L'autarchia e i surrogati
Con il discorso di Mussolini del 23 marzo all'Assemblea nazionale delle corporazioni viene delineata la strategia economica dell'autarchia, legata all'imperialismo italiano: “La possibilità di una politica estera indipendente, non si può più concepire senza una correlativa capacità di autonomia economica”.
L'autarchia riguarderà soprattutto alcuni settori strategici: i minerali metallici, le materie tessili, i combustibili. Negli anni successivi i vestiti italiani saranno confezionati con fibra artificiale rayon o con lana sintetica ricavata dal latte, il Lanital.
Per le scarpe si ricorrerà al cuoio artificiale: il Cuoital. Sarà usata la canapa, il fiocco e il cotone proveniente dalle nuove colonie africane.
Una particolare declinazione dell'autosufficienza economica sarà nei prodotti alimentari. L'adozione di "uno stile di vita frugale e guerriero" verrà promosso anche attraverso la sostituzione della carne con il pesce e della pasta con il riso.
Si avrà inoltre una prolificazione di surrogati, prodotti autarchici destinati alla povera gente e spesso scadenti. Ad esempio al posto del caffè, divenuto quasi introvabile, saranno utilizzati l'orzo mondo o “vestito”, la ghianda e il fico.
Andrà di moda il caffè di cicoria, fatto nella "napoletana" riempita a metà e venduto nelle varietà Extra, Cammello e Suora.
Un decreto dell'agosto 1939 vieterà la vendita del caffè ai privati. Il "Resto del Carlino" commenterà scrivendo che “il caffè è più un'abitudine che una necessità” e consiglierà gli infusi di malva, tiglio o violetta.
La ditta Filicori e Zecchini, la maggiore importatrice di caffè a Bologna, offrirà un'alternativa con il Mokasan, “il caffè della salute” senza caffeina, definito “bevanda dei sani e dei sofferenti”.
Sempre nell'ambito della produzione autarchica, a Bologna appariranno altri prodotti improbabili, come il Condit, una specie di ragù, la Vegetina, un tortino di verdura dai componenti "altamente sospetti" (Costa) e le uova sintetiche Exovol o Ovocrema.
L'Ufficio propaganda del Pnf pubblicherà l'opuscolo Sapersi nutrire, con numerosi consigli alimentari e norme dietetiche, ricco di illustrazioni e motti sulla infelicità e i malanni provocati da un eccesso di cibo ("Ne uccide più la gola che la spada", "Gli obesi sono infelici", ecc.).
Il 5 settembre 1940 sull' "Avvenire d'Italia" sarà pubblicato un articolo dal titolo Mutare di gusti e d'abitudini, in cui sarà raccomandato l'utilizzo di pane scuro, oltre a "nutrimento carneo limitato, moderato consumo di condimenti, di grassi e di dolci".
- Luciano Bergonzini, La svastica a Bologna, settembre 1943-aprile 1945, Bologna, Il mulino, 1998, p. 234, 237
- Tiziano Costa, Bologna '900. Vita di un secolo, 2. ed., Bologna, Costa, 2008, p. 126
- Tiziano Costa, Bologna prima, durante e dopo la Liberazione, Bologna, Costa, 2015, pp. 25-28
- I giorni di Bologna Kaputt, a cura di Luca Goldoni, Aldo Ferrari, Gianni Leoni, Bologna, Edizioni Giornalisti associati, 1980, p. 11, 28-29, 41, 48 (ill.)
- Marco Poli, Bologna com'era, Argelato, Minerva, 2020, pp. 108-111
- Donata Pracchi, Una fra le tante. Gabriella Zocca, memorie di Bologna, Bologna, Pendragon, 2018, pp. 60-62
- Sergio Soglia, Ribelli per la libertà, 1940-45. Ricordi, cronache, racconti, Bologna, Santarini, 1995, pp. 27-29
- Storia d'Italia. Annali, Torino, G. Einaudi, 1998, vol. 13: L'alimentazione, a cura di Alberto Capatti, Alberto De Bernardi e Angelo Varni, pp. 914-915
- Ezio Trota, Carlo Mondani, Vittorio Lenzi, Gli anni di guerra fra Reno e Panaro, (1943-1945), Modena, Il fiorino, 2003, p. 11