che il 12 aprile 1945 il Notiziario dell'VIII Armata dichiarerà Cotignola "blasted off the map" (cancellata dalla carta geografica).details
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April 9, 1945Operazione "Grapeshot" sul fronte orientaleL'VIII Armata alleata, attestata durante l'inverno '44 sul fronte del Senio, dà il via all'offensiva di primavera, chiamata Operazione “Grapeshot” (mitragliata), che mira a raggiungere Bologna e il fiume Po da est. In linea sul Senio vi sono quattro divisioni del V Corpo d'armata britannico (due inglesi, una indiana e una neozelandese), il gruppo di combattimento italiano “Cremona” e la brigata partigiana di Bulow. A cavallo della via Emilia c'è il II Corpo polacco, rinforzato con due brigate di fanteria, due reggimenti di artiglieria e un battaglione di commandos, mentre sulle colline sono schierate una divisione indiana, la brigata ebraica e i gruppi di combattimento "Friuli" e "Folgore". L'VIII Armata è fronteggiata dalla X tedesca tra l'Adriatico e Bologna, con il LXXVI Corpo corazzato e il I paracadutisti, mentre il XIV Corpo corazzato della XIV Armata è schierato tra l'Idice e il capoluogo. Preceduto da un formidabile bombardamento aereo e di artiglieria - uno dei più massicci bombardamenti alleati della guerra in Italia con 825 bombardieri pesanti e oltre 175.000 spezzoni sganciati - l'attacco principale è portato dalla 2a Divisione neozelandese, dall'8a Divisione indiana e dal Gruppo di Combattimento "Cremona" nel centro dello schieramento tedesco, in direzione di Lugo. Un carico di bombe sganciato troppo presto colpisce ad ovest i reparti di assalto polacchi, provocando perdite elevate. Lo sfondamento iniziale delle postazioni tedesche sugli argini avviene grazie ai lanciafiamme Crocodile montati su carri armati, che lanciano fuoco oltre i cento metri. Il nemico è colto di sorpresa dall'assalto dei carri armati durante la notte, alla luce dei riflettori. Diverse teste di ponte vengono stabilite oltre il Senio, dopo la rapida costruzione di ponti di barche e ramper per il passaggio dei carri armati. Cotignola, in riva al Senio, in prima linea dal novembre precedente, è risparmiata il mattino del 9 aprile dal primo attacco aereo, ma dal pomeriggio è sotto il tiro dei cannoni di terra: il paese "ribolle dalle viscere della terra con un sommovimento da agonia ed erutta verso il cielo ogni cosa". Verso sera i giganteschi Tank Cruiser Centurion sfondano le barriere protettive erette dai tedeschi sul fiume e le truppe neozelandesi entrano all'alba del giorno successivo nella cittadina distrutta. I pochi abitanti rimasti possono uscire dai rifugi. Lo stesso 10 aprile i soldati italiani del gruppo di combattimento "Cremona", i partigiani della 28a "Gordini" di Bulow e i polacchi della 3a Divisione "Fucilieri dei Carpazi" liberano Fusignano e Alfonsine, oramai ridotte a cumuli di macerie. Il II Corpo polacco prosegue sulla via Emilia verso Castelbolognese e alla sera raggiunge il Santerno, superando le resistenze della 26a Divisione corazzata. La 98a e la 362a Divisione tedesca sono costrette ad arretrare oltre il Santerno già dopo il primo giorno di combattimento. La 26a a la 1a e la 4a Divisione Paracadutisti sono costrette anch'esse, poche ore, dopo ad allinearsi al di là del fiume. Sulle colline all'estremità dello schieramento alleato il Gruppo di combattimento "Friuli", dopo aver conquistato il 16 marzo la "Quota 92" nei pressi di Limisano, entra il 10 aprile a Riolo Bagni, mentre la Brigata Ebraica si avvicina al monte Ghebbio. Lo stesso giorno il Gruppo "Folgore" conquista completamente Tossignano, dominante la valle del Santerno nei pressi di Imola e difeso fino all'ultimo dalla 1a Divisione paracadutisti. Dopo mesi di incursioni alleate il paese della vena del gesso, già raggiunto il 13 aprile da un battaglione della "Nembo" e da partigiani della 36a Brigata Garibaldi, è "ridotto a straziante rovina", tanto da meritare l'appellativo di "Cassino Romagnola". Il previsto bombardamento di Riolo, unico paese della linea del Senio ancora pieno di abitanti e di sfollati, è scongiurato grazie all'intervento del generale Arturo Scattini, comandante del "Friuli". La cittadina è rimasta intrappolata per tutto l'inverno tra le due linee nemiche e ha già pagato un prezzo altissimo in vittime, anche civili, e in distruzioni causate dalle tante incursioni.details
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April 10, 1945Il Gruppo di Combattimento "Legnano" all'attacco nella zona di MonterenzioNelle prime ore del mattino del 10 aprile gli Arditi del IX Reparto d'Assalto e i fanti del 68° Reggimento del Gruppo di Combattimento “Legnano”, attaccano sui colli attorno a Monterenzio. Gli obiettivi prefissati sono la Parrocchia di Vignale e Quota 459, posizioni fortificate tedesche circondate da campi minati. I combattimenti sono molto cruenti, con accesi corpo a corpo: al termine si contano numerosi morti e feriti. Il Reparto Arditi è stato formato in Sardegna con i resti di un battaglione decimato in Africa. L'8 settembre ha contrastato i tedeschi nella zona di Bosa ed è stato quindi trasportato a Napoli e inviato in linea a Monte Lungo di Cassino a fianco del II Corpo USA del gen. Keyes. Dal 23 marzo il “Legnano” opererà tra il Corpo polacco e la 91a Divisione americana. Il 10 aprile occuperà la parrocchia di Vignale e continuerà poi l'offensiva nella valle dell'Idice, superando le difese tedesche e attestandosi sulle colline attorno a Bologna. I bersaglieri entreranno in città da Porta Santo Stefano la mattina del 21 aprile al seguito del gen. Utili e del Corpo Italiano di Liberazione, "accolti entusiasticamente dalla popolazione".details
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April 12, 1945"Tenetevi pronti a insorgere!"La Camera Confederale del Lavoro della Provincia di Bologna diffonde clandestinamente un volantino che incita “operai, lavoratori, impiegati, tecnici, contadini, risaiole” a “intensificare la preparazione dello sciopero generale insurrezionale e dell'insurrezione dell'armata popolare”, prevedendo vicina la liberazione di Bologna e provincia. Insieme alla travolgente e vittoriosa offensiva delle forze armate delle Nazioni Unite su vari fronti serve il concorso di tutto il popolo bolognese per impedire la resistenza dei nazifascisti e la distruzione della città. “Tenetevi pronti - recita il testo del volantino - ad insorgere non appena il Comitato Provinciale di Liberazione Nazionale e il Comando Unico del Corpo Volontari della Libertà daranno l'ordine”.details
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April 12, 1945Eccidio di Pozzo Becca a ImolaDue giorni prima della liberazione di Imola, la brigata nera locale e un reparto di SS prelevano sedici uomini dal carcere della Rocca, dove nei giorni precedenti sono stati sottoposti a tremende torture, e li trascinano nello stabilimento ortofrutticolo Becca, alla periferia della cittadina. Dopo ulteriori sevizie, i prigionieri - Bernardo Baldazzi, Dante Bernardi, Gaetano Bersani, Duilio Broccoli, Antonio Cassani, Guido Facchini, Cesare Gabusi, Secondo Grassi, Mario Felicori, Paolo Filippini, Ciliante Martelli, Mario Martelli, Corrado Masina, Domenico Rivalta, Giovanni Roncarati, Augusto Ronzani - vengono uccisi a colpi di mitraglia e bombe a mano e i cadaveri sono gettati nel pozzo dello stabilimento. I loro resti saranno recuperati il 15 aprile, subito dopo la liberazione di Imola, sotto la sorveglianza delle autorità militari alleate. Come ritorsione per l'eccidio, un camion di brigatisti catturati nel Nord Italia alla fine della guerra sarà dirottato in città e dodici di essi verranno linciati da una folla inferocita. Nel 1948 due degli aguzzini di Pozzo Becca saranno condannati a 30 anni di carcere dalla Corte d'Assise speciale di Bologna.details
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April 12, 1945L'VIII Armata verso ImolaLa mattina del 12 aprile, dopo furiosi combattimenti all'arma bianca, i neozelandesi oltrepassano il Santerno e puntano su Massalombarda. La sera del 12 i polacchi della 3a Divisione “Fucilieri dei Carpazi” attaccano alla congiunzione tra la 98a Divisione Fanteria e la 26a Divisione Corazzata tedesche. Il 13 i fanti italiani del Gruppo di Combattimento “Friuli” travolgono i tedeschi sul Senio, occupano Riolo Terme e si spingono sulle colline di Toranello e Pediano, mentre quelli del “Folgore” sconfiggono i paracadutisti tedeschi a Croara e Pieve S. Andrea. Nella stessa giornata i neozelandesi occupano Massalombarda con i lanciafiamme e i polacchi entrano a Sesto Imolese. La veemente reazione della 278a Divisione tedesca li ricaccia oltre il Sillaro. Sulla via Emilia sono i paracadutisti della 4a Divisione a fermarli, dopo l'occupazione di S. Prospero e Selva. Le postazioni della 278a Divisione sono attaccate e travolte dai neozelandesi il 14 aprile, mentre “Friuli” e “Folgore” si dirigono sulle alture verso Montecatone e Dozza. Lo stesso giorno i polacchi completano lo sfondamento sul Santerno e si preparano ad affrontare l'opposizione della 4a Divisione germanica nel bacino del Sillaro. La strada verso Imola e Bologna appare comunque ormai spianata.details
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April 12, 1945Liberazione di TossignanoA partire dall'11 aprile il gruppo di combattimento "Folgore" è impegnato contro le retroguardie tedesche nelle valli del Sallustra e del Santerno. Il 12 aprile la formazione del generale Morigi contribuisce, con i paracadutisti del 183° Reggimento "Nembo", i marinai del "San Marco" e i partigiani della 1a Compagnia "Bianconcini-Folgore", alla liberazione di Tossignano. Ultimo baluardo tedesco nella valle del Santerno, arroccato sulla vena del gesso, il paese è difeso fino all'ultimo dai soldati della temibile 1a Divisione paracadutisti e viene conquistato dai parà italiani solo dopo aspri combattimenti. In considerazione delle vaste distruzioni - circa il 98% dell'abitato raso al suolo dai bombardamenti alleati dei mesi precedenti - passerà alla storia come la "Cassino Romagnola". Dopo la guerra verrà ricostruita e ripopolata prima la frazione di Borgo, meno danneggiata, che nel 1957 diventerà sede comunale. Insediamento in fondo valle sulla strada Montanara, Borgo Tossignano è stato presidiato nell'ultimo periodo da circa cento partigiani del Battaglione "Libero" della 36a Brigata Garibaldi, aggregati all'VIII Armata inglese.details
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April 13, 1945Liberate Mordano e MassalombardaDopo lo sfondamento del fronte sul fiume Santerno, il 13 aprile vengono liberate dagli Alleati Massalombarda e Mordano, il paese di Dino Grandi. All'ingresso di Bubano, frazione di Mordano, il comandante delle truppe polacche strappa con rabbia una bandiera rossa con falce e martello esposta con altre a un balcone in segno di benvenuto. Era stata confezionata con “tutto il suo cuore” da una partigiana locale. Più a nord i fanti del nuovo esercito italiano liberano Casalfiumanese e il 15 aprile raggiungono Dozza Imolase.details
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April 14, 1945"La Squilla" clandestinaRiprende le pubblicazioni in clandestinità il settimanale socialista "La Squilla". La sua propaganda si rifà con evidenza all'esperienza della giunta Zanardi e dell'amministrazione di sinistra bruscamente interrotta dall'avvento del fascismo.details
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April 14, 1945I partigiani della divisione Modena "Armando" alla conquista di FananoI partigiani della divisione Modena “Armando” hanno l'incarico e la responsabilità di portare l'attacco decisivo alle ultime postazioni tenute dai veterani della 232a divisione tedesca nella zona di Fanano, sul versante modenese dei Monti della Riva e del Belvedere. Sono presi d'assalto la cima Tauffi, Monte Lancio e il Pizzo di Fanano. Il capoluogo verrà liberato il 22 aprile dai partigiani e dai fanti di colore della 92a divisione “Buffalo”.details
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April 14, 1945La liberazione di ImolaDopo una cauta avanzata, tra l’11 e il 14 aprile le avanguardie della VIII e della V Armata sono alle porte di Imola. A seguito dello sfondamento delle linee difensive sui fiumi Senio e Santerno, l’esercito tedesco è ovunque in rapida ritirata. I Gruppi di Combattimento italiani "Friuli" e "Maiella" e la Brigata Ebraica affiancano i soldati polacchi del 2. Corpo d’Armata, mentre gli americani della V Armata scendono dalla valle del Santerno. Nelle prime ore del pomeriggio del 14 aprile gli ultimi Tedeschi lasciano la città. Poco dopo i soldati polacchi della III Brigata della V Divisione "Karpacka" entrano da Porta dei Servi. Il primo reparto raggiunge piazza Maggiore alle 17 e 15, accompagnato da alcuni gappisti. Vicino a piazza dei Servi, in uno scontro con una pattuglia tedesca di retroguardia, muore il partigiano Anacleto Cavina (1895-1945), antifascista di lunga data, più volte incarcerato e confinato durante il ventennio. Ad accogliere i liberatori vi sono partigiani delle SAP e rappresentanti del CLN, riconoscibili per una fascia bianca al braccio sinistro. Il 15 aprile entrano in città anche i combattenti della 36a Brigata Garibaldi "Alessandro Bianconcini", protagonisti di numerose eroiche battaglie in Appennino e inquadrati, dopo il passaggio del fronte, nei contingenti dell'VIII Armata. Lo stesso giorno, in un pozzo dello Stabilimento ortofrutticolo Becca in via Vittorio Veneto, vengono ritrovati i corpi di sedici partigiani, prelevati nelle carceri della Rocca dalle brigate nere e dalle SS in fuga e giustiziati dopo tremende torture. “Stragi dell'ultimo giorno”, uccisioni di civili - spesso gratuite o per futili motivi - furti e razzie di bestiame caratterizzano la ritirata dei nazifascisti nel territorio imolese. Contadini vengono fucilati perché si oppongono alle requisizioni di mucche e galline. Sfollati sono massacrati con le bombe a mano in rifugi non abbastanza nascosti. Uomini e donne vengono uccisi dopo aver sfamato gli occupanti o averli guidati da un paese all'altro, costretti a trasportare le loro salmerie.details
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April 14, 1945I brasiliani della FEB conquistano Montese a caro prezzoI soldati brasiliani della Forca Expeditionaria Brasileira (FEB) attaccano nella zona di Montese, in direzione della valle del Panaro e di Modena. All'alba del 14 aprile inizia il bombardamento contro le postazioni tedesche, seguito dall'avanzata delle truppe sul terreno. L'obiettivo è la conquista del paese di Montese e delle alture intorno - Monte della Chiesaccia (888), Montebuffone (927) e Montello (919) - ultimi baluardi tedeschi prima della pianura, fortificate e difese dai fanti della 114a Divisione leggera Cacciatori. La FEB manda all'assalto tre battaglioni del 2. e dell'11. reggimento fanteria, appoggiati da carri armati americani e dai fumogeni di una compagnia di mortai chimici. Partecipa all'azione anche un plotone speciale di 21 soldati scelti che adottano la sigla tedesca SS. Entrano nel paese anche gli americani del 27° battaglione corazzato di artiglieria da campagna, che occupano la stazione dopo due ore di accaniti combattimenti. Alle ore 18, dopo una violenta battaglia per le strade, Montese cade completamente nelle mani dei brasiliani, ma l'obiettivo della conquista delle quote circostanti rimane lontano. I Tedeschi, pur ammettendo la perdita del paese, dichiarano che la linea difensiva è integra. Nei giorni seguenti contenderanno il territorio metro per metro, anche con scontri all'arma bianca. Il 15 aprile i combattimenti sul Monte Buffone saranno sanguinosi: i pracinhas avranno notevoli perdite e ruoteranno nell'attacco sei battaglioni di fanteria. I Tedeschi resisteranno ostinatamente sulle quote più alte attorno al paese, continuando a bombardarlo anche se oramai completamente raso al suolo. Il 17 aprile la fanteria brasiliana verrà ritirata dal fronte e tenuta sulla difensiva. Il giorno seguente i Tedeschi della 114a Divisione riceveranno l'ordine di ritirata, dopo lo sfondamento del fronte da parte della 10a Divisione Montagna USA nella zona di Tolè. Al termine della battaglia, il 18 aprile, sul Montello e a Monte Buffone, divenuti ormai "terra di nessuno", saranno presi solo pochi prigionieri. Alla fine della guerra Montese risulterà il paese più distrutto della provincia di Modena. “Non vi è appartamento nel quale non vi entri l’acqua dal tetto ... non vi sono più né porte né finestre” scriverà il sindaco in una relazione alla Provincia subito dopo la liberazione. “La popolazione è priva di generi di vestiario e di scarpe. Molti sono gli abitanti che non hanno più di che cambiarsi, molti sono parimenti quelli che viaggiano laceri e scalzi”. Nel paese si tenterà di estrarre le numerose vittime dalle macerie, anche per scongiurare malattie infettive, ma l’opera dei soccorritori sarà ostacolata dalla mancanza assoluta di disinfettanti e dal fetore dovuto all’avanzato stato di putrefazione. Nel 1947 il Comitato UNRRA di Montese invierà al Prefetto una testimonianza della triste condizione degli sfollati, rimasti spogliati di tutto: “quello che non fu devastato, venne razziato dai tedeschi in fuga. Quasi tutte le famiglie gettate sul lastrico vivono in uno stato di vera indigenza”.details
