Le cave di Monte Donato e i borghi dei gessaroli
Nel 1970 vengono definitivamente chiuse le cave di gesso di Monte Donato, le più antiche della città.
Vi sono testimonianze archeologiche che il versante orientale della collina sia stato scavato fin dall'epoca etrusca. In epoca romana e medievale dalle cave qui presenti venivano estratti i blocchi di selenite che erano usati per le mura e per il basamento dei palazzi e delle torri bolognesi.
Il gesso – affiorante in questa zona come selenite, la “pietra di luna”, così chiamata per il suo particolare brillare alla luce – è una roccia ideale per le fondamenta degli edifici, poiché non assorbe l'umidità del terreno.
Se invece viene cotto, triturato e mescolato con acqua diventa una malta usata nell'edilizia o lavorata per le decorazioni a stucco tipiche dei palazzi e delle chiese bolognesi.
Nella prima forma di grossi blocchi (o conci) la selenite era trasportata in città su carri trainati da buoi, nella forma in polvere il gesso era lavorato presso le cave e trasportato a valle in sacchi o in ceste a dorso d'asino.
Alcune scoperte nelle grotte della Vena del Gesso testimoniano che i Romani utilizzavano spesso nelle case i cristalli di gesso trasparenti (lapis specularis).
Nelle cave operavano le famiglie dei gessaroli (o gessaioli), che tramandavano il loro faticoso lavoro di generazione in generazione. Nella zona tra il rione San Ruffillo e Monte Donato c'era probabilmente la maggior concentrazione in Italia di questi cavatori.
Nell’opera sulle chiese parrocchiali della diocesi (1844), Salvatore Muzzi cita un racconto tradizionale, secondo il quale molti secoli fa venne a Bologna "una masnada di Zigani”, che furono posti dal Reggimento “come in colonia, a minare il gesso e lavorarlo costà sui gioghi di questo monte donato ad essi. Di qui la popolazione e la schiatta de' gessaiuoli”.
Nel tempo sulla collina furono costruite povere case e piccoli magazzini, che andarono a formare alcuni villaggi in prossimità delle cave.
Nel borgo Case, praticamente nell'abitato di San Ruffillo, risiedevano soprattutto i birocciai, che ogni giorno salivano a caricare i sacchi di gesso e li portavano ai mercati di via Rialto o di Porta Mazzini.
Il borgo Lazzari, il borgo Murazzo e il borgo Gessaiolo avevano semplici casette dalle quali, attraverso ripidi sentieri, gli operai raggiungevano le cave di gesso.
Il borgo di Monte Donato, in cima al colle, era il villaggio principale della zona, con la chiesa - anch'essa edificata con blocchi di selenite - l'acquedotto, la trattoria e il grande edificio della scuola elementare Merlani.
Dopo la chiusura, le cave di gesso a cielo aperto saranno destinate a vari usi: verranno costruite nuove case, taverne, cantine e anche un circolo ARCI con pista da ballo e campo di bocce.
- Gian Giuseppe Bianconi, Osservazioni sopra i gessi di Monte Donato e sopra i loro fossili, Bologna, Tipografia Felsinea, 1869
- Luigi Bombicci, Sulle inclusioni di ciottoli probabilmente pliocenici o quaternari nei grossi e limpidi cristalli di selenite di Monte Donato (Bologna) ..., memoria presentata alla R. Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna e letta nell'adunanza del 26 gennaio 1890, Bologna, Tip. Gamberini e Parmeggiani, 1890
- Francesca Cerioli, Ilaria Cornia, Bologna di selenite. Una pietra racconta, Bologna, Costa, 2002
- Le chiese parrocchiali della diocesi di Bologna ritratte e descritte, Bologna, Tip. di S. Tommaso d'Aquino, vol. 1., 1844, p. 64 (Scheda: San Silverio della Chiesa Nuova, di Salvatore Muzzi)
- Marco del Monte, L'epoca d'oro della selenite a Bologna, in: "Il Geologo dell'Emilia-Romagna", 20 (2005), pp. 5-24
- Giuseppe Maini, I borghi del gesso: i Lazzari e Monte Donato, Bologna, s.e., 2009
- Ricordi di Monte Donato. Racconti, storie e fotografie di un borgo bolognese, Bologna, Persiani, 2022
- Il sentiero dei gessaroli. Gessi di Monte Rocca, Monte Capra e Tizzano, a cura di Gabriele Mignardi, Bologna, Compositori, 2007
- Mario Vianelli, I gessi di Bologna. Il Farneto, la Croara, Monte Donato, Gaibola, Zola Predosa. Un itinerario nella natura e nella storia, Bologna, Nuova Alfa, 1989