Uccisione del segretario del fascio di Marzabotto e rappresaglia a Pian di Venola
Il mattino del 22 agosto a Pian di Venola viene ucciso il segretario del fascio e commissario prefettizio di Marzabotto Armando Lanzarini, detto Armandino, accusato di avere effettuato rastrellamenti contro i partigiani. E’ sorpreso mentre lavora nell’orto accanto a casa sua da una squadra della brigata Stella Rossa inviata dal comandante Lupo.
Il reggente Lorenzo Mingardi richiede l'intervento della Guardia Nazionale Repubblicana, che da Bologna invia una trentina di militi (secondo altra versione ad accorrere è un reparto delle brigate nere).
Vengono arrestate quattro persone. Aldo Monari e Lindo Mainardi sono condotti come ostaggi in città alla caserma di via Borgolocchi, da dove saranno rilasciati dopo una decina di giorni.
Marcellino Burzi e Ettore Rovinetti, segnalati come partigiani della Stella Rossa, vengono passati per le armi a Pian di Venola. Secondo varie testimonianze, la sentenza di morte è letta dal federale Pietro Torri davanti alla casa in fiamme di Rovinetti.
L’assassinio del commissario Lanzarini rompe in modo definitivo i precari equilibri esistenti tra le truppe tedesche, i fascisti di Marzabotto e la brigata Stella Rossa (Mandreoli).
- Luciano Gherardi, Le querce di Monte Sole. Vita e morte delle comunità martiri fra Setta e Reno 1898-1944, introduzione di Giuseppe Dossetti, Bologna, EDB, 2014
- Alberto Mandreoli, Il fascismo della Repubblica Sociale a processo. Sentenze e amnistia (Bologna 1945-1950), Trapani, Il Pozzo di Giacobbe, 2017, pp. 80-81, 89-90, 101, 245-246, nota 672
- Dario Zanini, Marzabotto e dintorni, 1944, Bologna, Ponte nuovo, 1996, pp. 251-252