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April 14, 1945Offensiva di primavera: scatta l'operazione "Craftsman"Inizia l'Operazione “Craftsman” (Artigiano). L'offensiva alleata di primavera, programmata per il 12 aprile, è stata temporaneamente rinviata per le avverse condizioni atmosferiche e per la morte del presidente americano F.D. Roosevelt. Alle 9,45 del 14 aprile, dopo un tremendo bombardamento sulle posizioni nemiche - 1.500 tonnellate di bombe dirette alle trincee della prima linea e 800 sganciate sulle retrovie - la V Armata del gen. Truscott attacca la Linea Verde II: è il “balzo finale”. Il gen. Keyes, comandante del 2° Corpo d'Armata scrive ai soldati che “è giunto il momento di completare il lavoro che abbiamo interrotto nello scorso ottobre”. Il IV Corpo occupa il terreno tra il litorale tirrenico e la statale n. 64 Porrettana. E' composto dalla 92a divisione "Buffalo" afroamericana, compreso il 442° rgt "Nisei" formato da soldati di origine giapponese. E' questo il reparto più decorato della seconda guerra mondiale. Al soldato Masato Nakae (1917-1998), sarà assegnata la Medal of Honor e gli verrà dedicata la piazza principale della base americana di Camp Darby, presso Livorno. Del IV Corpo sono anche la FEB, Força Expedicionaria Brasileira, operante nella zona di Montese e Gaggio Montano, la 10a divisione alpina USA, formata soprattutto da atleti e appassionati escursionisti, e la 1a divisione corazzata USA. Il II corpo è schierato tra la valle del Reno e dell'Idice, sulla rotabile Firenze-Bologna. E' composto dalla 6a divisione sudafricana, da alcune divisioni di fanteria USA - la 88a Div. "Blue Devils", la 91a, la 34a "Red Bull" e l'85a in riserva - e dal Gruppo di Combattimento "Legnano". Fra l'Idice e il Sillaro, di fronte a Monte Grande, è schierata la 10a Div. indiana del XIII Corpo inglese, poi sostituita da una brigata palestinese. La XIV Armata tedesca, al comando del gen. Lemelsen, affronta gli alleati sulla Gotica con il II Corpo di Montagna - che comprende la 334a divisione fanteria, la 94a e la 90a Panzer Grenadieren e anche bersaglieri della RSI - e con il XIV Corpo Corazzato, schierato da Monte Grande, a sud di Castel San Pietro, fino alla vallata del Reno. Quest'ultimo è comandato dal gen. Frido von Senger und Etterlin, che sarà anche il difensore di Bologna e il firmatario della resa tedesca. La riserva di fuoco degli Alleati è prevista per un mese. Vi sono razioni alimentari per 400.000 prigionieri. La V Armata ha la supremazia assoluta nel cielo, con 4.000 apparecchi contro 100. Sulla linea dell'Appennino vengono impiegati oltre 2.000 bombardieri pesanti, mentre piccole formazioni di caccia della Tactical air force, specializzata alla guerra in montagna, spazzano i centri abitati e le linee di comunicazione. Sulla provincia di Bologna vengono lanciate più di 25.000 bombe. La direttrice di attacco via terra prevista privilegia le strade secondarie a ovest della Porrettana, tra le valli del Reno e del Panaro. Essa passa lungo la linea di demarcazione fra le zone di competenza della 334a e della 94a divisione tedesca. La scelta, fatta, secondo il gen. Von Senger, "con criteri giusti e lungimiranti", è dettata forse anche dalla volontà di risparmiare Bologna, difesa da alcune tra le unità più agguerrite dell'esercito tedesco, come i "Diavoli Verdi" di Montecassino. Il "balzo in avanti" (the Jump Off) della V Armata investe Montese, Rocca di Roffeno, Cereglio, il monte Pero e Vergato, trovando forte resistenza da parte della 114a, 334a e 94a divisione tedesca. Durante l'attacco della 10a Divisione americana sotto Rocca di Roffeno rimane ferito il sottotenente Robert Dole, che nel 1996 sarà candidato alla Casa Bianca contro Bill Clinton. Il 14 aprile rimangono uccisi o feriti 553 soldati alpini. Sul colle 909 un soldato semplice dell'85. rgt, John Magrath, guadagna con il suo eroismo l'unica Medal of Honor della divisione. Lo stesso giorno i partigiani della divisione Modena “Armando” compiono l'attacco decisivo alle postazioni tedesche sul crinale di Fanano, mentre la FEB occupa Montese. La sera del 14 è conquistata anche Torre Jussi e il giorno seguente, sotto l'incalzare degli alpini americani, la 94.a divisione tedesca, quasi in rotta, è costretta a ritirarsi di notte per strade secondarie, lasciando al nemico l'armamento pesante. La mattina seguente i “Mountaneers” dell'87° rgt raggiungono la cima del Monte Pigna, caposaldo della Linea Verde II, abbandonata durante la notte dai difensori della 334a divisione di fanteria tedesca. Intanto l'VIII Armata inglese del gen. Mc Creery, di cui fanno parte anche il II Corpo polacco e i Gruppi di combattimento italiani "Friuli", "Folgore" e "Cremona", attacca da est dal fronte del Senio, con il compito di completare la manovra a tenaglia, mirante a tagliar fuori le armate tedesche a nord di Bologna.details
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April 15, 1945Bologna e i dintorni sotto i bombardamentiIl 15 aprile, nel corso dell'operazione “Wowser”, condotta dalla 15a Forza aerea americana, 800 aerei scaricano nell'area bolognese oltre 1.500 tonnellate di esplosivo. A San Lazzaro di Savena, bombardata a tappeto con ordigni dirompenti, è colpito il Municipio e viene distrutta l'antica chiesa parrocchiale. Numerose abitazioni crollano o subiscono gravi lesioni. Si conteranno una trentina di morti e circa 70 feriti: un numero elevato di perdite per un paese praticamente disabitato. Dalle rovine dell'ospedale di origine medievale adiacente alla chiesa saranno recuperate l'immagine della Madonna dei Lebbrosi e una lapide in arenaria con la scritta: "In questo ospitale si medicano per carità quelli che hanno il male di San Lazaro". Entrambe saranno murate nel portico della canonica, che verrà ricostruita nel dopoguerra poco distante dall'antico nosocomio, assieme alla nuova parrocchiale. Tra il 15 e il 17 aprile i cannoneggiamanti e i raid aerei alleati distruggono quasi completamente la Villa Hercolani a Belpoggio, antico castello dei Bentivoglio, rifatto nel XVIII secolo da Angelo Venturoli. Di essa sopravvivono solo solo la facciata e alcune parti del corpo dell'edificio. Il complesso sarà restaurato nel dopoguerra su incarico di Alvise Hercolani. In località Chiesa Nuova le bombe colpiscono un rifugio privato uccidendo sette persone, tra le quali due bambini. Nei giorni immediatamente prima della Liberazione gli aerei alleati colpiranno e danneggeranno seriamente a Santa Viola, nella parte occidentale di Bologna, lo storico Pontelungo. I piloni però rimarranno miracolosamnte intatti. I Tedeschi in fuga useranno il ponte nella notte tra il 20 e il 21 aprile. Le strutture in ferro sovrapposte nei giorni seguenti dai genieri americani consentiranno un rapido ripristino del traffico pesante attraverso il Reno.details
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April 15, 1945La 1a Divisione corazzata USA entra a Vergato ormai distruttaNella valle del Reno le truppe della 1a Divisione corazzata americana entrano a Vergato con difficoltà: i granatieri tedeschi della 94a Divisione resistono casa per casa e lasciano numerose mine tra le macerie. Nel paese vengono fatti solo cinque prigionieri, gli ultimi cecchini. Il caposaldo tedesco sul monte Pero, che incombe sulla valle del Reno, è conquistato il 16 aprile, mentre la 10a Divisione alpina USA si attesta sul monte Pigna. La strada per Bologna è finalmente aperta per l'avanzata degli Alleati. Dopo innumerevoli bombardamenti Vergato appare ai nuovi occupanti americani e brasiliani “una città quasi completamente distrutta”, dove nessun edificio è rimasto intatto, “uma cidade morta”. La sua ricostruzione dopo la guerra sarà lenta e faticosa. La chiesa sarà edificata in altra sede e consacrata nel 1954. Il palazzo comunale sarà ricostruito nel 1948. Risale al XIV-XV secolo e fu già ripristinato nel 1885 in forme medievaleggianti da Alfonso Rubbiani e dall'architetto Tito Azzolini. Solo negli anni '90 saranno restaurati gli antichi stemmi dei Capitani della Montagna sulla facciata, che ricordano lo storico ruolo di Vergato per il Comune bolognese. Dopo la distruzione delle gallerie, dei ponti e delle stazioni, la Ferrovia Porrettana sarà riattivata nel 1947, limitatamente al tratto tra Bologna e Pracchia.details
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April 15, 1945I sudafricani all'attacco a Monte Sole. Gli americani prendono Monterumici e Monte AdoneDopo un bombardamento durato due giorni - anche con l'uso di bombe incendiarie al fosforo e al napalm - da parte di centinaia di aerei e dell'artiglieria campale appostata a Montefredente, le truppe della 6a Divisione corazzata sudafricana, attestate sul crinale tra Reno e Setta, attaccano Monte Sole, Monte Caprara e Monte Abelle, difesi dall'8a Divisione da montagna tedesca. Sulla destra, intanto, l'88a Divisione tenta la conquista del caposaldo di Monterumici, che resisterà per due giorni, infliggendo agli americani gravi perdite. Solo il 17 aprile le difese tedesche, fortificate e in posizione vantaggiosa, cominceranno a sgretolarsi sotto i tremendi bombardamenti alleati. L'azione dei Sudafricani deve consentire alla 1a Divisione corazzata americana di avanzare verso Bologna lungo la via Porrettana. L'ora H scocca alle 22,30 del 15 aprile. Il pesante bombardamento di artiglieria provoca alcune vittime indesiderate tra gli attacanti sudafricani e i soldati italiani impegnati a supporto. Le prime avanguardie alleate giungono sulla vetta di Monte Sole il 16 aprile all'una di notte. La zona risulta tremendamente minata. Nella battaglia gli attaccanti perdono oltre 300 uomini, i Tedeschi circa 500. Tra i caduti vi è anche il Ten. Colonnello Angus Duncan, comandante del reggimento First City/Cape Town Highlanders (FC/CTH) della 6a Divisione. Il Monte Caprara è conquistato alle 7,45 dopo violenti combattimenti, anche all'arma bianca. Nel pomeriggio è conquistato Monte Abelle con 106 perdite. In serata, infine, è raggiunto, a costo di molti morti e feriti, anche il Monte Castellino. Nei due giorni successivi si svolgono assalti decisivi alle estreme postazioni tedesche sul Monte Adone. Questo “formidabile” massiccio montuoso, in posizione dominante sulle valli del Setta e del Savena, “chiave della posizione difensiva tedesca”, è stato fortificato in agosto dalla Organizzazione Todt e occupato in ottobre dalla 4a Divisione paracadutisti, rilevata nella primavera successiva dall'8a Divisione da Montagna. La notte del 17 aprile il 361° reggimento della 91a Divisione americana prende alle spalle il monte Castellazzo, costringendo alla ritirata tutto il contingente avversario. Al termine della battaglia, un plotone viene inviato a piantare sulla cima una grande bandiera a stelle e strisce, per suggellare la conquista dell'ultima roccaforte della Linea Gotica. La conquista di Brento costringe i Tedeschi ad abbandonare i caposaldi di Monterumici, Monte Adone, Monte Alto e Monte Mario, per evitare l’accerchiamento da parte degli Alleati. Il 18 aprile i Sudafricani della 63a Divisione corazzata raggiungono Sasso Marconi dopo aver guadato il Reno nei pressi di ponte Albano e gli altri reggimenti della 91a USA occupano Pianoro completamente distrutta. A est della statale 65 la 34a Divisione attacca sulle colline di Pianoro, a nord est di Monte Belmonte, mentre il Gruppo di Combattimento "Legnano" compie un'azione diversiva sul contrafforte intorno al Monte delle Formiche. Dopo tre giorni di combattimenti la difesa tedesca appare in crisi su tutto il fronte del II Corpo della V Armata.details
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April 16, 1945Via libera del generale Clark alla liberazione di Bologna da parte dei PolacchiDurante un incontro tra il generale Anders e il generale Clark, comandante delle armate alleate in Italia, si discute della possibilità che siano i soldati polacchi a liberare Bologna. Il generale americano si dice “lietissimo” di questa eventualità. Sul suo via libera influisce la volontà degli Alleati di risarcire un corpo di spedizione, che ha pagato duramente la partecipazione alla campagna d'Italia e che vede il suo paese in gran parte occupato dall'esercito sovietico. I primi soldati polacchi - un distaccamento da caccia della 3a e 4a compagnia del 9. battaglione, guidato da un partigiano italiano esperto del terreno - entreranno il 21 aprile alle 5 e 10 nel rione Due Madonne e affronteranno l'ultima resistenza dei tedeschi sulla via Emilia nei pressi del calzaturificio Montanari: un breve scambio di colpi seguito dalla resa dei pochi soldati di retroguardia. Alle 5,30 i Polacchi saranno a Porta Mazzini, accolti festosamente dai cittadini bolognesi, in anticipo di due ore rispetto alle truppe americane della 32a divisione provenienti da sud e ai gruppi di combattimento italiani. In alcuni casi l'incontro dei soldati polacchi e dei partigiani bolognesi non sarà troppo amichevole, per via delle bandiere rosse sventolate da questi ultimi e odiate dai primi quanto quelle naziste. A Castel San Pietro, poco dopo la liberazione del paese, si accenderà una rissa tra soldati polacchi e partigiani, dopo che i primi avranno strappato alcuni manifestini comunisti e socialisti. Interverranno in aiuto ai partigiani anche soldati italiani della Brigata Maiella. Secondo alcuni storici non sarà casuale, da parte dei comandi alleati, l'utilizzo delle truppe del Corpo d'armata polacco - uomini profondamente cattolici e anticomunisti - nella liberazione di Bologna, città con forte tradizione comunista e socialista. Nella battaglia dei fiumi padani i Polacchi pagheranno comunque un grande tributo di sangue: 234 morti e 1228 feriti.details
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April 16, 1945Tolè "dead town"Dal 14 aprile la 10a Divisione “Mountain” attacca su un fronte di tre chilometri sulle montagne di Rocca di Roffeno, che dominano la valle del Vergatello: Monte Pigna, Monte Mantino, Monte Mosca. E' il delicato punto di congiunzione di due corpi d'armata tedeschi, tra la 334a e la 94a Divisione. La cresta è conquistata nonostante una forte azione di resistenza, che punta a coprire la ritirata tedesca nella valle del Panaro. Il paese di Tolè, punto cardine sulla direttrice di marcia della V Armata verso la pianura padana, è avvicinato la mattina del 16 aprile da una compagnia dell'87° Reggimento della 10a Divisione Mountain, raggiunta verso le 11 dai carri armati del 1° Battaglione Tank. Il primo carro è centrato e immobilizzato all'ingresso del paese. Gli americani chiameranno questa azione “Curtain Raiser” (avanspettacolo). Dopo l'occupazione, completata alle 12,15 dai fanti della 10a Divisione, dalle alture a sud i Tedeschi cominciano a riversare un tremendo fuoco di artiglieria sull'abitato, già distrutto dagli Alleati nei giorni precedenti. Avvolto in una nuvola di fumo, con la strada principale completamente ostruita dalle macerie, Tolè è un paese fantasma, una "dead town". Il silenzio spettrale, che avvolge le rovine, è interrotto solo dalle cannonate e dai colpi di mortaio, che i tedeschi continuano a riversare da Monteombraro e da Santa Croce di Savigno. In serata la nebbia agevolerà la ritirata degli ultimi difensori. L'avanzata degli Americani sarà rallentata per parecchie ore sull'altopiano della Trinità, a nord di Tolè, dall'accanita resistenza del 276° Reggimento della 94a Divisione. Dopo la liberazione di Monte Pastore i Tedeschi, oramai allo stremo dopo giorni di accesi combattimenti, tenteranno un'ultima, disperata difesa attorno a Monte San Michele.details
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April 17, 1945Sepolti sotto il campanileIl parroco don Aggeo Montanari e 28 parrocchiani rimangono sepolti sotto il campanile della chiesa di Ponzano, nella valle del Samoggia, dove si sono rifugiati durante i furiosi bombardamenti aerei del 17 aprile. Una bomba cade alla base del campanile facendolo crollare. Un uomo che si era arrampicato in alto con l'ostensorio affidatogli da don Aggeo rimane miracolosamente illeso tra le macerie. La scelta di rifugiarsi nel campanile è stata una tragica imprudenza: i campanili e le torri infatti sono presi di mira dagli aerei alleati in quanto potenziali punti di osservazione del nemico. Nella valle del Samoggia si concentrano in questi giorni gli attacchi della 10a Divisione “Mountain” americana, che cattura centinaia di prigionieri tedeschi e si appresta ad irrompere nella pianura padana.details
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April 17, 1945Truppe polacche e patrioti italiani liberano Castel San Pietro TermeIn vista dell'imminente arrivo delle truppe alleate, le SAP di Castel San Pietro tentano a più riprese di inviare partigiani al di là del Sillaro, per impedire il bombardamento a tappeto del paese, trasformato dai Tedeschi in un fortilizio, con fosse anticarro, bunker e opere militari ricavate abbattendo gli alberi dei viali e dei parchi. Il comando polacco viene raggiunto appena in tempo e convinto a rimandare l'attacco di un giorno. I partigiani consegnano una mappa dettagliata delle difese tedesche, che consentirà un'offensiva mirata e concentrata sulle postazioni nemiche. Durante la notte tra il 16 e il 17 aprile i Tedeschi abbandonano Castel San Pietro e le strade del paese vengono invase dalla popolazione, da tempo chiusa nelle cantine e nei rifugi, che accoglie festante i liberatori. Assieme alle truppe polacche e ai soldati italiani della Folgore e della Maiella, anche i sappisti che hanno salvato il paese dalla completa distruzione sono portati in trionfo.details
