Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi

Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.

26 giugno 1944

Torture ed esecuzioni sommarie di partigiani

A seguito dell'uccisione il 26 giugno di un militare tedesco in via del Pratello, dieci persone assolutamente estranee all'azione vengono fucilate in vari luoghi.

E' un esempio delle “misure punitive” messe in atto con frequenza dal comando germanico e dalle forze repressive della RSI.

I partigiani catturati vengono quasi sempre torturati. La polizia militare tedesca e la Gestapo operano nelle loro basi di via Santa Chiara 6/3 e di via Albergati 6, oppure in viale Aldini 220.

Secondo le testimonianze di molti partigiani, i sistemi di interrogatorio dei fascisti sono ancora più violenti e pericolosi di quelli delle SS.

Essi seviziano i loro avversari nelle sedi della Guardia Nazionale Repubblicana, dei RAP, della polizia politica, delle Brigate Nere e delle squadre speciali.

A partire dall'ottobre 1944 nei locali delle facoltà di Ingegneria e Chimica industriale dell'Università si installano il Comando provinciale e l'Uffico Politico Investigativo (UPI) della Guardia Nazionale Repubblicana (GNR).

Seviziatori come il colonnello Angelo Serrantini (capo dell'UPI), il capitano Pifferi, i commissari Monti e Berti, fanno torturare i partigiani catturati.

I loro scherani percuotono i prigionieri legati alle sedie con catene di ferro, applicano loro maschere antigas col tappo chiuso, li fanno sedere su fornelli accesi, inscenano finte fucilazioni.

Torture e uccisioni indiscriminate avvengono nelle caserme della GNR di via Borgolocchi e di via del Piombo, in quella delle Brigate Nere in via Magarotti (poi via dei Bersaglieri), oppure in gran segreto nella caserma della 67a Legione della Milizia in via San Mamolo e in via del Fossato.

La Polizia ausiliaria, dipendente dal Ministero dell'Interno, opera nella caserma del 6° Rgt. Bersaglieri in via Magarotti.

Il Reparto d'Assalto della Polizia (o Reparto antipartigiani RAP), con sede in piazza Galileo, lavora agli ordini del capitano Alberto Noci. Assieme all'Ufficio politico guidato da Agostino Fortunati dispone di celle attrezzate negli scantinati della Questura.

Nei sotterranei della "villa triste" (villa Campanati) di via Siepelunga 67, residenza del questore Giovanni Tebaldi - oltre che alla caserma Magarotti - è in azione invece la famigerata CAS (Compagnia Autonoma Speciale) del capitano Renato Tartarotti.

Questa banda di circa 60 elementi - una delle otto squadre autonome della RSI - gode di immunità e "diritto di bottino", cioè della libertà di saccheggiare abitazioni e negozi in odore di ribellismo.

Essa comprende una squadra volante detta “del camioncino rosso”, specializzata in esecuzioni per strada. Tutti gli uomini al servizio del capitano sono pronti ad infliggere agli arrestati ogni tipo di tortura o vessazione psicologica.

Le persone che escono dalla stanza degli interrogatori “presentano i segni della violenza subita sul corpo e sul viso: tumefazioni, macchie di sangue, alterazioni negli occhi”.

La polizia federale è comandata dal capitano Enrico Bottoni e controllata da Franz Pagliani, capo del PFR locale. Le varie milizie svolgono attività di polizia alle dipendenze dell'Aussenkommando delle SS tedesche.

Oltre a Ingegneria, il principale centro di detenzione dei partigiani è il carcere di San Giovanni in Monte, dal quale, durante l'estate - e almeno fino ad ottobre - decine di prigioneri sono prelevati e fucilati al Poligono di Tiro.

Altri sono trascinati in piazza Nettuno, dove vengono giustiziati in pubblico e appesi a ganci da macellaio, in quello che viene definito spregiativamente dai loro aguzzini "il posto di ristoro dei partigiani".

Ai cadaveri vengono appesi cartelli con scritte quali "bandito", "traditore della patria", "fuorilegge" ed è fatto divieto per diversi giorni a chiunque di avvicinarsi.

Il 9 luglio avviene la prima esecuzione: la vittima è Luigi Guerzoni, gappista della 7a brg GAP “Gianni”. Il “Resto del Carlino” parla di “un vile assassino passato per le armi”.

Di questo "poligono sussidiario", posto proprio sotto il suo ufficio, si lamenterà il Podestà Agnoli, sostenendo l'effetto controproducente delle esecuzioni capitali in un luogo frequentato, tra gli altri, da bambini e giovani, che "possono venire sorpresi e male impressionati da una visione perturbatrice del loro animo".

Tra il 1943 e il 1945, al Tiro a Segno Nazionale di via Agucchi si consumano almeno 13 stragi e molte esecuzioni individuali.

Nel 1955 la giunta comunale delibererà l'erezione sul luogo di un monumento a ricordo delle tante vittime. Esso riporta questa iscrizione:

"Ai 270 fucilati dai nazifascisti la città di Bologna orgogliosa e memore dei suoi figli che qui fieri si immolarono per la libertà e la giustizia sociale e perenne esempio ed amore dedica. 8 settembre 1943 – 21 aprile 1045”.

Al termine della guerra, in provincia di Bologna, si conteranno 2050 morti soltanto nelle formazioni partigiane combattenti.

