Lo Spazio Chourmo
Circa 150 persone, soprattutto studenti medi e universitari, occupano una struttura industriale dismessa in via Mazzini 174 e danno vita allo Spazio Chourmo. Il nome è tratto da un romanzo di Jean-Claude Izzo.
Non vuole essere un centro sociale underground simile a quelli del decennio precedente, tendenti a creare mondi separati e senza contatti con l'esterno. Vuole essere un centro sociale di seconda generazione “che attraversa la città e da essa si fa attraversare”.
Verranno presto messe in atto numerose iniziative: concerti, jam session, seminari sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, assemblee antifasciste e anche una rivista: “Frame”.
Dopo lo sgombero, che avverrà il 4 giugno, nemmeno un mese dopo l'apertura, il gruppo di Chourmo, con la sigla Metrolab, tenterà l'occupazione dell'ex cinema Embassy e poi sperimenterà due occupazioni temporanee: nella struttura di via Ranzani già utilizzata da Contropiani e nell'area Hera di viale Berti Pichat.
- "Almanacco 2007 di Bologna", Bologna, Geper, 2008, pp. 61-62 (Metrolab)
- Serafino D'Onofrio, Valerio Monteventi, Berretta rossa. Storie di Bologna attraverso i centri sociali, Bologna, Pendragon, 2011, pp. 64-66
- Nuovo Spazio Chourmo. Assemblea sullo squadrismo fascista, in “L'Unità”, 21 maggio 2003, cronaca di Bologna, p. III