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April 18, 1945Task Force americane verso la via Emilia e BolognaPartendo da Vergato, la 10a divisione “Montagna” USA avanza velocemente sulla strada Porrettana, incontrando una scarsa resistenza fino a Pian di Venola. Costretti a una deviazione per il crollo delle arcate che alla Rupe di Sasso sostengono la strada statale, i carri armati americani scendono su Tolè, difesa dalla 94a e dalla 334a divisione tedesca e conquistata il 17 aprile. Il Combat Group A della 1a Divisione corazzata USA, all'attacco nella Valle del Samoggia, viene suddiviso in tre colonne (o Task Force), composte di carri armati, compagnie di fanteria corazzata, semoventi e mortai pesanti. I tank mostrano pannelli colorati per non essere colpiti dagli aerei. Il 1o Btg. Tank subisce un pesante bombardamento nell'attraversamento di Tolè, mentre la Task Force B si dirige verso Montombraro. Il paese è stato trasformato in un caposaldo (strongpoint) difeso da poche truppe della 334a div. tedesca. La Task Force C entra a Savigno la sera del 18 aprile e per tutta la notte deve combattere contro le retroguardie nemiche. Durante l'assalto a Montombraro parecchi tank sono colpiti dai Panzerfaust e dai cannoni tedeschi. I carristi in fuga dai mezzi in fiamme vengono risparmiati dai nemici. Questi ultimi saranno ringraziati più tardi, dopo essere stati presi prigionieri. Il 19 aprile i reparti avanzati della 10a Divisione occupano il settore tra Mongiorgio e Monte San Pietro, costringendo alla fuga le ultime difese tedesche prima della via Emilia, raggiunta di slancio il giorno seguente al ponte sul Samoggia. Alle spalle della 10a si pone la 1a Divisione corazzata. Subito ad ovest di Bologna si posiziona anche l'85a Divisione USA, che ha avuto il compito di neutralizzare le ultime sacche di resistenza tedesca nella valle del Reno. Sempre il 20 aprile la 6a Divisione corazzata sudafricana raggiunge il paese di Casalecchio di Reno, completamente raso al suolo dai bombardamentimenti del 15-17 aprile, e l'88a conquista Riale sulla strada provinciale Bazzanese. Attorno alla statale della Futa si muove invece la 34a Divisione americana "Red Bull", che entra a Pianoro distrutta e prosegue poi sulle colline alle spalle di Bologna.details
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April 18, 1945I partigiani sorpresi dai Tedeschi a Casoni di MalalbergoIl 18 (o il 20) aprile è convocata una riunione congiunta dei comandi della 2a Brigata Sap Garibaldi “Paolo” e della 4a Brigata Sap Garibaldi “Venturoli” nella casa della famiglia Bagiolari ai Casoni di Malalbergo (o di Altedo), lungo la via Nazionale tra Bologna e Ferrara. L'incontro ha per scopo la definizione dei dettagli dell'insurrezione partigiana, da attuarsi entro pochi giorni, all'arrivo degli Alleati. E' prevista la partecipazione di Aroldo Tolomelli (Ernesto, 1921-2011), vice comandante delle brigate Sap di pianura e ufficiale di collegamento della Divisione Bologna. Ma all'arrivo i sappisti vengono sorpresi dai soldati tedeschi, che poco prima hanno fatto irruzione nella casa, insospettiti dalla presenza di un'antenna radio e di un vocabolario di inglese. Acquattati in attesa dietro un cancello, essi catturano ad una ad una le persone che arrivano - compreso “Ernesto”, latore degli ordini della Divisione - e le concentrano in una stanza. Mentre gli ostaggi cercano di disfarsi delle armi e del materiale compromettente in loro possesso, i loro ospiti, Alceste e Ruggiero Bagiolari, vengono duramente interrogati. Ruggiero, studente diciottenne, viene maltrattato perché rifiuta di scavarsi la fossa, Alceste è visto da una staffetta prigioniera “disteso dietro una mangiatoia, rotto dalle botte”. Tre giorni dopo i tedeschi, ormai in ritirata verso il Po, trascinano con loro i partigiani catturati, oltrepassano il Reno e si fermano a Sant'Agostino di Ferrara. Qui una parte dei prigionieri riesce a fuggire, ma i due Bagiolari, assieme a Ferdinando Maccagnani del btg Gotti, vengono fucilati. I partigiani della Bassa, rimasti senza collegamenti, prendono decisioni autonome. Una parte dei sappisti della bgt Venturoli si trasferiscono a San Pietro in Casale e si collegano con gli uomini della bgt "Paolo" concentrati nella Valle delle Tombe. Alcune squadre rimangono nella zona di Altedo per contrastare i tedeschi in ritirata e salvaguardare i ponti minati.details
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April 18, 1945Fucilati sei partigiani della Brigata Matteotti di cittàIl 16 aprile termina davanti al Tribunale straordinario di guerra di Bologna il processo contro un gruppo di appartenenti alla 3a Brigata Matteotti, arrestati il 26 marzo durante una retata della polizia e delle brigate nere e accusati di partecipazione a banda armata, diserzione e alto tradimento. Sei di essi sono condannati a morte e fucilati la sera del 17 aprile da brigatisti neri e militi del RAP (il Reparto Arditi della Polizia ausiliaria) presso le rovine dell'Ospedale Maggiore in via Riva Reno. Sono Otello Bonvicini (Giorgio, 1914-1945), comandante della brigata e rappresentante del Partito socialista nel comando delle SAP di Bologna (madaglia d'oro al V.M.), Salvatore Cabras, Federico Benfenati, Cesarino e Pietro Gruppi, Alessandro Ventura. Altri quattro patrioti - Vincenzo Baccaro, Mario Paganini, Giuseppe Poggi e Amedeo Simili - sono condannati all'ergastolo, uno a 15 e altri quattro a 10 anni di carcere. Il comandante Bonvicini è a lungo torturato e poi giustiziato, nonostante l'intercessione del cardinale Nasalli Rocca presso i comandi fascisti.details
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April 18, 1945Scoppia una base partigiana in via ScandellaraIn previsione dell'insurrezione di Bologna, una casa disabitata in via Scandellara diviene la base dei distaccamenti di Medicina e Castenaso della 7a GAP, dando rifugio a una trentina di uomini. La mattina del 18 aprile, per uno scoppio fortuito, rimangono uccisi tredici partigiani e numerosi altri sono feriti. I morti sono: Enzo Balducci, Dante Brusa, Rossano Buscaroli, Walter Giorgi, Rino Maiani, Serio Marchi, Dino Romagnoli, Ezio Sabioni, Alfio Zerbini, Iliano Zucchini, Luciano Zonarelli, Giuseppe Zambrini e Giuseppe Zaniboni. I feriti sono: Luigi Broccoli, commissario politico, Libero Gombi, Giorgio Sternini, Gino Tarozzi. Il vero motivo dell'esplosione non verrà mai appurato: nel seminterrato erano raccolte numerose mine anticarro sottratte ai tedeschi, che però in seguito risulteranno intatte e disinnescate.details
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April 18, 1945Le battaglie di Gaiana e di Casalecchio dei ContiDopo la liberazione di Medicina le truppe dell'VIII Armata alleata raggiungono nella serata del 17 aprile le rive del torrente Gaiana, dove incontrano la più forte resistenza da parte dei paracadutisti tedeschi. La battaglia di Gaiana sarà riconosciuta come una delle più sanguinose tra quelle che precedono l'ingresso a Bologna. Un primo assalto dei Gurkha è respinto il 18 aprile con numerose perdite. La notte seguente si assite a un tremendo bombardamento da entrambe le sponde del fiume. All'alba del 19 aprile l'attacco è sferrato dal 2. Corpo polacco, con l'impiego di carri armati lanciafiamme Crocodile, che avanzano con grandi difficoltà. I paracadutisti tedeschi rispondono con i lanciarazzi anticarro Faustpatrone, provocando notevoli perdite. Una piccola testa di ponte oltre il Gaiana è stabilita solo nel pomeriggio e la 2a Brigata Corazzata può schierarsi in battaglia. La carneficina dura fino alla serata del 19 aprile, quando, dopo numerosi attacchi e contrattacchi, il fronte è sfondato dalle truppe corazzate polacche. Intanto, sulle colline di Castel San Pietro, gli abitati di Grizzano e Casalecchio dei Conti sono presidiati da circa 1.200 paracadutisti tedeschi della 1a Divisione, i famosi “Grunen Teufel” (Diavoli Verdi) di Montecassino, decisi a battersi fino all'ultimo uomo. Qui pagano il loro tributo di sangue - 16 morti e un centinaio di feriti - i soldati italiani inquadrati nei reggimenti 87° e 88° del Gruppo di Combattimento "Friuli" e nel 183° Reggimento Paracadutisti "Nembo" del Gruppo di Combattimento "Folgore". Dopo una dura battaglia, gli italiani riescono a piegare gli indomabili avversari, già loro alleati a El Alamein. Molti soldati tedeschi, pur di non cadere prigionieri, si uccidono a vicenda all'arma bianca e vengono trovati abbracciati assieme nella morte.details
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April 19, 1945Bombardamento di MalalbergoIl 19 aprile una formazione di circa 70 bombardieri inglesi, partiti da un aeroporto di Foggia, colpisce a ondate successive il territorio di Malalbergo, al confine tra le provincie di Bologna e Ferrara. Al termine dell'incursione il 90% delle abitazioni del paese risultano distrutte o gravemente danneggiate. Si contano 27 morti e decine di feriti nel centro storico e 48 vittime in tutto il comune. Sono rasi al suolo gli edifici più rappresentativi, tra i quali il municipio e la chiesa parrocchiale. Il settecentesco Palazzo Marescalchi è uno dei pochi edifici di valore storico che scampano al bombardamento. Pochi giorni dopo Malalbergo verrà raggiunta dagli Alleati, che non potranno avvicinarsi al centro a causa delle strade sfondate e della presenza di numerose bombe inesplose.details
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April 19, 1945La 63a Brigata Bolero all'attacco dei TedeschiAlla vigilia dell'attacco alleato decisivo verso Bologna, la 63a Brigata Garibaldi “Bolero” è operativa ad occidente della città, al comando di Beltrando Pancaldi (Ran, poi Primo), con cinque battaglioni, intitolati ai partigiani Monaldo Calari, Nello Zini, Gastone Sozzi, Umberto Armaroli e Antonio Marzocchi, caduti in battaglia nei mesi precedenti. Il btg “Monaldo” è dislocato a Monte San Pietro: il 19 aprile, in contatto con le avanguardie alleate, libera Monte San Pietro, facendo 200 prigionieri. Quindi marcia verso Zola Predosa e Ponte Ronca. Il comando è insediato dal 20 in località Gesso. Dopo aver liberato Gesso e Lavino, una parte degli uomini dello “Zini” sono assegnati come guide alle forze alleate, mentre una squadra parte per snidare forze tedesche asserragliate a Monte Capra. L'accanita resistenza nemica porta ad impegnare due compagnie per accerchiare tutto il monte. Al termine della battaglia sono catturati oltre 130 prigionieri, diversi automezzi, armi e circa 150 cavalli. Nella zona di San Lorenzo un'altra squadra della “Zini” sostiene il 20 aprile duri combattimenti contro un presidio tedesco, uccidendo 70 soldati e facendo 120 prigionieri. Altre azioni vittoriose avvengono a Madonna Prati, a Crespellano e Calcara. Nel complesso saranno consegnati agli Alleati più di 1.000 prigionieri. Il btg “Sozzi” attacca all'alba del 20 aprile nella zona di Stiore e Monte Oliveto, facendo 80 prigionieri e un ingente bottino d'armi. Dopo aver forzato in più punti lo schieramento nemico, il btg si riunisce a Bazzano e passa a rastrellare il territorio montano circostante. Nella notte tra il 20 e il 21 aprile una compagnia del btg. “Marzocchi”, di stanza ad Anzola, blocca la via Emilia e le colonne tedesche e fasciste in fuga da Bologna. Il presidio nazista è attaccato e sopraffatto con l'aiuto di forze del btg “Zini”. Intanto a San Giovanni in Persiceto, la 1a e 2a compagnia attaccano i Tedeschi, che tentano di distruggere il mulino Tamburi. Il btg. “Armaroli”, dislocato a Calderara, inizia il 20 il trasferimento verso Bologna. Solo una compagnia riuscirà a congiungersi con altre forze partigiane per l'occupazione della città. Le altre saranno impegnate ad attaccare i presidi tedeschi attorno a Calderara di Reno e Sala Bolognese. Al termine consegneranno agli Alleati oltre 200 prigionieri e un grande bottino di armi.details
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April 19, 1945Giornata decisiva per le sorti di Bologna e della guerra in ItaliaLa V Armata americana è oramai a pochi chilometri dalla periferia sud di Bologna. I reggimenti della 10a div. “Montagna” avanzano disposti in tre lunghe colonne lungo la valle del Lavino. L’85° Rgt. è a Calderino nel pomeriggio del 19 aprile e prosegue la sua “spectacular advance” verso San Lorenzo in Collina, sopra Crespellano, senza trovare una resistenza organizzata e accolto festosamente dalla popolazione. Intanto la 1a div. corazzata ha una battuta d’arresto nella valle del Samoggia, nei pressi di Cuzzano, bloccata dal 194° Reparto Cacciatori carri, armato di Panzerfaust. Nella zona di Zappolino gli Americani perdono 20 carri. Si tratta dell’ultima vera resistenza tedesca. Il gen. Hays fissa come obbiettivi prossimi il raggiungimento della via Emilia e l’occupazione di Ponte Samoggia, primo passo dell’accerchiamento di Bologna. I Tedeschi hanno ormai ritirato da questa zona il grosso delle loro forze. L’85a div. Fanteria, che opera sulla destra della 10a Montagna, avanza verso Gesso, che occuperà senza resistenza il giorno successivo. I soldati sono festeggiati al loro arrivo dai civili con “bread, vino and salami”. L’87a fanteria di montagna incontra invece una forte resistenza nell’attacco a Mongiorgio e solo nel pomeriggio del 19 aprile ha la meglio sulla 94a divisione tedesca, che si sbanda. Nella valle del Reno i reparti della 6a div. corazzata sudafricana e dell’88a div. fanteria USA attraversano il fiume a Sasso Marconi e proseguono sulla riva sinistra, trovando forte opposizione nella zona di Pontecchio. Intanto il V Corpo britannico ha completato lo sfondamento su Argenta, ridotta a un cumulo di macerie dopo il bombardamento aereo del 12 aprile e l’attacco lanciato il 17 aprile. Al termine delle operazioni militari, nel comune ferrarese si conteranno oltre 900 vittime civili. Sullo stretto corridoio asciutto, chiamato “Argenta gap”, i Tedeschi hanno organizzato, con reparti di ben cinque divisioni (la 26a corazzata, la 29a motocorazzata, la 42a, la 98a e la 362a fanteria) l’ultima difesa prima di Ferrara e del Po. La conquista dell’area di Argenta avviene entro il 20 aprile da parte della 78a e 56a Divisione, consentendo il passaggio della stretta alla 6a Divisione corazzata e la veloce avanzata a nord ovest verso Bondeno e il Po di Primaro, incontro alle forze americane provenienti dall’Appennino. Il 19 aprile, intanto, le avanguardie della 10a divisione indiana e i partigiani della 4a brigata Garibaldi “Venturoli” raggiungono Molinella, con i Tedeschi in rapida ritirata. A nord di Bologna Neozelandesi e Indiani si preparano ad attaccare, nei pressi di Budrio, la linea Gengis Khan sull’Idice e a guardagnare anch’essi la direttrice verso Ferrara e il Po. A Bagnarola 47 persone vengono uccise in un rifugio colpito dalle bombe. Alle 10 del 20 aprile gli anglo-americani saranno alle porte di Budrio, liberata poche ore dopo. A sud est del capoluogo felsineo il 2. Corpo polacco avanza lungo la via Emilia: l’attacco è sferrato all’alba del 19 aprile, con impiego di carri lanciafiamme “Crocodile", che inizialmente subiscono notevoli perdite per la strenua resistenza dei paracadutisti della 1a Divisione, armati di lanciarazzi anticarro “Faustpatrone". Nel pomeriggio del 19 la divisione Kresowa e la 43a brigata Gurkha riescono a travolgere i tedeschi sul Gaiana, mentre i Gruppi di Combattimento italiani “Friuli” e “Folgore” occupano le colline a sud della via Emilia e i fanti della “Legnano” demoliscono le difese tedesche in val di Zena, aprendo la strada per Bologna.details
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April 19, 1945Musica da camera nel ridotto del ComunaleSu iniziativa del podestà Agnoli, che intende assecondare i desideri di molti appassionati, nel ridotto del Teatro Comunale vengono organizzati alcuni concerti di musica da camera. Il 19 aprile un'orchestra di circa quaranta elementi esegue musiche di Mozart, Wagner, Schumann e altri sotto la direzione di Francesco Molinari Pradelli (1911-1996). Il sabato precedente il maestro bolognese era intervenuto a un concerto dell'Unione Nazionale Protezione Antiaerea (U.N.P.A.), esibendosi al pianoforte con un quartetto d'archi.details
