Una serie di risorse digitali dedicate alla documentazione della storia, della cultura, della società e delle istituzioni di Bologna e provincia con particolare attenzione all’800-900.

Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
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Scrittori e scrittrici
Giuseppe Mezzofanti
Un prodigio di lingue, Briareo delle parti del discorso, poliglotta ambulante che avrebbe dovuto vivere al tempo della torre di Babele, come interprete universale: miracolo vero e senza pretensione. (G.G. Byron) Giuseppe Gasparo Mezzofanti nasce a Bologna nel 1774. Fin da giovanissimo si distingue per la sua intelligenza e per la sua portentosa memoria. A quindici anni compie il corso di filosofia e padroneggia alcune lingue straniere, oltre il latino. Nella sua carriera scolastica acquisisce vaste nozioni in ogni materia, dalla storia alla botanica, e giunge alla piena conoscenza dei classici greci e latini. Diviene soprattutto un eccezionale poliglotta, forse il più grande di tutti i tempi. Secondo il suo biografo arriva a conoscere 70 lingue e 45 dialetti. L'apprendimento avviene non solo sui libri, ma anche facendo pratica con missionari e forestieri ricoverati negli ospedali. Confessa però che in famiglia si esprime solo in dialetto bolognese. Segue anche con profitto gli studi teologici e nel 1797 diviene sacerdote e prelato. Lo stesso anno, a soli 23 anni, ottiene la cattedra di lingue orientali all'Università di Bologna, lasciando nello sconcerto la commissione d'esame. Per il suo zelo viene a volte contestato dagli studenti di tendenze liberali. Svolge anche una proficua attività pedagogica presso i rampolli dell'aristocrazia bolognese. La sua presenza è molto richiesta nei salotti e nelle case patrizie: la conversazione con lui è particolarmente gradita per il suo modo piacevole e il suo carattere mite e faceto. Molti ospiti stranieri, quali Byron, Shelley, Stendhal desiderano conoscerlo per la sua fama di poliglotta. Secondo Stendhal, nonostante sia tanto sapiente, non è "affatto uno sciocco", mentre la contessa Potocka lo descrive come un tartufo dall'aria melliflua e traboccante di falsa modestia. Allo scultore Canova, gradito ospite a Bologna nel 1810, Mezzofanti dedica un canto in trenta lingue. Nel 1815 diviene direttore della Biblioteca Universitaria. Non è raro trovarlo nella sala dei manoscritti, ma spesso è impegnato ad illustrare i tesori di Palazzo Poggi agli scienziati e agli studiosi in visita alla città. Nel 1817 costituisce una società per la pubblicazione del periodico "Opuscoli letterari", che per due anni ospita gli scritti degli esponenti della scuola classica romagnola. Nel 1821, in casa del conte Marescotti, compone uno stravagante sonetto monosillabico, probabilmente unico al mondo: A me la Fé daSe da Te l'hoBè fo i mie' dì Nel 1830 è tra i fondatori dell'accademia letteraria dei Filopieri, amanti delle muse. Nel 1806 ha rifiutato l'invito di Napoleone a stabilirsi a Parigi, rifiuto ripetuto anche a papa Pio VII nel 1814. Nel 1831, invece, divenuto amico di papa Gregorio XVI, accetta di andare a Roma e mettersi al servizio della Congregazione per la Propaganda della Fede. Nel 1938 è elevato alla porpora cardinalizia: alle "dimostrazioni di pubblica gioia", che si tengono a Bologna in suo onore, partecipano anche gli abitanti dei borghi popolari, che si identificano in questo prete di umili origini, figlio di un falegname. Secondo Giacomo Leopardi la sua elezione a Prelato Domestico e protonotario apostolico, quindi a Prefetto della Biblioteca Vaticana, è dovuto non a meriti filologici, ma "gesuitici". Mezzofanti è infatti in stretti rapporti con i Gesuti fin da bambino, quando a Bologna frequentava le scuole pie. Muore a Roma nel 1849. Alla Biblioteca Universitaria, nel posto dove "ordinariamente" sedeva, è collocato un busto in suo onore da parte del bibliotecario e presidente del Collegio dei filologi Liborio Veggetti.
Carlo Pepoli
Nasce nel 1796 da un ramo della famiglia Pepoli, una delle più antiche e nobili a Bologna. Fin da giovane si distingue come letterato e poeta. È autore tra l'altro di un Vangelo di San Matteo in dialetto bolognese, pubblicato a Londra nel 1862. Anche Gioacchino Rossini musica alcune sue liriche. È un nobile capace di sentimenti forti, di convinzioni salde, di valori etico-politici radicati fra cui quello della resurrezione della patria, della nazione. Sincero e coerente nella difesa della nobiltà e, nello stesso tempo, anche della dignità e libertà nazionale. (Berselli) Vice-presidente dell'Accademia dei Felsinei, nel 1825 accoglie a Bologna Giacomo Leopardi. Il 28 marzo 1826, nella sede dell'Accademia, il poeta marchigiano legge una epistola in versi a lui dedicata. Dopo i falliti moti del 1831, in cui è stato membro del governo provvisorio, è iscritto nel Libro dei compromessi politici come uno dei principali fautori del liberalismo ed è condannato all'esilio perpetuo. E' quindi costretto a lunghi soggiorni all'estero. Entra nella Legione straniera francese con il grado di tenente e combatte contro gli arabi in Algeria. Fra il 1832 e il 1834 collabora al periodico mazziniano "La Giovine Italia": si sente "fratello di quanti sono tra il mare e l'Alpi". Nel 1833 pubblica a Ginevra Prose e Versi, raccolta in due volumi dei suoi scritti. A Parigi conosce Bellini e collabora con il giornale dei fuoriusciti "Exilé". Per lui compone il libretto dei Puritani. Passa infine a Londra, dove fino al 1847 è professore di lingua e letteratura italiana all'University College. Rientra definitivamente a Bologna dopo la partenza degli Austriaci nel 1859. Al suo ritorno è eletto deputato dell'Assemblea costituente delle Romagne e poi al Parlamento italiano. Dal 1860 insegna filosofia e filologia all'Università di Bologna - della quale è anche Reggente per breve periodo - ed è Segretario dell'Accademia di Belle Arti. Fino al 1880 è nel collegio di lettere e filosofia. E' affiliato alla Loggia massonica "Concordia umanitaria", poi confluita nella Loggia "Galvani". Nel 1862 assume la carica di sindaco di Bologna, dopo la rinuncia di Lodovico Berti, e la tiene fino al 1866. Dal 1862 alla morte, avvenuta nel 1881, è Senatore del Regno.
Nuvole in Appennino