L'origine del celebre santuario posto sul Colle della Guardia risale al 1194, quando fu avviata la costruzione di una chiesetta, che doveva custodire un'icona bizantina della Madonna. La leggenda volle attribuire l'immagine all'evangelista Luca, ma si trattava in realtà di una tavola del XII secolo, dipinta a tempera e oro su tela di lino applicata a legno. La devozione per questa immagine crebbe negli anni coinvolgendo la città e il contado. Nel 1433 fu portata in città solennemente per far cessare la pioggia che cadeva da diverse settimane, facendo temere per l'esito dei raccolti. Da allora la Madonna scende in città ogni anno, con solenne processione, nei giorni dell'Ascensione. Una chiesa più grande fu costruita a partire dal 1481 e ampliata ulteriormente dopo l'edificazione del portico di San Luca nel XVII secolo. La chiesa nuova, assieme al cavalcavia del Meloncello, fu progettata da Carlo Francesco Dotti e realizzata tra il 1723 e il 1742. Gli ultimi lavori di sistemazione, durati fino al 1774 furono opera di Giacomo Dotti, figlio di Carlo.
> Bologna e provincia, a cura di Giancarlo Bernabei, Bologna, Santarini, 1995, pp. 173-174
e ancora ...
Da porta Saragozza fino al santuario di San Luca corre un lungo portico senza interruzione, che consiste in 666 archi innalzati tra il 1674 e il 1739, completamente restaurati alla fine dell'800. Alle spese per la costruzione di questo manufatto, vero e proprio record mondiale di lunghezza, concorsero i cittadini bolognesi di tutte le classi, dai nobili ai camerieri, per una spesa complessiva di 170.300 scudi. Lungo il percorso di oltre tre chilometri vi sono alcuni punti notevoli a partire dal primo arco monumentale, affacciato sulla piazza di porta Saragozza, opera dell'arch. G.C. Monti (1675). A metà circa del tratto di pianura è la cosiddetta "Madonna grassa", gruppo colossale di A. Ferreri, mentre l'inizio del tratto collinare è segnato dallo scenografico Arco del Meloncello di C.F. Dotti (1732). La lunga salita è scandita da 15 cappelle, in cui sono dipinti i misteri del Rosario (oggi quasi del tutto illeggibili).
> Corrado Ricci e Guido Zucchini, Guida di Bologna, con aggiornamenti di Andrea Emiliani e Marco Poli, nuova ed. illustrata, San Giorgio di Piano, Minerva edizioni, 2002, p. 257
La chiesa ha una pianta insolitamente ellittica ed è coperta da una grande cupola. Nel posto d'onore si trova l'immagine che mostra solo i volti ed è impreziosita da una lastra d'argento sbalzata nel Seicento dall'orafo fiammingo (ma bolognese d'adozione) Jan Jacobs.
> Tiziano Costa, Chiese di Bologna. Storia, arte e cronaca, Bologna, Costa, 2009, p. 29