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April 20, 1945Grandi quantità di armi, medicine e cibi abbandonati sul fronteCon il passaggio del fronte vengono abbandonati dai contrapposti eserciti grandi quantitativi di armi, materiale bellico, effetti personali, cibo in scatola e medicinali, che saranno in parte recuperati dagli abitanti di ritorno nei paesi devastati dalla guerra. Nelle trincee e nelle “fox holes” (le buche scavate dai soldati) abbondano scatole di carne, compresse di chinino contro la malaria, pastiglie per potabilizzare l'acqua. Gli italiani fanno conoscenza di prodotti nuovi quali la Coca Cola, le sigarette Chesterfield e Camel, la gomma da masticare (chewing gum). I cibi sono confezionati come razioni in scatola: negli eserciti americano e brasiliano le più comuni sono la Combat Ration, valida per un giorno, con barattoli di cibo secco e “umido”; e la Field Ration K con contenitori distinti per colazione, pranzo e cena (breakfast, dinner e supper). Nell'esercito tedesco vi sono vari tipi di razioni per le truppe, comprese razioni speciali “da marcia”, valide 3 o 4 giorni, “di ferro”, con scatolette metalliche; e da combattimento, con cibi energetici. Il pane di segale nero a lunga conservazione, che viene consumato sulla Winter Line tra il 1944 e il 1945, è stato confezionato nel 1941-42 ed è conservato in grandi cataste all'aperto. Negli scatoloni di cartone paraffinato americani sono contenuti oltre al cibo numerosi prodotti accessori, come vitamine, sigarette, carta igienica. Altri contengono birra o latte condensato.details
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April 20, 1945Comincia la ritirata tedesca oltre il PoAbbandonate le postazione difensive della Winter Line sugli Appennini, i reparti tedeschi cominciano il ripiegamento verso il fiume Po, raggiunto e attraversato tra il 20 e il 24 aprile. L'assoluta supremazia alleata nei cieli costringe le truppe tedesche - e quelle italiane aggregate - a muoversi solo di notte e a nascondere e mimetizzare uomini e mezzi nella vegetazione o all'interno di edifici durante il giorno. L'assoluta indisponibilità di ponti, messi definitivamente fuori uso dall'aviazione alleata, e la carenza di mezzi per l'attraversamento costringono i tedeschi a distruggere molto materiale, armi e mezzi pesanti, che non possono essere trasportati e potrebbero essere utili al nemico. Il transito del Po avviene, per le unità più fortunate, su traghetti e imbarcazioni, ma in molti casi anche con mezzi di fortuna e improvvisati come camere d'aria, taniche, assi di legno.details
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April 20, 1945L'operazione "Herring"Nella notte fra il 19 e il 20 aprile 24 pattuglie di parà italiani appartenenti allo Squadrone F (Folgore) e al Reggimento Nembo, inquadrato nel Gruppo di Combattimento Folgore, vengono lanciati nella zona della ritirata tedesca, tra Poggio Rusco, Sermide, Mirandola e Poggio Renatico, per creare scompiglio tra le truppe nemiche e ritardarne il ripiegamento. Appoggiati a gruppi di partigiani, i parà devono sabotare ponti, depositi di munizioni ed altri obiettivi sensibili. Nella provincia di Bologna sono interessati i comuni di San Pietro in Casale, Galliera e Pieve di Cento. Alcune squadre mancano l'obiettivo a causa della contraerea e del vento. Nella località Dragoncello di Poggio Rusco, alla Cà Bruciata (o Cà Brusada), rimangono uccisi in un duro scontro tutti i quattordici parà italiani partecipanti all'azione, assieme a numerosi soldati tedeschi e ad alcuni civili. L'Operazione “Herring” (Aringa), considerata un "notevole successo tattico e anche psicologico sulle unità in ritirata" (Cravarezza), è anche l'unico aviolancio sul territorio nazionale nella storia dei paracadutisti italiani.details
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April 20, 1945Arrivano gli Alleati. L'esercito tedesco lascia BolognaNel pomeriggio del 20 aprile le truppe americane della 85a, 86a e 87a divisione fanteria giungono alla via Emilia presso Anzola. Nel paese ormai liberato, il giorno seguente un gruppo di fascisti cercherà di forzare un blocco stradale, facendo alcune vittime. Verso ovest, tra Crespellano e Bazzano, gli Americani incontrano la tenace resistenza della 90a divisione Panzergrenadier, ultima riserva tedesca nella battaglia degli Appennini. La località di Gessi nella valle del Lavino è raggiunta dal 337° rgt della 85a divisione fanteria, che dopo un cruento scontro a fuoco si spinge ad est verso Riale, completando l'aggiramento del caposaldo tedesco di Monte Capra e spianadosi la strada verso Casalecchio di Reno. Anche unità corazzate della 6a divisione sudafricana e della 91a divisione di fanteria americana raggiungono Casalecchio di Reno proveniendo da sud lungo la strada Porrettana. Tra il 20 e il 21 aprile l’intero 2° Corpo d'Armata americano attraversa velocemente la cittadina alla periferia ovest di Bologna, pesantemente bombardata fino al giorno precedente, e prosegue l'inseguimento dei Tedeschi verso nord-ovest, evitando di entrare in città. Sul fianco destro del 2° Corpo il Gruppo "Legnano" attacca sulle colline della valle del Savena, tra Monte Armato e Riosto, e si congiunge con i reparti della 34a e 91a divisione americana, che occupano la zona a sud della città. Nonostante l'ordine personale di Hitler “di difendere fino all'ultimo tutte le città importanti”, il generale von Senger und Etterlin rinuncia ad asserragliarsi a Bologna, soprattutto per evitare l'accerchiamento delle armate alleate. Nella notte tra il 20 e il 21 aprile l'esercito tedesco abbandona le linee difensive alla periferia della città e inizia una rapida ritirata verso il Po. Viene fatto saltare il ponte sul Savena e minata la centrale telefonica di via Goito. Solo poche unità di disturbo, formate soprattutto da russi bianchi e cosacchi, rimangono in retroguardia. Le truppe e gli automezzi tedeschi dislocati a est della città transitano da porta Mazzini, ma evitano di entrare nel centro storico, minacciato dalle bande partigiane. Assieme ai resti della Wehrmacht fuggono molti dei collaboratori fascisti della RSI. Una testimone nascosta a Porta Saragozza ricorderà: “Vedemmo i tedeschi lungo i viali che andavano via. Andarono avanti tutto il giorno e tutta la notte a passare”. Un altro in viale Aldini racconterà che “per tutto il pomeriggio del 20 aprile passò una fila di tedeschi a piedi, una fila interminabile con dei carri e cavalli, dei carretti. Andavano verso porta Saffi per poi uscire dalla città”. All'una e 45 minuti del 21 aprile le prime unità polacche attraversano l'Idice ed entrano a San Lazzaro, con l'aiuto di alcuni partigiani in fuinzione di guide. Alle 4 e 15 minuti oltrepassano il Savena e raggiungono il confine orientale del comune di Bologna, scontrandosi alle Due Madonne con le retrovie tedesche. Nella notte tra il 20 e il 21 aprile i soldati della 34a divisione USA avanzano da sud a bordo dei carri armati, oltrepassano Pianoro - ormai solo un cumulo di macerie - Rastignano e San Ruffillo. Alle 8,51 raggiungono le porte di Bologna, già liberata dai Polacchi.details
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April 20, 1945L'uccisione di Sante Vincenzi e Giuseppe BentivogliLa sera del 20 aprile Giuseppe Bentivogli (1885-1945) e Sante Vincenzi (1895-1945) vengono catturati in piazza Trento e Trieste. Il molinellese Bentivogli (Liberel), già attivo protagonista delle lotte contadine del primo dopoguerra, era stato confinato a Ponza nel 1926. Dopo l'8 settembre '43 era tornato a dirigere il movimento socialista in Emilia e ad organizzare la Resistenza per conto dei socialisti. Vincenzi era l'ufficiale di collegamento tra il CUMER e la Divisione partigiana “Bologna”, latore, tra l'altro, dell'ordine di insurrezione. La mattina della Liberazione i corpi dei due dirigenti partigiani sono ritrovati straziati dalla parte opposta della città, in via Saffi. La matrice fascista della morte di Bentivogli e Vincenzi sarà messa in dubbio, nel dopoguerra, da chi riterrà che gli Alleati avessero interesse ad impedire l'insurrezione armata dei partigiani e la loro occupazione della città prima delle forze Alleate. Per altri invece si tratterà di un clamoroso caso di "violenza resistenziale", frutto delle profonde lacerazioni, da tempo in atto, tra la componente comunista del movimento e quella socialista riformista, vittima di altre morti sospette (Floriano Bassi, Luciano Proni Kid, Paolo Fabbri).details
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April 21, 1945Pellegrinaggio al muro di piazza NettunoNel giorno della Liberazione i parenti dei partigiani, vittime delle rappresaglie nazifasciste, cominciano ad appendere le immagini dei loro cari sul muro del palazzo comunale in piazza Nettuno, abitualmente utilizzato per le fucilazioni e chiamato dagli stessi fascisti “il posto di ristoro dei partigiani”. Qui i cadaveri dei giustiziati erano lasciati a lungo esposti come monito alla popolazione. Come testimoniato dall'animatore dei Gap Secondo Negrini "I tedeschi e i fascisti avevano abolito tutte le leggi, anche quelle del più duro regime militare, e governavano con i plotoni d'esecuzione e con le torture. Erano belve senza pietà. I nostri venivano attaccati agli uncini di piazza Nettuno con il collo e poi li lasciavano appesi anche molto dopo la morte. I fascisti chiamavano quel luogo “il posto di ristoro” dei partigiani". Alla fine degli anni '40 si avrà una prima sistemazione dell'Altare del popolo (o Ara dei Martiri), con la creazione di un lungo tabellone coperto da un vetro. Il progetto definitivo sarà portato a termine nel 1955, in occasione del decennale della Liberazione, ad opera dell'architetto Giuseppe Vaccaro, e inaugurato il 25 aprile di quell'anno dall'on. Giuseppe Saragat. Nel Sacrario saranno menzionati - e quasi tutti effigiati - 2.052 dei 2.064 partigiani caduti nei venti mesi dell'occupazione nazista. Nell'area centrale saranno ospitate le Medaglie d'oro al V.M. In basso, in sedici formelle più grandi, saranno collocate fotografie scattate tra il luglio 1943 e l'aprile 1945.details
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April 21, 1945La liberazione di BolognaAlle 6 dei mattino del 21 aprile entrano in città da est le prime unità combattenti alleate: sono le avanguardie del 2° Corpo Polacco dell'VIII Armata, al comando del generale Wladislaw Anders. Alle 8 giungono da sud i reparti avanzati della 91a e 34a divisione USA, dei gruppi di combattimento italiani "Legnano" (battaglione bersaglieri "Goito"), "Friuli", "Folgore" e una parte della brigata partigiana “Maiella”, comandata dal ten. col. Ettore Troilo e aggregata all'VIII Armata. I soldati italiani sono stati fermati alle porte della città per dare la precedenza a quelli polacchi, che vedono così riconosciuti i sacrifici sostenuti nella campagna militare lungo lo stivale. Intanto alcuni gruppi di partigiani hanno preso possesso dei principali edifici pubblici e controllano le strade del centro. Si teme l'azione dei cecchini o di qualche reparto nemico ritardatario. L'occupazione del quartiere universitario è affidata ai combattenti dell'VIII brigata “Masia” di Giustizia e Libertà, guidati da Pietro Foschi e Tristano Colummi. Il cappellano militare polacco don R. Giovanni Grzondziel fissa sulla cima della torre Asinelli una grande bandiera con i colori - bianco e rosso - della sua Polonia. I bersaglieri del btg Goito sfilano in via Rizzoli tra due ali di folla festante. Piazza Maggiore diventa a popo a poco un grande parcheggio di mezzi militari alleati. Ovunque la popolazione bolognese accorre ebbra di gioia e circonda i soldati liberatori. Un testimone ricorderà: “Rapidamente le strade si animarono di migliaia e migliaia di cittadini, che diedero vita a una festa indimenticabile, fantastica. La gente, a un tratto, riprese il gusto di ridere, di urlare, di chiamarsi, di fare dei salti e di baciarsi ...” Alle 9,30 il cardinale arcivescovo Nasalli Rocca entra in municipio da una porta secondaria e incontra i comandi polacco e americano, esprimendo la sua soddisfazione per l'incolumità della città. Nella tarda mattinata il presidente del CLN regionale Antonio Zoccoli, il prefetto Gianguido Borghese e il sindaco designato Giuseppe Dozza si affacciano alla folla dal balcone di palazzo d'Accursio. Le nuove autorità accolgono gli ufficiali alleati. Dozza fa loro firmare la prima pagina del nuovo libro d'onore del Comune. Il generale Anders saluta l'ex podestà Agnoli, intervenuto per passare le consegne alla nuova amministrazione, come il primo fascista da lui conosciuto. Dozza invece lo congeda in modo sbrigativo. Lasciato libero di allontanarsi dal palazzo comunale, sotto la protezione di padre Innocenzo Maria Casati, sarà ospite per qualche tempo del convento di San Domenico.details
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April 21, 1945Razzie e uccisioni di civili a San Giorgio di PianoIn precipitosa ritirata verso il nord, i soldati tedeschi si abbandonano a stragi e saccheggi in varie località della Bassa bolognese. Requisizioni di beni e razzie di animali sono accompagnate da uccisioni, spesso gratuite o per futili motivi. Come quella di Giancarlo Reggiani, trucidato il 21 aprile in un podere di Gherghenzano, perché si oppone al furto di una bicicletta. O quella di due uomini e una donna fucilati vicino a San Giorgio di Piano, durante il saccheggio della loro cascina. Sempre a San Giorgio, nel podere Dardi, la notte del 21 aprile un soldato tedesco è ucciso da un gruppo di contadini e subito si scatena la rappresaglia. Otto civili vengono fucilati, tra i quali sei donne e una bambina di nove anni, Aurora Battaglia. Una donna e un bimbo di quattro anni si salvano, perché coperti dai cadaveri dei loro sventurati compagni.details
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April 22, 1945Uccisione di Leandro ArpinatiLeandro Arpinati (1892-1945), ex capo del fascismo bolognese, viene ucciso nella sua tenuta di Malacappa, vicino ad Argelato, da un gruppo di giovani uomini e donne, che portano il bracciale dei partigiani della 7a Gap. L'amico Torquato Nanni (1888-1945), già sindaco socialista di Santa Sofia (FC), tenta Invano di difenderlo frapponendosi al mitra puntato contro di lui, ma anch'egli viene freddato sul posto. Come molti punti della vita di Arpinati, anche le circorstanze della sua morte non saranno mai del tutto chiarite. La figlia Giancarla sosterrà il coinvolgimento della banda comunista di Ultimo Borghi (Ciro), che in quei giorni, nella zona di Argelato, compie altre rappresaglie contro ex fascisti. Secondo altri, la morte cruenta di Arpinati è da collegare alla sua conoscenza di segreti scottanti su uomini del passato regime.details
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April 22, 1945I giornali bolognesi della LiberazioneNei giorni successivi alla Liberazione escono solo i giornali autorizzati dal PWB (Psychological Warfare Branch), ufficio propaganda degli anglo-americani. Cessano le pubblicazioni i fogli clandestini dei partiti antifascisti. Tra il 21 e il 22 aprile esce il "Corriere Alleato" stampato a cura del PWB in via Dogali, nella tipografia de "Il Resto del Carlino", soppresso perchè collaborazionista. Il pomeriggio del 22 aprile è in edicola "La Rinascita", organo del CLN regionale, diretto da Leonildo Tarozzi e stampato sempre al "Carlino" (continuerà come quotidiano indipendente fino al maggio 1947, anche dopo lo scioglimento del CLN). Lo precede di poche ore un altro quotidiano del PWB, "Il Corriere dell'Emilia", stampato a Firenze e trasportato a Bologna in camion durante la notte. Nel tardo pomeriggio escono anche "Giustizia e Libertà" e "Bologna liberata", organi del Partito d'Azione e della Democrazia Cristiana. Il giornale socialista "La Squilla" sarà autorizzato il 29 maggio, mentre il cattolico "Avvenire d'Italia" sarà in edicola solo dal 4 settembre, dopo un anno di autosospensione.details
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April 22, 1945A Cavezzo l'ultimo eccidio nazifascistaAll'alba del 21 aprile i fascisti di San Giovanni in Persiceto consegnano a una compagnia di SS in ritirata un gruppo di partigiani catturati nella zona di Lorenzatico (frazione di San Giovanni). Sette prigionieri - tra essi il comandante delle SAP Bruno Bencivenni (Lupo, 1920-1945) - sono fucilati il giorno successivo nel modenese, sulla strada statale 12 tra Cavezzo e Medolla. Si tratta dell'ultimo eccidio nazifascista.details
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April 22, 1945Sfilata delle unità alleateIn piazza Maggiore il gen. Mark Clark presenzia alla sflilata delle unità americane, britanniche e polacche, che hanno liberato la città. L'incontro con L.K. Truscott, comandante della V Armata, è molto breve. I generali alleati devono dirigere l'inseguimento del nemico verso il nord. Il comandante dell'VIII Armata emana un ordine del giorno speciale per ringraziare le truppe polacche: "avete dato prova di un magnifico spirito combattivo e di grande resistenza e abilità in questa grande battaglia".details
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April 22, 1945Gli Americani a San Benedetto PoNel pomeriggio del 22 aprile le avanguardie della 10a Divisione “Mountain” USA del gen. Hays giungono a San Benedetto Po (MN), chiudendo di fatto alcune divisioni tedesche nel territorio compreso tra i fiumi Secchia e Panaro. Il giorno seguente stabiliscono una testa di ponte nell'Oltrepo mantovano. Contemporaneamente, sulla destra della 10a, la 1a Divisione corazzata raggiunge Guastalla a nord di Reggio Emilia. La resistenza delle retroguardie permette a buona parte delle grandi unità germaniche di sfuggire alla cattura e tentare l'attraversamento del Po. Aldilà del fiume le postazioni di difesa approntate dai reduci del fronte del Senio sono continuamente battute dai bombardieri alleati.details