Approfondimenti
  • 50. della Resistenza, numero unico di “Resistenza oggi Bologna”, a cura di Giuseppe Brini, Bologna, ANPI provinciale, 1995, p. 10
  • Domenico Alvisi, Storia minima di un balilla mancato, Bologna, Rabbi, stampa 2010, pp. 231-232 (Facoltà di Ingegneria)
  • Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese, 1919-1945, Bologna, Comune-ISREBO, vol. I, Nazario Sauro Onofri, Bologna dall'antifascismo alla Resistenza, 2005, p. 217
  • Luigi Arbizzani, Guerra, nazifascismo, lotta di liberazione nel Bolognese, luglio 1943-aprile 1945. Fotostoria, 5. ed., Bologna, Edizioni della Provincia, 2005, p. 17, 55 (foto del Poligono di Tiro)
  • Le attese tradite. Materiali sulla persecuzione dei partigiani italiani nel dopoguerra, a cura di Mauro Maggiorani, Imola, Bacchilega, 2012, p.16
  • Luciano Bergonzini, Bologna 1943-1945. Politica ed economia in un centro urbano nei venti mesi dell'occupazione nazista, lettera ed osservazioni di Giorgio Amendola, Bologna, CLUEB, 1980, pp. 30-31
  • Luciano Bergonzini, Politica ed economia a Bologna nei venti mesi dell'occupazione nazista, Imola, Galeati, 1969, p. 27-28 (in part. nota 34)
  • Luciano Bergonzini, La svastica a Bologna, settembre 1943 - aprile 1945, Bologna, Il mulino, 1998, pp. 43-44, 89-90
  • Serena Bersani, Forse non tutti sanno che a Bologna... Curiosità, storie inedite, misteri, aneddoti storici e luoghi sconusciuti della città delle due torri, Roma, Newton Compton, 2016, pp. 272-279
  • Bologna 1938-1945. Guida ai luoghi della guerra e della Resistenza, progetto e cura di Brunella Dalla Casa, San Giovanni in Persiceto, Aspasia, 2005, p. 82
  • Luigi Colombari, Vecchie storie di giovani (Bologna 1942-1945), 2. ed. aggiornata, Bologna, Giraldi, 2010, p. 147
  • Mario De Micheli, 7a GAP, 2. ed., Roma, Editori Riuniti, 1971, p. 145
  • Mario De Micheli, Settima Gap, Imola, Bacchilega, 2011, p. 81
  • Andrea Ferrari, Paolo Nannetti, Dalla rappresaglia allo sterminio. Repressione tedesca ed eccidi dei detenuti politici a Bologna nell'inverno 1944-'45, in 1945: la libertà riconquistata, Bologna, ANPI, 2005, p. 30 sgg.
  • Mimmo Franzinelli, Tortura. Storie dell'occupazione nazista e della guerra civile (1943-45), Milano, Mondadori, 2018, p. 93
  • Giancarlo Grazia (Gianca), Poligono di tiro, una memoria offuscata. Un eccidio protrattosi nei venti mesi dell'occupazione nazista, s.l., s.e., 2006
  • Giancarlo Grazia, Quando a Ingegneria si praticava la tortura, in "Resistenza. Organo dell'ANPI Provinciale di Bologna, 2 (2007), pp. 6-7
  • Ingegneria in guerra. La Facoltà di Ingegneria di Bologna dalla Rsi alla ricostruzione, 1943-1947, a cura di Renato Sasdelli, Bologna, Clueb, 2007
  • Mauro Maggiorani, Vincenzo Sardone, Libertà: i luoghi, i volti, le parole. Memorie dell'antifascismo e della Resistenza nel quartiere Savena di Bologna, San Giovanni in Persiceto, Aspasia, 2004, pp. 49-50
  • Alberto Mandreoli, Il fascismo della Repubblica Sociale a processo. Sentenze e amnistia (Bologna 1945-1950), Trapani, Il Pozzo di Giacobbe, 2017, pp. 11 (Diagramma: Le autorità della RSI a Bologna), 23-24 (la CAS)
  • Gianfranco Paganelli, Bologna ricorda 1998. Ricerca sulle lapidi esterne situate entro la cerchia delle mura conclusasi nel dicembre 1997, Bologna, Centro sociale anziani Santa Viola, stampa 1998, p. 16
  • La politica del terrore. Stragi e violenze naziste e fasciste in Emilia Romagna. Per un atlante delle stragi naziste in Italia, a cura di Luciano Casali e Dianella Gagliani, Napoli-Roma, L'ancora, 2008, p. 65
  • La Resistenza, il fascismo, la memoria. Bologna 1943-1945, a cura di Alberto De Bernardi e Alberto Preti, Bologna, Bononia University Press, 2017, pp. 113-114, 254-255
  • Rossella Ropa, Internati militari, deportati razziali e politici: l'altra Resistenza, in: La Resistenza, il fascismo, la memoria. Bologna 1943-1945, a cura di Alberto De Bernardi e Alberto Preti, Bologna, Bononia University Press, 2017, pp. 440-441
  • Toni Rovatti, La violenza della guera civile: esecuzioni, rappresaglie, stragi , in: La Resistenza, il fascismo, la memoria. Bologna 1943-1945, a cura di Alberto De Bernardi e Alberto Preti, Bologna, Bononia University Press, 2017, pp. 495, 505-506
  • Renato Sasdelli, Fascismo e tortura a Bologna. La violenza fascista durante il Regime e la RSI, Bologna, Pendragon, Istituto per la storia e le memorie del 900 Parri, 2017, p. 12 (G. Tebaldi), 69-70 (R. Tartarotti), 123-165 (Facoltà di Ingegneria), 260-261 (CAS Compagnia Autonoma Speciale), 265, 293
  • Sergio Soglia, Ribelli per la libertà, 1940-45. Ricordi, cronache, racconti, Bologna, Santarini, 1995, p. 132
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