La vite di Fantini
Durante una perlustrazione sulle colline intorno a Pianoro, Luigi Fantini, famoso archeologo e speleologo, trova, nel podere Terzanello di sotto, un raro esemplare di vite, scampata probabilmente alla devastante Phyllossera vastatrix, l'epidemia di filossera che alla fine dell'800 fece scomparire buona parte dei vigneti europei.
La pianta, con un tronco di circa 120 cm di circonferenza e tralci di oltre 10 metri, si presenta accoppiata a un olmo centenario.
I contadini più anziani la chiamano “il vitone del Seicento” e sostengono si tratti del famoso “nigartein” (negrettino), una varietà d'uva nera coltivata fino all'inizio del secolo e poi sparita.
La vite sarà ritrovata nel 2002 in stato di abbandono da Stefano Galli, un giovane volontario della Lipu, che si prodigherà per la sua sopravvivenza, interessando i proprietari del vicino podere Riosto.
Nel 2004 saranno fatti 30 innesti in campo, dai quali si otterranno 30 chili d'uva e circa 35 litri di vino, poi battezzato Sogno di Riosto.
Dopo numerose ricerche si stabilirà che la “centenaria del Fantini” non appartiene a nessuno dei vitigni iscritti al Registro nazionale delle viti, ma che si tratta di una varietà autonoma.
- Maria Luisa Boriani, Storie della vite e del vino nel bolognese. Memorie, documenti e immagini, in: "Annali dell'Accademia Nazionale di Agricoltura", 103 (2010), pp. 261-269
- Umberto Fusini, La vite del Fantini, in: "Savena, Setta, Sambro", 24 (2003), pp. 111-114
- Marisa Fontana, Ilaria Filippetti, Le vigne dei padri, in: "Il Divulgatore", 2-3 (2006), pp. 46-60
- Stefano Galli, Nascosta sotto un olmo la vite del Fantini, in: "Nelle valli bolognesi", 23 (2014), pp. 12-13
- Ricercaro Appenninico. Itinerari fra natura, geologia, storia e preistoria del territorio appenninico attraverso l'opera di Luigi Fantini, testi e ricerche iconografiche di Gabriele Nenzioni e altri, San Lazzaro di Savena, CorGae, stampa 2014