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April 22, 1945Discesa straordinaria della Madonna di San LucaIl Cardinale Arcivescovo Nasalli Rocca delibera, per il 22 aprile, la discesa straordinaria in città della venerata immagine della Madonna di San Luca. Portata dai Domenichini, essa è accolta dal cardinale a Porta Saragozza, che in Piazza Maggiore benedice “la folla strabocchevole, riemersa alla luce del sole” (Gherardi). E' uno dei momenti più commoventi nella storia della città, profondamente segnata dalle ferite della guerra. Davanti ai portali di San Petronio, ancora ricoperti da spesse protezioni in mattoni e sacchi di sabbia, l'Immagine è sostenuta da militari polacchi, invece che - come avviene di solito - da sacerdoti. Il cardinale Nasalli Rocca è particolarmente devoto alla Vergine. Durante la guerra si è prodigato per proteggere il Santuario di San Luca, arrivando a chiedere al comando tedesco di rimuovere una stazione radio, che avrebbe motivato un bombardamento alleato. Fin dal 1942 ha promosso la Messa del Voto, celebrazione quotidiana a San Luca per invocare la protezione della Madonna sulla città nel "tormentoso momento" della guerra. L'annuale discesa della Madonna è stata sospesa solo due volte nella sua lunga storia: nel 1849, per l'occupazione del colle della Guardia da parte delle truppe austriache, e nel 1944, quando il Santuario si è trovato praticamente a ridosso del fronte di guerra.details
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April 22, 1945Gli Alleati verso Ferrara e il PoIl 22 aprile la 167a Brigata del 5° Corpo britannico libera Bondeno, Cento e Mirabello. Il giorno seguente è a Copparo. Intanto il Gruppo di Combattimento "Cremona", al comando del gen. Primieri, si attesta sul Po di Goro e la 6a Divisione corazzata britannica si avvicina a Ferrara, liberata in modo definitivo nei giorni seguenti. Il 23 aprile alcuni contingenti indiani raggiungono la sponda sud del fiume Po. Dopo aver vinto l'ultima, tenace, resistenza delle divisioni paracadutiste tedesche a nord ovest di Bologna, le truppe della 6a Divisione corazzata sudafricana della V Armata si incontrano a Finale Emilia con le avanguardie della 6a corazzata britannica dell'VIII Armata. Lo stesso giorno è aperto il primo ponte di barche (mod. Treadway) sul Po e gli Alleati cominciano a transitare sulla sponda lombarda. Il 24 aprile il Gruppo di Combattimento "Cremona" supera il Po ed entra in Polesine, mentre i partigiani della 28a Brigata Garibaldi, guidati da Bulow, liberano Codigoro, Volano, Mesola e Pomposa.details
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April 22, 1945Sanguinosa battaglia a San Pietro in CasaleLa 2a Brigata Garibaldi “Paolo” è da alcuni giorni concentrata nella Valle Castellina a est di San Pietro in Casale. Dalla mattina del 19 aprile impegna in violenti scontri a fuoco le truppe tedesche stanziate nella zona con lo scopo di accellerarne la ritirata. Il 21 aprile si ha il contatto dei partigiani con le prime avanguardie alleate, mentre forti contingenti nemici sono asserragliati nell'abitato di San Pietro. Per scongiurare il bombardamento aereo del paese, i partigiani attaccano i tedeschi lungo tre direttrici. La battaglia si protrae tra il pomeriggio e la sera del 22 aprile e si conclude nella notte con l'evacuazione del paese da parte dei tedeschi. Nel corso dei combattimenti, cadono 22 giovani tra i 21 e i 25 anni, originari di San Pietro e dei paesi limitrofi. All'alba del 23 aprile i partigiani entrano nel paese liberato, precedendo di alcune ore le truppe inglesi. Il 22 aprile il Btg "Tampellini" della 2a Brigata Garibaldi si dispiega nella pianura attorno a San Giorgio di Piano per conquistare le ultime postazioni tedesche di retroguardia. In località Scodellara cadono due giovani partigiani di 17 e 21 anni e diversi altri rimangono feriti.details
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April 23, 1945Tutta la provincia di Bologna è liberaIl 22 aprile le avanguardie della 2a divisione neozelandese si spingono a nord di Bologna all'inseguimento dei tedeschi in ritirata. All'altezza di Castel Maggiore i neozelandesi prendono contatto con la 91a divisione americana, mentre più a est stroncano le ultime sacche di resistenza presso Minerbio. L'incontro di un distaccamento di partigiani della 2a Brigata "Paolo" con le truppe indiane nei pressi di San Martino in Soverzano non è dei più cordiali: i resistenti sono disarmati e fermati per alcune ore. Nei pressi di Cavezzo (MO) una compagnia di SS in ritirata compie un ultimo eccidio contro un gruppo di partigiani catturati tempo prima a San Giovanni in Persiceto e a loro consegnati dalle brigate nere. Forse i tedeschi rispondono a un tentativo di fuga. Secondo un'altra versione, invece, colpiscono alle spalle i prigionieri dopo averli lasciati liberi. Guadando il Savena, il 22 aprile i Maori entrano a Bentivoglio festeggiati dalla popolazione. I ponti sul Savena e sul Navile sono riparati velocemente anche grazie all'aiuto dei partigiani della 2a brigata Paolo Garibaldi. Gli Alleati raggiungono Minerbio, dove il sindaco è già stato insediato dal CLN e in serata arrivano vicino al Reno. Dopo l'ingresso a Malalbergo - che ha subito 48 vittime civili nel grave bombardamento del 19 aprile - e a Galliera, tutta la provincia di Bologna è libera. L'inseguimento dei tedeschi procede verso Ferrara e il Veneto ad opera dei battaglioni corazzati inglesi, indiani e neozelandesi. Il contingente polacco rimane invece a Bologna con compiti di retrovia e presidio del territorio. Il 22 aprile presso Casumaro (FE), muore combattendo contro le retroguardie tedesche in fuga il partigiano Paride Zanotti (Rizzulen), vice-comandante della 2a brigata Garibaldi "Paolo" (secondo altra fonte muore a Cento il 27 aprile per le ferite riportate). Il 23 aprile l'VIII Armata si ricongiunge con la V Armata americana a Finale Emilia, chiudendo in una sacca le divisioni tedesche in ritirata. Una parte del Corpo paracadutisti tedesco riesce a passare il Po a nuoto, abbandonando tutto il materiale. Lo stesso fanno alcuni reparti della 26a divisione Corazzata e della 29a Panzergrenadieren.details
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April 23, 1945Diversi ospedali militari alleati si trasferiscono in cittàProveniente da Scarperia nel Mugello, il 56 Evacuation Hospital americano giunge a Bologna e viene attivato fino al 19 maggio nello stadio Littoriale. E’ riservato ai prigionieri feriti. Un pilota brasiliano lì ricoverato nota la presenza, sotto la Torre di Maratona, di "uma enorme estatua equestre de Mussolini", decapitata il 25 luglio 1943. Sarà in seguito totalmente demolita e il bronzo riutilizzato per un monumento ai partigiani. Il 26 aprile nella parte meridionale dei Prati di Caprara si accampa l'Ospedale Militare dell'esercito Sud-Africano. Diverse decine di lavoratori del rione Santa Viola troveranno “un inatteso e proficuo lavoro per molti mesi”. Da Firenze giunge presso l'Istituto Ortopedico Rizzoli, abbandonato dai militari tedeschi, il 74° Station Hospital, che il 1° maggio conta circa 600 ricoverati, in gran parte molto gravi. Vi sono curati anche feriti tedeschi, con l’aiuto di medici e infermieri prigionieri. Dal 9 maggio l’ospedale sanatoriale di Villa Mazzacorati ospiterà il 6. General Hospital, adibito soprattutto alla cura di prigionieri tedeschi.details
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April 23, 1945Alfred Connor Bowman governatore militare di BolognaIl colonnello americano Alfred Connor Bowman (1904-1982) è nominato comandante del Commissariato regionale alleato dell' “Emilia region”, comprendente Bologna. Durante il suo breve mandato - l'amministrazione militare alleata terminerà a Bologna il 4 agosto - Bowman si impegnerà soprattutto per il disarmo delle formazioni partigiane. In seguito opererà nell’area della Venezia Giulia e di Trieste.details
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April 23, 1945Gli Alleati attraversano il PoIl 23 aprile gli americani cominciano l'attraversamento del Po nell'area di San Benedetto utilizzando barchini d'assalto. Sono protetti a sinistra dai reparti corazzati, che hanno occupato Guastalla e, a destra, da truppe di fanteria dislocate a Quingentole. Nei giorni seguenti cinque divisioni della V Armata americana oltrepasssano il Po e si schierano su un fronte, che va da San Benedetto a Felonica. Intanto nel settore dell'VIII Armata britannica due divisioni attraversano il fiume a nord di Bondeno. Tra il 25 e il 26 aprile è formata una testa di ponte a Occhiobello e Santa Maria Maddalena. Dopo i primi attraversamenti con veicoli anfibi, traghetti e zattere, gli Alleati cominciano a costruire ponti galleggianti per rifornire rapidamente le unità a nord del fiume.details
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April 23, 1945Tragico bilancio dei bombardamenti su BolognaAlle 7 del mattino del 23 aprile la sirena dà l'ultimo segnale di cessato allarme aereo. Dal 14 giugno 1940 vi sono stati 612 allarmi, per un totale di 483 ore. Tra il 16 luglio 1943 e il 22 aprile 1945 sono state 94 le incursioni aeree su Bologna (118 se si considerano le ripetizioni negli stessi giorni), delle quali 32 eseguite da formazioni di bombardieri. 2.481 sono i morti accertati e 2.074 i feriti, ma notizie ufficiali sulle perdite nei bombardamenti non saranno mai comunicate. I danni edilizi ammontano a circa la metà del patrimonio cittadino: 1.336 fabbricati distrutti, 1.582 semidistrutti e 2.964 lesionati, per complessivi 121mila vani. Sono stati colpiti e gravemente danneggiati alcuni importanti edifici storici, come l'Archiginnasio e il teatro del Corso e molte chiese, da San Francesco, a San Giorgio in Poggiale, al Corpus Domini. Le infrastrutture hanno subito danni ingenti: sono state distrutti 6.500 metri di tubature stradali, metà delle vetture tramviarie sono fuori uso. L'area urbana che si trovava lungo la linea degli incessanti bombardamenti sulla stazione ferroviaria appare totalmente distrutta. Essa comprende antichi borghi e più moderni complessi, come quello dell'Ospedale Maggiore, tra porta Lame e il canale di Reno. Nei dintorni della città si sono formate vere e proprie bidonville, abitate dagli sfollati. A circa 20mila profughi e 60mila sinistrati si aggiungono partigiani bisognosi, reduci da prigionia, internati militari e politici. L'ultima incursione aerea si è avuta nella notte del 22 aprile da parte di un solitario aereo tedesco, che ha lasciato cadere alcuni spezzoni incendiari nei pressi dell'ospedale Sant'Orsola, senza far danni.details
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April 25, 1945Sfilata dei partigiani e consegna delle armiNel pomeriggio del 25 aprile i cittadini bolognesi tributano grandi accoglienze alla sfilata dei partigiani convenuti in piazza Maggiore per la cerimonia della riconsegna delle armi. Di fronte agli uomini schierati ordinatamente, e suddivisi nelle loro brigate, il generale Edgar Erskine Hume, capo dell'A.M.G., pronuncia solenni parole di ringraziamento. I contingenti sono passati in rassegna da Giuseppe Dozza, sindaco designato dal CLN e formalmente nominato da Hume il 21 aprile. La consegna delle armi si limita in genere a quelle lunghe. Il primo a consegnare la sua rivoltella è Ilio Barontini (Dario), comandante del C.U.M.E.R. I partigiani vengono "liquidati" con una somma in denaro di 5.000 lire, a spese del Ministero per l'Italia occupata: è il costo di circa 20 pasti al ristorante.details
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April 28, 1945Il Rettore Coppola impiccato con Mussolini a piazzale LoretoIl professor Goffredo Coppola (1898-1945), docente di greco e latino e rettore dell'Università di Bologna nel periodo della Repubblica Sociale, è tra i gerarchi fucilati a Dongo il 28 aprile dai partigiani e impiccati a Milano a piazzale Loreto con Mussolini. Ha rappresentato l'intellighenzia della RSI, quale direttore del mensile "Civiltà Fascista" e presidente dell'Istituto Nazionale di Cultura Fascista, fondato dal filosofo Giovanni Gentile. Si è distinto per scritti marcatamente fascisti e talvolta fortemente razzisti e anti- ebraici. La sua attività scientifica di filologo e papirologo sarà tuttavia rivalutata nel dopoguerra.details
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April 30, 1945La diva del cinema Luisa Ferida fucilata dai partigianiL'attrice Luisa Ferida - nome d'arte di Luigia Manfrini Farné, 1914-1945, originaria di Castel San Pietro - una delle più acclamate dive del cinema italiano, è fucilata a Milano, presso l'ippodromo di San Siro, da partigiani della brigata “Pasubio”, assieme al suo compagno - e altrettanto noto attore - Osvaldo Valenti (1906-1945). Dopo aver aderito alla RSI, i due si sono trasferiti a Milano nell'estate del 1944. Qui hanno frequentato gli ambienti della Decima Mas, di cui Valenti ha fatto parte con il grado di tenente, e la famigerata Villa Triste, sede del nucleo speciale di polizia politica, conosciuto come la Banda Koch, responsabile di uccisioni e torture di antifascisti e partigiani. Da giovane, nel collegio che la ospitava a Bologna, la Ferida aveva formato una compagnia filodrammatica. Aveva quindi lavorato nelle compagnie di Ruggero Ruggeri e Paola Borboni, prima di approdare a Cinecittà, dove fu ammirata per il suo temperamento e la sua sensualità. Negli anni Cinquanta, a seguito di una accurata indagine dei Carabinieri, l'attrice sarà riconosciuta estranea alle vicende politiche.details
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May 1945Enzo Biagi e la radio della V ArmataIl giornalista Enzo Biagi (1920-2007) è responsabile, nei giorni della Liberazione, dei programmi radio della V Armata. Assieme ad alcuni collaboratori, quali Vittorio Vecchi, Sandro Bolchi, Adriano Magli, Antonio Ghirelli, Tommaso Giglio, dà l’avvio a quella che diverrà Radio Bologna. Si diramano notiziari, alcuni ufficiali americani fanno propaganda anti-tedesca (la guerra in Italia è ancora in corso), ma vengono proposte anche trasmissioni di prosa. Dall’esperienza della radio alleata nascerà il gruppo di teatranti che fonderà il teatro “La Soffitta” e il gruppo di redattori del settimanale “Cronache”, diretto sempre da Biagi.details
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May 1945Salvaguardia e recupero del patrimonio artistico della Pinacoteca NazionaleGran parte del patrimonio della Pinacoteca Nazionale si salva grazie all'opera di protezione effettuata da un gruppo di allievi dell'Accademia, coordinati dal prof. Francesco Arcangeli. Le opere d'arte più esposte a bombardamenti e furti sono state per tempo ricoverate in alcuni luoghi di Bologna ritenuti più sicuri, come il campanile della cattedrale di San Pietro, o inviate fuori città. In particolare sono state utilizzati la villa Aria di Marzabotto, il castello Isolani a Minerbio e l'eremo di Tizzano. Una parte delle opere - tra esse la famosa Estasi di Santa Cecilia di Raffaello - sono state trasferite in Lombardia, in alcune gallerie di Milano o sull'Isola Bella del Lago Maggiore, rischiando l'attraversamento del Po. Alla fine della guerra non si riscontrano particolari perdite: solo la Pala della Peste di Guido Reni ha subito una lacerazione nel ritorno da Marzabotto a Bologna. Il comandante tedesco, generale von Senger, restituirà regolarmente le opere d'arte richieste per la sua residenza a Padulle. Più consistenti risulteranno le perdite nel patrimonio artistico a causa dei bombardamenti: tre tele dei Carracci in Santa Maria della Pioggia, gli affreschi di Marcantonio Franceschini nella chiesa del Corpus Domini, i crocefissi di Bartolomeo Passerotti in San Giuseppe e nella chiesa di SS. Filippo e Giacomo delle Lame.details
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May 1945Guidi e Rambelli salvati da BorgonzoniNell'estate 1944, in piena guerra, il pittore Aldo Borgonzoni (1913-2004), sfollato nella natia Medicina dopo l'inizio dei bombardamenti su Bologna, viene informato da un amico, militante nella 7a brigata GAP, che Virgilio Guidi (1891-1984), professore di Pittura all'Accademia di Belle Arti, è stato arrestato e condannato a morte dai partigiani per la sua convinta adesione alla Repubblica di Salò. Collega-rivale di Giorgio Morandi (1890-1964), molto stimato dai suoi allievi bolognesi, tra i quali lo stesso Borgonzoni, il maestro romano si è rifugiato in campagna, ospite di Villa Lenzi a Buda, a pochi chilometri da Medicina. Il giovane interviene per scongiurare la sua esecuzione e dopo un'accesa discussione la sentenza è commutata nell'espulsione dal territorio. Guidi viene accompagnato in bicicletta fino a Chioggia e, attraverso la laguna, raggiunge Venezia grazie ad alcuni intellettuali antifascisti. Scampato il pericolo continuerà, secondo alcuni testimoni, a far propaganda per i Tedeschi e la RSI dai tavolini del Caffé Florian. Alla fine di maggio del 1945, poche settimane dopo la Liberazione, periodo confuso di rappresaglie e vendette, Borgonzoni è protagonista del salvataggio di un altro collega compromesso con il fascismo, lo scultore faentino Domenico Rambelli (1886-1972), conosciuto a Roma nel 1939 in occasione della III Triennale. Considerato tra i grandi del '900, dotato di uno stile inedito e moderno, Rambelli è autore di importanti e monumenti in Romagna, come quello per Francesco Baracca a Lugo, inaugurato il 21 giugno 1926 dal Duca d'Aosta, o quello di Alfredo Oriani a Faenza. Mentre camminano assieme in via Rizzoli, Rambelli è riconosciuto da due uomini scesi da una Fiat Topolino, che gli intimano di seguirlo a Faenza, dove lo attende la condanna a morte, essendo pesantemente coinvolto con il passato regime. Grazie alle sue conoscenze presso la federazione del Partito comunista, Borgonzoni intercede per lui e ottiene un rinvio dell'arresto, che consente al maestro romagnolo di riparare, come Guidi, a Venezia.details
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May 1, 1945Festa del Primo maggio nella nuova Camera del LavoroLa Camera Confederale del Lavoro festeggia il primo maggio 1945 nei locali di via Roma, già occupati dal Sindacato dei lavoratori della terra. Il 22 aprile precedente il Comitato Esecutivo Provvisorio ne aveva preso possesso, insediandovi i propri uffici, dopo che un decreto prefettizio aveva sancito il passaggio alla CdL delle funzioni delle Unioni provinciali fasciste. Ai lavoratori intervenuti parlano i tre segretari provvisori, Malaguti, Bonazzi e Comandini, che espongono le linee essenziali del programma della CdL unitaria: ricostruzione del paese, sviluppo della democrazia, soddisfazione delle richieste più elementari delle masse lavoratrici. Lo stabile di via Roma, costruito tra il 1940 e il 1942, ospita sulla facciata i rilievi celebranti il lavoro e la vita contadina, opera dello scultore Farpi Vignoli (1907-1997). All'interno, la grande sala riunioni è affrescata con scene di lavoro agricolo, del pittore fiorentino Galileo Chini (1873-1956).details
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May 2, 1945"Rinascita" e il "Corriere dell'Emilia"Dopo alcuni giorni di sospensione, per ordine degli Alleati, è di nuovo in edicola il quotidiano “Rinascita”, organo del CLN dell'Emilia-Romagna, diretto da Leonildo Tarozzi del Partito comunista. Nello stesso giorno, il “Corriere alleato” è denominato “Corriere dell'Emilia”. Dal 6 giugno, diretto da Gino Tibalducci, esso diventerà "quotidiano indipendente della Valle Padana", anche se pur sempre sotto il controllo del PWB. L'amministrazione militare alleata proverà in seguito ad assegnare il "Corriere" al CLN locale, che rifiuterà, perdendo l'occasione di assumere l'eredità del vecchio "Carlino". Il 17 luglio il foglio sarà stampato con il titolo "Giornale dell'Emilia". Tra i redattori, costretti a lavorare in condizioni precarie tra le macerie di via Dogali, vi sono Sigfrido Rossi (Wolfango Rossani), Attilio Teglio, Luigi Chierici, Nino Comaschi. Tibalducci rimarrà direttore fino al 5 marzo 1946.details
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May 7, 1945Per i russi Popov ha inventato la radio prima di MarconiL'Unione Sovietica celebra Aleksandr Stepanovic Popov (1859-1906) come inventore della radio al posto di Guglielmo Marconi. Studioso delle radiazioni elettromagnetiche, insegnante all'Accademia militare di Kronstadt, direttore dell'Istituto di elettrotecnica di Pietroburgo, nel 1894 Popov mise a punto un apparato in grado di rivelare le onde prodotte da scariche elettriche atmosferiche con un coherer Branly da lui migliorato. Il 26 marzo 1896, con il ricevitore collegato a un'antenna simile a quella usata da Marconi, trasmise il primo messaggio radio in alfabeto Morse. Secondo i russi, la presunta invenzione di Popov risale a un anno prima della richiesta di brevetto presentata a Londra da Marconi. La discussione sulla priorità della scoperta fu avviata molto presto: già nel 1903, alla Conferenza radiotelegrafica di Berlino, Popov riconobbe di non aver fatto esperienze di telegrafia senza fili prima di Marconi. Nel 1904, al Congresso Mondiale di Elettricità, dopo un'ampia discussione, Guglielmo Marconi fu proclamato l'inventore della radiotelegrafia.details
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May 8, 1945Uccisioni ad opera di ex partigiani nella Bassa bologneseTra l'8 e l'11 maggio, nelle campagne tra Argelato, Pieve di Cento e San Giorgio di Piano, 29 persone vengono sequestrate e uccise da un nucleo di polizia partigiana della 2a Brigata Garibaldi "Paolo", già operante in quella zona durante il conflitto. Il gruppo, che ospita anche alcuni componenti della 7a GAP, riceve ordini da Vittorio Caffeo "Drago" (1923-2007) ex commissario politico e vice comandante, in rapporto con il comando della brigata di stanza a San Pietro in Casale. I sequestrati sono considerati fascisti o collusi con il fascismo della RSI. L'eccidio si svolge in due tempi: l'8 maggio sono catturate dodici persone, tra le quali la professoressa Laura Emiliani, l'ex podestà di San Pietro in Casale Sisto Costa, rapito assieme alla moglie e al figlio, e nove cittadini di Pieve di Cento, quasi tutti appartenenti alle Brigate Nere. Giudicati sommariamente da un tribunale partigiano, sono tutti condannati a morte. Nella seconda strage, avvenuta l'11 maggio, rimangono vittime sette fratelli, Dino, Emo, Augusto, Ida, Marino, Giuseppe e Primo Govoni, dei quali solo due avevano aderito alla RSI. Alcuni di essi sono sequestrati a Pieve di Cento durante una festa da ballo. Altre dieci persone sono prelevate dai partigiani a San Giorgio di Piano. I prigionieri subiscono torture, sono derubati e giustiziati. I loro corpi sono sepolti in fosse comuni, che verranno rinvenute nel febbraio 1951, grazie ad alcune testimonianze e alle indagini del maresciallo dei carabinieri Vincenzo Masala. Il processo per le due stragi sarà celebrato a Bologna nel 1953 e vedrà la condanna all'ergastolo di quattro ex partigiani (Vittorio Caffeo, Vitaliano Bertuzzi, Adelmo Benini, Luigi Borghi), poi amnistiati. Tutti quanti, nel frattempo, saranno da tempo riparati nella Cecoslovacchia comunista. Lo Stato italiano deciderà di risarcire la madre dei Govoni per l'uccisione dei figli.details
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May 10, 1945Bombe inesplose provocano la morte di alcuni sminatoriUndici artificieri muoiono, assieme al loro comandante, capitano Alberto Zannotti, nei pressi di Varignana (BO), mentre rastrellano bombe inesplose. Una lapide nel cortile di palazzo d'Accusio e una stele nel luogo della tragedia, ne ricordano il sacrificio. La bonifica dei campi minati comporterà numerose vittime nel dopoguerra. La ricerca viene fatta con metal detector, ma, a volte, anche in modo più artigianale e rischioso, facendo penetrare obliquamente nel terreno aste metalliche o baionette, fino al contatto con l'ordigno.details
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May 12, 1945Torna la luceDopo tanti anni di oscuramento nella notte di sabato 12 maggio in alcune strade cittadine ritorna l'illuminazione.details
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May 17, 1945La scomparsa dell'ingegner WeberL'ingegner Edoardo Weber (1889-1945), fondatore della fabbrica di carburatori Weber fornitrice di tutte le marche automobilistiche italiane, scompare misteriosamente il 17 maggio dopo essere corso in aiuto di alcuni operai fermati da una squadra di partigiani. Parecchi anni dopo i carabinieri verranno indirizzati da un pentito anonimo sul luogo del probabile assassinio: una vera e propria fossa comune con una ventina di cadaveri nei pressi della Certosa, sotto un ex deposito di munizioni.details
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May 20, 1945Cattura di fascisti in fugaDal giorno della liberazione il dott. Riccardo Parisi, un poliziotto che durante la RSI ha svolto attività clandestine per il CLN in previsione dei tempi nuovi, ha preso possesso dei locali della questura. Si è insediato il nuovo questore designato dal CLN, l'avvocato Romolo Trauzzi, un antifascista condannato a morte in contumacia durante il regime. Il nuovo questore ha istituito subito un ufficio speciale per l'epurazione e ha incaricato Parisi di coordinare le indagini per la cattura dei fascisti fuggiti al Nord. Con l'aiuto di alcune decine di partigiani volontari, vengono organizzate spedizioni a Milano, Como, Brescia e Cremona. Il 16 maggio sono rintracciati e arrestati in val Trompia quindici fascisti, che a Bologna si sono resi responsabili di crimini odiosi. Tra essi sono Renato Tartarotti, accusato di centinaia di omicidi, di torture, sevizie e rapine, e alcuni esponenti della CAS, la Compagnia Autonoma Speciale di polizia ausiliaria da lui comandata, il tenente della GNR Bruno Monti, il colonnello Giovanni Nicotera e il capitano Alberto Cioni dell'UPI (Ufficio politico della GNR), vari ufficiali della GNR, tra i quali il generale Bruno Calzolari. Tra i repubblichini catturati figura anche l'ex sottosegretario agli Interni della RSI Giorgio Pini (1899-1987), già direttore dell' "Assalto" e del "Resto del Carlino" e membro del Tribunale Speciale di Firenze. Subito Parisi si incarica degli interrogatori, assieme al vice commissario Osvaldo Pini, all'Ufficiale Francesco Leoni e a rappresentanti del CUMER e del CLN. Il 26 maggio, tra Brescia e il lago di Garda, è arrestato un altro gruppo di fascisti latitanti, tra i quali la famigerata spia Lidia Golinelli (Vienna), assieme al suo amante e al comandante provinciale della GNR Giuseppe Onofaro. Il 3 giugno è arrestato Martino Berti, “spia nazifascista e collaboratore della Gestapo”, che sarà condannato a morte per una serie di delitti efferati, ma finirà amnistiato nel gennaio 1947. Il 4 giugno è catturato l'ex prefetto repubblichino Dino Fantozzi, assieme ad alcuni membri del reparto d'assalto della polizia e a Romeo Arienti della Decima Mas. Intanto diverse commissioni vagliano la posizione di dipendenti e dirigenti compromessi col passato regime e coi tedeschi. Mentre è in corso l'epurazione nella polizia, alla fine di maggio il questore Trauzzi viene deposto dal comando militare alleato. Da Roma arriva il nuovo questore Iantaffi e l'epurazione si ferma. Gli ex fascisti sono riassunti in servizio, i poliziotti antifascisti sono trasferiti o spostati alla polizia stradale o ferroviaria. A fine maggio l'ufficio politico speciale, che ha catturato quasi tutti i responsabili dei crimini di guerra nella provincia di Bologna, viene sciolto. La pressione popolare farà si che 120 ex partigiani siano poi assunti come allievi agenti. Torneranno, però, anche molti ex agenti dell'OVRA, nonostante sia depositata in Procura la lista dei funzionari da epurare. Alcuni "pezzi grossi" della repressione antipartigiana, quali il capo dell’UPI Angelo Serrantini, il capitano Gaspare Pifferi, comandante della Prima Compagnia Arditi della GNR, il picchiatore Pasquale Camporesi, detto Carnera, continueranno a rimanere latitanti. Il ten. col. Serrantini, in particolare, godrà di coperture e depistaggi, tanto da poter rimanere latitante e lavorare sotto falso nome in un consorzio agrario del Meridione, fino alla sua scomparsa nel 1958.details
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May 20, 1945La "Manovalanza"Un gruppo di addetti al facchinaggio di materiale ferroviario fonda una cooperativa chiamata “Manovalanza”. Nel 1951 otterrà l'appalto per la pulizia delle carrozze dei treni. Negli anni seguenti dovrà affrontare la crisi seguita alla disdetta dell'appalto da parte delle Ferrovie. Dopo l'uscita di scena della principale concorrente, la Cooperativa Operosa, la Manovalanza si unirà alla Calfa, mutando il proprio indirizzo economico negli impianti elettrici e di illuminazione e ampliando la propria presenza a livello nazionale, con importanti interventi a Reggio Calabria, Empoli, Asti, Forlì, oltre che per le fiere di Bologna e Rimini.details
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May 21, 1945Il Premio di LiberazioneLa Camera del Lavoro e l'Associazione degli Industriali si accordano per la concessione di un “Premio di Liberazione” ai lavoratori dell'industria, che si avvale del criterio di favorire maggiormente coloro che hanno combattuto per la libertà. Chi può dimostrare di aver fatto parte delle formazioni partigiane ottiene, infatti, il premio intero di 3.000 lire, che equivale all'incirca a un mese di paga, mentre gli iscritti al Fascio repubblicano ne sono totalmente esentati. Il 28 giugno un patto analogo verrà siglato per i lavoratori del commercio.details
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May 22, 1945La ripresa alla DucatiUn gruppo di operai e tecnici, già dipendenti dell'azienda, si incontrano con il cav. Marena, uomo dei fratelli Ducati, al momento assenti e accusati di collaborazionismo, per programmare la ricostruzione dello stabilimento di Borgo Panigale. Viene deciso di non attendere la liquidazione dei danni di guerra, valutati in 450 milioni, e di iniziare immediatamente le assunzioni di ex operai, impiegati e tecnici Ducati per la rimozione delle macerie. Si propone, inoltre, di coinvolgere operai già addetti alla manutenzione, per allestire in fretta alcuni reparti dedicati al ripristino delle macchine, a mano a mano recuperate dai nascondigli in cui sono state ricoverate durante la guerra. E' organizzato il recupero delle materie prime e dei semilavorati messi al sicuro in alcuni paesi della provincia (Anzola, Bazzano, Crevalcore Crespellano) e ben difesi da gruppi di operai sfollati. Si decide, infine, di riattivare le centrali elettriche interne per il funzionamento delle autoclavi a ciclo continuo, necessarie per il reparto grandi condensatori. In aiuto alla Ducati viene anche il sindaco Dozza, particolarmente vicino all'azienda - Ducati era il suo nome in clandestinità - che subito mette a disposizione del nuovo consiglio di gestione undici camion, assegnati al comune di Bologna dal governo provvisorio degli Alleati. Mentre si lavora per il ripristino della fabbrica di Borgo Panigale, riprendono a funzionare i gruppi trasferiti fin dal 1943 nelle regioni del Nord. La sezione ottica a Daiano di Cavalese (TN) si appresta a rimettere in produzione il proiettore Gioia e la gamma delle lenti. La meccanica di Vicenza si specializza in mozzi per motocicli. A Bazzano, Saronno e Milano la sezione elettrotecnica torna a sfornare condensatori. Tra giugno e luglio a Borgo Panigale sarà attivata la cabina di alimentazione e entrerà in funzione il reparto di aggiustaggio, affidato a operai specializzati, mentre i generici continueranno lo sgombero delle macerie. A settembre saranno pronti i primi pezzi prodotti in loco, festeggiati da tutte le maestranze. Intanto i partiti di sinistra organizzano la sistemazione delle maestranze, che pian piano rientrano dagli stabilimenti decentrati, e contrattano con i comuni della Bassa la fornitura di derrate a basso costo. La parola d'ordine è il ritorno collettivo in fabbrica con le macchine e con pregiati prodotti di pace, senza paura di essere tacciati di collaborazionismo, forti del decreto Clnai sul rientro nelle sedi originarie delle fabbriche sfollate. Dal maggio 1946 si costituirà il Consiglio di Gestione della Ducati, organismo paritetico tra azienda e lavoratori, sotto la presidenza di Bruno Cavalieri Ducati.details
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May 23, 1945Esecuzioni sommarie contro fascisti e collaboratori dei tedeschiSecondo un rapporto del comandante dei carabinieri gen. Brunetto Brunetti, datato 23 maggio, dopo la Liberazione si è avuta a Bologna una violenta reazione e ci sono state molte esecuzioni sommarie. Le persone uccise assommano a circa 180. Un altro rapporto del colonnello Ravenna del 5 agosto afferma che, dal 21 aprile al 30 giugno 1945, in città sono state soppresse circa 240 persone. Molto maggiori sono i numeri citati da Giulio Ghedini, custode dell'obitorio bolognese: “in un mese arrivarono 900 morti. Gente trovata un poco dappertutto, fucilata, pugnalata. Moltissimi erano senza documenti, molti addirittura nudi. Non sapevamo dove metterli”. Il commissario garibaldino Arista descrive ciò che è successo ad avvenuta Liberazione: "Data la fuga precipitosa dei nazisti, rimanevano in città molti fascisti repubblicani e collaboratori del nemico occupante, che non avevano il tempo per allontanarsi. Pertanto oltre un migliaio di questi venivano sommariamente giustiziati dal popolo, che si rovesciava nelle strade alla loro caccia". Secondo una relazione dei questori al ministro dell'Interno De Gasperi, i morti in Emilia-Romagna dopo il 25 aprile sono 1.958 (il primato è del Piemonte con 2.363). Alcune stime, fatte diversi anni dopo, parlano di circa 650 militari fascisti e civili eliminati dai partigiani in provincia di Bologna solo nel corso del 1945, in particolare nei mesi di maggio e giugno. Più sporadicamente in seguito. Sull'identità dei giustizieri don D. Zanini - e con lui altri - non avrà dubbi: “prima ancora dell'ingresso degli alleati, si scatenò la rabbia selvaggia di alcuni partigiani, di alcuni comunisti, già pronti, con le armi tirate fuori dai nascondigli, a sparare, a uccidere”. L'autore riconoscerà almeno che l'epicentro delle violenze e delle vendette perpetrate subito dopo la guerra contro “avversari e innocenti, persone da un passato politico e cittadini assolutamente ignari” - il cosiddetto “triangolo della morte”, di cui il territorio bolognese fu considerato parte - “era stata anche la più martoriata dall'occupazione tedesca e dalle rappresaglie nazifasciste”. Negli anni Cinquanta numerosi ex partigiani della provincia di Bologna saranno processati per 104 omicidi commessi dal 21 aprile al 31 luglio 1945, termine entro il quale sarà applicata l'amnistia Togliatti (approvata il 22 giugno 1946). Molte uccisioni avvenute durante la “caccia ai repubblichini” possono esser fatte risalire al lungo conflitto sociale apertosi nel primo dopoguerra nelle campagne bolognesi. Un elenco stilato dall'Agraria bolognese riporta che 101 persone, tra proprietari terrieri, fattori e affittuari, verranno uccisi in provincia per motivi politici o legati al conflitto agrario, tra l'autunno 1944 e il luglio 1945. In un rapporto dell'arma dei carabinieri agli alleati dell'agosto 1945 gran parte del territorio emiliano è descritto, riguardo a quel periodo, come “un focolaio di gravi agitazioni”, in cui il fascismo ha dato “largo sviluppo allo squadrismo”. Questo ha creato “profondi rancori”, aggravati dai lutti e dalle distruzioni portate di recente dalla guerra. I frequenti delitti di questo periodo frutteranno a Bologna il nome di "Chicago italiana", affibbiatole dal quotidiano "New York Herald".details
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May 31, 1945Arriva alla stazione centrale il primo treno del dopoguerraSono passati solo quaranta giorni dalla liberazione di Bologna e alla stazione centrale, ancora quasi completamente distrutta, arriva alle 12,43 il primo treno del dopoguerra. Trainato da una locomotiva americana, proviene da Rimini ed è composto da 26 carri merci. Il convoglio è acclamato da numerosi operai, che si adoperano in questo periodo alla riattivazione del servizio ferroviario. Alcuni di essi fanno parte di gruppi GRIVOFER, composti da ferrovieri inattivi a causa della guerra, che si sono offerti volontari per il recupero di materiali e per opere di ricostruzione.details
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June 1, 1945Ricostruzione della linea ferroviaria DirettissimaNel giugno 1945 riprende quasi regolarmente il traffico ferroviario sulla Direttissima da Bologna a Prato. Alla fine della guerra mondiale la linea appare quasi completamente distrutta. Sono stati abbattuti 23 ponti superiori ai 10 metri, rase al suolo o molto danneggiate le stazioni, crollati gli imbocchi delle gallerie. La ricostruzione è stata avviata dagli Alleati, interessati a riattivare la circolazione dei treni, almeno su un binario.Nel frattempo vengono aperti 76 cantieri, nei quali sono impegnati circa settemila operai, tecnici e ingegneri italiani.details
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June 4, 1945Autopompa contro il portico dei ServiAll'incrocio tra strada Maggiore e via Guerrazzi un camion dei pompieri si schianta contro la quinta colonna del portico dei Servi, facendo crollare uno degli archi. Il conducente ha perso il controllo a causa di una jeep militare, che proveniva in senso opposto a forte velocità, guidata da un soldato americano chiaramente ubriaco. La notizia corre di bocca in bocca, ma non viene pubblicata sui giornali del tempo, tutti sotto il controllo degli Alleati.details
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June 12, 1945Epurazione di ex fascisti e collaborazionistiDal 12 giugno una Corte d'Assise straordinaria giudica i reati di collaborazionismo. Le udienze vedono sempre una grande partecipazione popolare. La severità del tribunale nella provincia di Bologna, con una sola condanna a morte eseguita (il capitano della CAS Tartarotti), non sarà eccessiva. Intanto l'Amministrazione Militare Alleata ha emanato il 5 giugno un'ordinanza per la sospensione dal lavoro del personale “indegno di servire lo stato” per il proprio passato politico e con un altro provvedimento ha regolato l'epurazione nelle aziende private. In entrambe i settori saranno in realtà colpiti soprattutto impiegati di rango inferiore. Un chiaro esempio di ciò che spesso accadrà viene dalla Ducati, dove nel maggio si tiene a cura del Cln un'assemblea, alla quale partecipano più di 1.500 ex dipendenti, per decidere le sanzioni da adottare nei confronti dei proprietari dell'azienda e di alcuni tecnici. Sfollati da tempo al nord, fino all'ultimo essi sono rimasti al servizio degli occupanti tedeschi. In questa occasione è richiesto l'immediato “arresto dei fascistissimi fratelli Ducati, rei di alto tradimento”. In seguito, in nome di una veloce ripresa dell'attività produttiva, si opterà per la riabilitazione dei quadri compromessi e per il rientro dei Ducati alla guida della fabbrica. Il 30 giugno, in un articolo su “La Lotta”, il segretario del PCI bolognese Arturo Colombi dichiara che, per “stroncare la mano ossuta della fame”, i comunisti sono disposti a tollerare il rientro di industriali non troppo compromessi col fascismo e il nazismo o che tenteranno di attenuare le loro colpe mettendo i loro beni a disposizione della ricostruzione del paese. Non tutti però accetteranno situazioni di compromesso, che paradossalmente rischiano di discriminare più gli ex partigiani che gli ex fascisti.details
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June 14, 1945Nasce la CNANasce la sezione bolognese della Confederazione Nazionale dell'Artigianato (CNA). La sede è in via Riva di Reno 76, dove, prima della Liberazione, aveva gli uffici la Federazione Provinciale Fascista degli Artigiani.details
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June 16, 1945La CamstAll'indomani della Liberazione, tra le rovine della stazione ferroviaria bombardata, sorge la Cooperativa Albergo Mensa Spettacolo e Turismo (Camst). I primi servizi sono effettuati, su un vagone abbandonato, per l'unico binario in funzione. Al posto dei bicchieri sono usate bottigliette tagliate e smerigliate. Si distribuiscono cestini con pasti caldi per 35 lire. Nel 1947, all'inaugurazione del nuovo buffet in stazione, il cui esercizio appare strategico per lo sviluppo dell'azienda, Camst avrà già aperto diversi punti di ristorazione in luoghi frequentati di Bologna: dalla mensa collettiva comunale, al bar del teatro comunale e dei Giardini Margherita. Più avanti creerà il primo ristorante self-service italiano in via Ugo Bassi, il popolare Bass'Otto. Dagli anni Sessanta l'attività si estenderà nell'ambito della ristorazione collettiva, con la fornitura di pasti confezionati ad aziende e comunità.details
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June 25, 1945Epidemia di tifoIl prefetto chiede ai responsabili sanitari di provvedere al ricovero e all'isolamento dei malati di tifo, in preoccupante aumento a Bologna. Per tutto l'anno l'epidemia si propaga in città, anche per la mancanza di posti letto negli ospedali. Dopo il bombardamento del Sant'Orsola (12 ottobre 1944) erano stati approntati per gli infettivi alcuni locali della scuola Manfredi in via San Vitale (250 letti) e alcune aule delle vicine scuole Albini, già sede dell'ospedale di guerra n. 5.details
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June 27, 1945"I lavoratori hanno fame"Oltre 20.000 lavoratori della città e della campagna partecipano a una manifestazione a Bologna per reclamare posti di lavoro, salari adeguati al costo della vita, distribuzione di generi alimentari, epurazione rapida e radicale, cessazione degli arresti di patrioti, istituzione di campi di concentramento per gli ex fascisti. Dal palco il segretario della CdL Malaguti denuncia che finora non si è fatto nulla per aiutare i lavoratori e fermare le speculazioni dei profittatori: in città "le fabbriche sono chiuse e i lavoratori hanno fame".details
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July 5, 1945Esposto al pubblico il Piano Regolatore "clandestino" del CLNIl 5 luglio viene esposto in Palazzo d'Accursio il Piano Regolatore “clandestino”, elaborato ancora in piena guerra per il CLN dagli architetti Giorgio Giovannini, Giuseppe Mazzanti, Luigi Vignali e Gildo Scagliarini e dall'ing. Giorgio Pizzighini. L'espansione urbana è regolata da strutture di supporto, i nuclei abitativi sono circoscritti. Si tenta di allentare la tendenza alla concentrazione del terziario nel centro storico. E' prevista una nuova “cittadella universitaria” ai piedi di San Michele in Bosco (sei nuove facoltà) con servizi e parcheggio interrato e l'isolamento del Palazzo dei Tribunali, che triplica la sua superficie. E' abbozzata, inoltre, una strada tangenziale e una piccola circonvallazione lungo il tracciato delle mura del Mille. Il lavoro degli architetti del CLN sarà riconosciuto dall'amministrazione Dozza, con l'inserimento degli autori nella Commissione redattrice del Piano di Ricostruzione.details
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July 6, 1945Bologna ferita, ma non in ginocchioNella riunione dell'Azienda municipalizzata dei trasporti, che si tiene il 6 luglio, viene fatto il punto sulla situazione della rete tramviaria, che, nonostante le pesanti distruzioni subite, non appare drammatica. Gravi danni hanno riportato i depositi e i magazzini della Zucca e la linea per San Ruffillo non appare riparabile in breve tempo, per la perdita quasi completa della parte aerea e dei binari. Ma già tre settimane dopo la liberazione, non appena riavviata la rete elettrica, sono state rimesse in funzione undici linee. Fin dall'inverno precedente il personale ha provveduto a nascondere tre gruppi di convertitori e poco prima del 21 aprile a sottrarre tutto il macchinario possibile. Si sono salvate anche alcune vetture e una ingente quantità di condutture e cavi. Anche la situazione degli altri servizi pubblici è abbastanza tranquillizzante: l'erogazione di acqua non è mai stata interrotta e gli impianti del gas, rimasti intatti, attendono solo di essere riforniti di combustibili. Già in agosto la distribuzione del gas sarà di tre ore giornaliere. Il deficit di energia elettrica è parzialmente colmato con allacciamenti alle centrali ancora funzionanti nelle provincie di Modena e Reggio e in Lombardia. Prima di lasciare la città, i Tedeschi hanno fatto saltare la centrale dei telefoni, ma si prevede una ripresa delle comunicazioni in tempi brevi, grazie a un centralino sottratto a Rimini dai partigiani.details
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July 7, 1945Eccidio dei conti ManzoniNella notte tra il 7 e l'8 luglio i membri della famiglia dei conti Manzoni Ansidei vengono prelevati da un gruppo di uomini dalla loro villa in località La Frascata, nei pressi di Lugo. I tre figli, la domestica e l'anziana contessa vengono uccisi e i cadaveri occultati nel terreno di un'azienda agricola di Alfonsine. In seguito la villa è saccheggiata e data alle fiamme dagli stessi rapitori. La famiglia Manzoni aveva aderito alla RSI: Giacomo era stato vicesegretario del PFR di Lavezzola. Come gestore dell'azienda di famiglia non aveva accettato i patti proposti dai coloni. Luigi era stato addetto al ministero degli esteri a Salò, Reginaldo era stato sospeso dall'Università di Bologna e aveva subito un giudizio. Per alcuni anni non si saprà più nulla della famiglia sterminata. Verrà messa in giro ad arte la voce che i conti hanno lasciato l'Italia. L'arresto di uno dei colpevoli porterà al ritrovamento dei cadaveri nell'agosto 1948. Per l'eccidio verranno arrestati e processati Silvio Pasi, ex commissario politico della 28a Brigata Garibaldi, medaglia d'argento al V.M., e altri dodici gappisti. Nel 1953 saranno tutti condannati all'ergastolo, pena in seguito ridotta, essendo riconosciuto il movente politico. Nel 1914 la villa Manzoni era stata coinvolta nei fatti della "settimana rossa": in quei giorni un centinaio di braccianti si presentarono al fattore del conte, chiedendo le chiavi del magazzino del grano.details
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July 9, 1945Rinasce la Cooperativa Bolognese di ConsumoViene rifondata la Cooperativa Bolognese di Consumo, che già nel 1935 aveva in parte ereditato gli spacci dell'Ente autonomo di Zanardi. Con il nuovo nome di Cooperativa di consumo del popolo di Bologna gestisce 17 negozi, con 200 dipendenti. Collaborando con il nuovo Ente comunale di consumo, che sorgerà nel 1947, la "Bolognese" giungerà nel 1954 ad essere la più grande cooperativa emiliana. Nel 1957 aprirà uno "spaccio senza commessi", il primo self-service italiano. Dopo un lungo periodo di crisi, il rilancio dell'azienda si avrà nel 1968 con la costituzione della Coop Bologna.details
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July 9, 1945Il sindaco di Pieve e 17 ex partigiani arrestati dopo il ritrovamento di una fossa comuneI carabinieri, in collaborazione con la polizia alleata, arrestano il sindaco di Pieve di Cento Anselmo Govoni (1888-1961) e altri 17 ex partigiani dopo il ritrovamento di una fossa comune con alcuni cadaveri in località Mascarino, frazione di Castello d'Argile. Per il PCI locale l'arresto è opera delle forze della reazione che tentano “di fermare l'opera di rinnovamento sociale”. Quasi tutta la popolazione di Pieve si riversa in piazza per reclamare la liberazione degli arrestati.details
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July 11, 1945La difficile ripresa industrialeAlla fine della guerra quasi tutte le industrie bolognesi, soprattutto nel settore metalmeccanico, risultano distrutte o danneggiate. Gli impianti hanno subito danni gravissimi per l'asportazione di materiali e attrezzature da parte dei Tedeschi e per l'usura intensa delle macchine, portate al limite della loro capacità produttiva. Numerose imprese sono da tempo sfollate nei paesi della provincia o in altre regioni del nord Italia. La penuria di materie prime e combustibile impedisce ovunque la ripresa delle lavorazioni. Fino a luglio l'energia elettrica è prodotta a Bologna solo dalle piccole centrali del Battiferro e di Crevalcore (900 Kwh totali) e il successivo allacciamento ad alcune centrali alpine provvederà soprattutto ai consumi civili. Il ritorno alla normalità sarà a lungo impedito dal dissesto della rete viaria e ferroviaria. L'11 luglio l'Associazione degli Industriali stabilisce un ordine preciso di precedenza per la fornitura di aiuti alleati alle varie industrie, a cominciare da quelle meccaniche più danneggiate: Ducati, Calzoni, Sabiem, Casaralta, Sasib, Weber, Barbieri. Alla fine del 1945, solo 8.000 degli oltre 20.000 occupati del settore meccanico (censiti al 1940) ritroveranno lavoro. Grandi fabbriche come la Ducati, la Minganti, la Cogne, saranno ricostruite dagli operai e dagli impiegati rimasti in città, mentre altri si incaricheranno di riportare nelle officine le attrezzature e i macchinari trasferiti altrove.details
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July 23, 1945Riapre l'Università. Edoardo Volterra eletto RettoreIl prof. Edoardo Volterra (1904-1984) pronuncia nell'aula magna di Palazzo Poggi il discorso per la riapertura ufficiale dell'Università di Bologna, davanti al sindaco Giuseppe Dozza e ad alti ufficiali alleati: il generale Edgar E. Hume e il colonnello Eloi J. Thomas. Giurista antifascista, esponente del Partito d'Azione e perseguitato razziale, Volterra è stato eletto il 19 giugno Rettore dell'Alma Mater. Rimarrà in carica fino al 1° novembre 1947.details
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July 30, 1945Nasce il giornale sportivo "Lo Stadio"Nasce il foglio sportivo “Lo Stadio”. Non è altro che un'appendice settimanale, colorata di azzurro, del “Giornale dell'Emilia” (titolo provvisorio, nel primo dopoguerra, del “Resto del Carlino”). Diverrà quotidiano nel 1948 e fino al 1970 sarà diretto dal suo ideatore, il giornalista sportivo Luigi Chierici. Lo "Stadio" è apprezzato all'inizio soprattutto dai tifosi del ciclismo, lo sport preferito di Chierici, ma si affermerà presso un pubblico più vasto organizzando, negli anni Cinquanta, il Motogiro d'Italia.details
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August 7, 1945Grande folla ai funerali di alcuni partigiani della 7a GapUna folla di ventimila persone assiste ai funerali di quattro giovani partigiani, i cui cadaveri sono stati ritrovati pochi giorni prima tra i calanchi di Sabbiuno. Sono Adolfo Fantini (Moretto), Ermes Fossi (Aquilone), Dante Drusiani (Tempesta, 1925-1944) e Vincenzo Toffano (1925-1944, Terremoto). Questi ultimi, conosciuti come Tempesta e Terremoto - entrambi Medaglia d'oro al Valor Militare - hanno fatto parte della squadra Temporale della 7a Gap e hanno condotto a termine alcune clamorose azioni, come i due attentati all'hotel Baglioni, l'assalto al carcere di San Giovanni in Monte e lo scoppio della polveriera di Villa Contri. Sono stati catturati durante un rastrellamento nel dicembre del 1944 anche grazie all'opera di un infiltrato.details
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August 9, 1945L'Associazione IndustrialiViene fondata l'Associazione Industriali della Provincia di Bologna. Si propone di promuovere e tutelare lo sviluppo delle imprese bolognesi, la progettazione di piani industriali cittadini, l'incentivazione del sistema delle comunicazioni. La prima assemblea, riunita al teatro Modernissimo il 9 agosto, approva lo statuto. L'atto ufficiale di costituzione dell'Associazione avverrà il 25 agosto, mentre il 4 dicembre sarà eletto il primo presidente, l'avvocato Giorgio Barbieri.details
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August 9, 1945Manifestazioni contro il carovita e la disoccupazioneGrandi manifestazioni in tutti i capoluoghi della regione. A Bologna oltre 150.000 persone, provenienti anche dai comuni della provincia, si riuniscono in Piazza Maggiore. Clodoveo Bonazzi (1890-1955), segretario della Camera del Lavoro, affermando la disponibilità dei lavoratori ad impegnarsi da subito per la ricostruzione del paese, chiede un piano per il ribasso dei prezzi dei generi di largo consumo, l' adeguamento dei salari al costo della vita, l’inizio di lavori pubblici, la soluzione della vertenza agraria in corso, l’assunzione di manodopera bracciantile da parte dei grandi proprietari terrieri e l’inizio dei lavori di bonifica. Lo stesso giorno al cinema Modernissimo gli industriali della provincia approvano lo statuto della loro associazione.details
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August 23, 1945Il giornale umoristico "Scaccomatto"Esce il settimanale umoristico "Scaccomatto", diretto da Franco Cristofori e finanziato dall'imprenditore Raimondo Venturi. Tra i collaboratori vi sono Carlo Viola, il pittore Giovanni Korompay, Vincenzo Poli, mentre Giovanni Mosca, già protagonista al "Bertoldo", tiene la rubrica Lo scaltro amatore. Il giornale, che è sottoposto al benestare dell'Allied Press Bureau, chiuderà di lì a poco, per aver pubblicato una vignetta in cui sono messi in caricatura alcuni noti politici italiani.details
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August 27, 1945Primo congresso della FedercoopRinasce con il favore del CLN il movimento cooperativo. In agosto la Federcoop di Bologna celebra il suo primo congresso dopo la Liberazione.details
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September 1945La Settimana de "L'Unità"Durante il mese di settembre la Federazione del Partito Comunista organizza la Settimana de “l’Unità”. Gli incontri in città e nelle nuove periferie culminano in una grande festa all’Ippodromo. I principali oratori sono il sindaco Giuseppe Dozza e il dirigente nazionale Giancarlo Pajetta. Migliaia di militanti e cittadini intervengono da tutta la città e la provincia. E' un'occasione politica, ma anche di spettacolo e divertimento. Si balla la “Filuzzi”, si fanno tornei. La gara di tiro alla fune è vinta dalla sezione comunista di Granarolo Emilia.details
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September 4, 1945"L'Avvenire d'Italia" di nuovo in edicola"L'Avvenire d'Italia", diretto da Raimondo Manzini (1901-1988), riprende le pubblicazioni, sospese dopo la condanna a morte del gruppo bolognese di Giustizia e Libertà nel settembre precedente. Per questa sospensione il direttore aveva subito un'indagine da parte dei vertici fascisti. I tedeschi non avevano infierito su quello che consideravano “il giornale più inutile stampato in Italia”, limitandosi a sequestrare una parte degli impianti. La sede dell' "Avvenire" in via Mentana era stata in seguito distrutta da un bombardamento aereo degli Alleati..details
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September 8, 1945Pattuglie cittadine per la tutela dell'ordine pubblicoCon decreto dell'8 settembre il prefetto Borghese autorizza la ricomposizione del Benemerito Corpo delle Pattuglie Cittadine a tutela dell'ordine pubblico. Questo gruppo di volontari armati, costituito per contrastare la criminalità dilagante ed esistente fin dal lontano 1820, era stato sciolto nel 1935 “senza alcun giustificato motivo” dalle autorità fasciste. Al comando di Gaetano Rabitti vengono formate 126 pattuglie di 8 uomini per la città e alcuni distaccamenti per i paesi limitrofi. In seguito il numero degli effettivi verrà ridotto a 600 unità, con un maggiore controllo dei requisiti necessari all'iscrizione. Il Comando delle Pattuglie sarà autorizzato dalla Polizia Polacca a segnalare i casi di cattivo comportamento dei soldati in libera uscita. Centinaia di persone saranno fermate durante il servizio notturno, perché “sospette e prive di documenti di identità” o per porto d'arma abusivo. Verranno sventati furti, arrestati malviventi, sequestrata numerosa merce rubata. Negli anni seguenti il Corpo svolgerà servizi di ordine pubblico in occasione di elezioni politiche e di manifestazioni sportive come la Mille Miglia e servizi di vigilanza durante le feste natalizie o al Campo Solare dei Giardini Margherita.details
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September 26, 1945Ordinanza per il rientro degli sfollati ai loro paesi d'origineUn'ordinanza del Prefetto di Bologna concede quindici giorni di tempo per il ritorno alle loro case alle circa 150.000 persone sfollate in città dalla zona del fronte negli ultimi mesi della guerra. Sono ammesse deroghe solo per coloro che provengono da paesi gravemente colpiti. Secondo un'indagine dell'Ente Comunale d'Assistenza (ECA), almeno 5.000 persone non possono rientrare - la maggior parte provengono dall'Appennino bolognese, teatro per oltre un anno delle operazioni militari della Linea Gotica - a causa della distruzione delle loro abitazioni. Agli inizi del 1946 in città risiederanno ancora circa 20.000 profughi e 40.000 sinistrati.details
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October 1, 1945L'Amaro ZaraLa ditta Romano Vlahov, fondata nel 1861 a Zara, trasferisce la sua sede sociale a Bologna e viene registrata presso la Camera di Commercio il 1° ottobre. E' un'azienda famosa nel mondo per le sue distillerie. Negli anni Venti la pubblicità del maraschino Vlahov, un liquore ottenuto dalla fermentazione di ciliegie aromatiche, campeggiava sui grattacieli di New York. La sede nella cittadina dalmata è stata bombardata durante la guerra e i beni aziendali requisiti dal nuovo governo jugoslavo. Come fornitori delle truppe italiane, i titolari sono stati accusati di alto tradimento. La distilleria sarà riaperta a Bologna grazie a Roberto Vlahov, rimasto in Italia per il servizio militare, e la produzione ripartirà in modo artigianale con l'Amaro Zara, "liquore stomatico digestivo a base di sostanze vegetali". La ricetta di questo unicum fu donata da alcuni frati speziali al bisnonno di Roberto, che gestiva una drogheria, come bevanda per debellare la malaria.details
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October 2, 1945La fucilazione del capitano TartarottiAl Poligono di Tiro di via Agucchi viene fucilato il capitano repubblichino Renato Tartarotti, già al comando della Compagnia Autonoma Speciale di Polizia istituita dal questore Tebaldi, tristemente famosa per le torture e le uccisioni di partigiani e antifascisti. Il plotone di esecuzione è formato da sei partigiani e sei poliziotti regolari. Il luogo è quello in cui, durante i venti mesi dell'occupazione nazifascista della città, sono stati fucilati molti oppositori. Assieme a 35-40 dei suoi uomini, Tartarotti aveva lasciato la città nel settembre 1944, nell'imminenza del probabile arrivo degli Alleati. Catturato il 16 maggio 1945 con altri quattordici “criminali” - e subito classificato come "persona pericolosa per la sicurezza dello Stato" - è stato processato nei giorni seguenti dal Tribunale Militare in un clima di forte tensione e condannato a morte. Quella del famigerato Tartarotti è la prima e unica esecuzione ufficiale a Bologna di torturatori criminali e collaborazionisti dei nazisti del periodo della RSI. Gli altri rimarranno impuniti, saranno amnistiati o subiranno pene molto più lievi.details
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October 6, 1945Il generale Anders riceve a Bologna la cittadinanza onorariaIl sindaco Giuseppe Dozza conferisce la cittadinanza onoraria al generale Wladyslaw Anders (1892-1970), comandante del 2. Corpo polacco. I suoi soldati sono entrati per primi a Bologna alle 6 del mattino del 21 aprile da porta Maggiore, dopo aver piegato le ultime resistenze dell'esercito tedesco. La bandiera polacca è stata issata sul balcone del municipio e sulla torre Asinelli e il gen. Anders, assieme ai suoi ufficiali, sono stati accolti a Palazzo d'Accursio dal Comitato regionale di Liberazione. Durante la Campagna d'Italia il 2. Corpo polacco ha subito oltre 2.000 morti e 8.000 feriti.details
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October 21, 1945Tornano le gare motociclisticheIl rinato Moto Club bolognese, presieduto da Aldo Petroncini, organizza la prima corsa motociclistica del dopoguerra, riesumando il tradizionale Circuito cittadino. I piloti Masserini (Gilera 500) e Cavallotti (Guzzi 500) vincono la prima e la seconda categoria. Nella terza prevalgono Milani (DKW 250) e Brini (Gilera 500).details
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October 31, 1945L'AL.F.A. di Marino GolinelliIn via Frassinago Marino Golinelli (1920-2022) inaugura il Laboratorio Biochimico Prodotti AL.F.A. iniziando una straordinaria carriera di imprenditore. La sua azienda farmaceutica avrà negli anni successivi una notevole espansione internazionale. Dal 1960 creerà laboratori di ricerca dotati di tecnologie avanzate, da cui usciranno prodotti innovativi. Dopo l'unione, nel 1974, con il prestigioso marchio Schiapparelli (1824) e nel 1981 con l'Istituto Wassermann, l'Alfa Schiapparelli Wassermann manterrà a Bologna il centro direzionale della società. Ad Alanno (Pescara) sarà costruito un grande stabilimento di produzione e a Milano sarà inaugurata la sede della Divisione Internazionale. Con il tempo l'azienda diversificherà la produzione, toccando i settori dell'alimentazione specializzata, dell'high-tech medicale e della cosmesi.details
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November 1945Il ritorno di Enio GnudiEnio Gnudi (1893-1949), dirigente dell'Internazionale sindacale e membro del Partito Comunista, ritorna dall'esilio patito durante il Ventennio. Nel 1920, ancora molto giovane, fu eletto sindaco di Bologna al posto di Zanardi. L'assunzione della carica venne però impedita dalla strage di Palazzo d'Accursio e dal successivo commissariamento del Comune. Operaio ferroviere, membro del sindacato di categoria, fu perseguitato assiduamente dai fascisti e andò più volte sotto processo durante il regime. L'elezione a deputato per il Partito Comunista nel collegio di Novara nel 1921 non venne confermata per la sua giovane età. Nel 1926 dovette riparare all'estero, prima in Francia e in Spagna, poi al di là dell'Atlantico, dove assolse incarichi di partito e sindacali. Al ritorno sarà eletto Segretario generale del Sindacato Ferrovieri, carica che terrà fino alla morte. Sarà sepolto alla Certosa nel campo dei cittadini illustri, in un monumentale sarcofago commissionato dal sindacato e disegnato da Farpi Vignoli.details
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November 7, 1945Le "segnorine"Un articolo di Enzo Biagi su “Cronache” apre uno squarcio sul mondo della prostituzione a Bologna, aumentata notevolmente con l'arrivo delle truppe alleate. C'è persino un nuovo vocabolo che identifica le ragazze che si offrono per denaro: le “segnorine”. Esse si riuniscono in un noto caffè nei pressi dell'Arena del Sole, per poi ritirarsi nelle case di appuntamento, numerose nelle vie limitrofe. Si calcola che a Bologna vi siano circa 150 meretrici nelle "case chiuse" e 400 passeggiatrici registrate. Ma almeno 800 "segnorine" sfuggono ad ogni controllo. Il 6-7% sono minorenni e alcune di esse hanno una regolare autorizzazione. Secondo Biagi il fenomeno della prostituzione minorile è "una delle note più squallide nella grande tristezza d'Italia". Le ragazze si ammalano sempre e con frequenti ricadute. Molte di esse "esercitano" pur essendo incinte. La guerra ha portato bombardamenti e deportazioni e anche il meretricio è in gran parte un suo prodotto: le prostitute – è il parere di uno dei medici che le hanno in cura - "le macerie ce le hanno dentro".details
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November 16, 1945Rapine e uccisioni a Gaggio MontanoUna quindicina di uomini armati bloccano l'abitato di Gaggio Montano sull'Appennino. Dopo aver immobilizzato e disarmato i carabinieri della locale stazione, penetrano in varie abitazioni private compiendo furti di denaro, armi, cibo e vestiario, cercando e prelevando varie persone, conosciute per il loro passato fascista, uccidendo nella sua casa Aldo Brasa, segretario della sezione del Partito d'Azione. Rubano inoltre una grossa somma nella agenzia locale del Credito Romagnolo. I cadaveri di quattro persone rapite (Guido Brasa, Bianca Ramazzini, Adelfo Cecchelli, Alfredo Capitani) saranno ritrovati poco tempo dopo, sepolti in una fossa comune. Le indagini della polizia stabiliranno che le vittime sono state fatte spogliare, fucilate e finite con un colpo di pistola ravvicinato alla nuca. I responsabili dell'azione delittuosa risulteranno ex partigiani del battaglione "Ettore Rovinetti" della 7a Gap. Dopo la fine della guerra essi non hanno deposto le armi, ma hanno continuato una loro personale rivoluzione, nascondendosi sui monti tra Vergato e Marzabotto. Nessuno di essi ha mai avuto alcun rapporto con le vittime. Hanno agito su mandato del segretario del PCI di Gaggio e di alcuni militanti del partito, con la complicità di un giovane ex partigiano locale, Secondo Lenzi, omicida e latitante. Al processo che anni dopo li vedrà condannati a pesanti pene, tenteranno di giustificarsi dicendo di aver voluto vendicare il barbaro eccidio di Ronchidoso, compiuto sui monti di Gaggio dalle SS tedesche il 28 settembre 1944.details
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December 1945Una singolare dimostrazione dei mezzadriI mezzadri della provincia di Bologna donano agli ospedali, agli orfanotrofi e alle altre opere pie della città, le “onoranze e regalie” dovute per consuetudine ai proprietari, in vista delle feste natalizie. I mezzadri sono in lotta dall'estate per la revisione dei patti colonici: essi vogliono portare il riparto dei prodotti al 60%. Per la risorta Associazione provinciale degli Agricoltori (Apa), così come per la Confida nazionale, i contratti agrari devono, al contrario, rimanere quelli dell'era fascista.details
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December 8, 1945La galleria di "Cronache"Un gruppo di giovani pittori e scultori bolognesi, esponenti della generazione “di mezzo” - Pompilio Mandelli, Carlo Corsi, Luciano Minguzzi, Ilario Rossi, Aldo Borgonzoni - inaugurano, presso la sede del Partito Liberale di piazza Mercanzia, uno spazio dedicato all'arte contemporanea. Si chiama galleria di “Cronache” ed è collegata all'omonimo settimanale di attualità diretto da Enzo Biagi. La sua attività è sostenuta da alcuni critici “militanti”: Francesco Arcangeli, Nino Bertocchi, Corrado Corazza, Lamberto Priori. Oltre che esposizioni dei soci fondatori, la galleria ospiterà rassegne di Mino Maccari, Massimo Campigli, Mario Mafai e importanti collettive nazionali e internazionali. Gli organizzatori appaiono vicini a quel clima di "realismo espressionista", che caratterizza il movimento milanese di "Corrente". Il linguaggio è quello postcubista, che domina nei gruppi di avanguadia italiani ed europei del periodo.details
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December 8, 1945La "Giornata del rientro"L'Associazione Reduci proclama per l'8 dicembre la "Giornata del rientro", a favore dei tanti che tornano dalle zone di guerra e dai campi di prigionia. Su proposta della Democrazia Cristiana ogni famiglia è invitata ad ospitare almeno un reduce. Le istituzioni si sforzano di portare aiuti concreti in occasione delle festività natalizie. Il Comune cura una distribuzione di viveri ai poveri e agli ammalati, mentre la Camera di Commercio mette a disposizione alcune centinaia di scarpe nuove.details
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December 19, 1945Il Consiglio comunale si riunisce per la prima voltaIl Consiglio comunale di Bologna si riunisce per la prima volta dopo la liberazione della città. Secondo gli accordi iniziali del Cln con gli Alleati, la sua nomina era stata rinviata alle elezioni amministrative. I suoi poteri erano stati assunti dalla Giunta comunale. Il nuovo organo è formato seguendo il principio della partiticità, a cui si ispirava il Comitato di Liberazione Nazionale: i sei partiti del CLN hanno nominato dieci persone ciascuno e sei sono state designate dall'ANPI.details
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December 25, 1945Il teatro Duse restauratoCon le rappresentazioni del Rigoletto e della Traviata, riapre al pubblico il teatro Duse, dopo il restauro curato dall'ing. Paolo Graziani (1882-1960). Dell'allestimento del 1904 dell'architetto Lorenzo Colliva rimane ben poco. Lo stile dell'interno è ora semplice e sobrio, non ci sono più le decorazioni originali. Le balconate sono state trasformate in gallerie. Sono stati rinnovati l'atrio e il foyer ed è stato rifatto il fronte sulla strada. Il teatro dispone ora di 1.700 posti a sedere. Negli anni seguenti, sotto la guida di Mario Aguiani, si avvicenderanno al Duse le principali compagnie di prosa italiane. Prima dell'avvento, nel 1963, dell'Ente Teatrale Italiano, il teatro ospiterà anche opere e rassegne di giovani voci della lirica.details