Tortura e uccisione di Antonio Carini (Orsi)
Al ponte dei Veneziani di Meldola (FC) un auto trascina il corpo ormai senza vita di Antonio Carini (Orsi, 1902-1944), commissario politico dell'8a Brigata Garibaldi. Prima di gettarlo nel fiume Bidente i fascisti lo trafiggono di pugnalate e ne sfigurano il volto a colpi di pietra.
Originario di Monticelli d'Ongina (PC), Carini era uno dei massimi dirigenti comunisti impegnati nella Resistenza. Ex volontario di Spagna e confinato politico, divenuto membro del Comando generale delle Brigate Garibaldi, nell'ottobre del 1943 era stato incaricato di promuovere e coordinare l'attività partigiana in Romagna.
Assieme a Ilario Tabarri (Mauri), Luigi Fuschini (Savio) e Oddino Montanari (Lino) aveva promosso un Comitato militare indipendente dagli altri partiti. Era stato ispettore presso la Brigata Romagnola guidata da Riccardo Fedel (Libero).
Mentre dalla zona appenninica si recava in pianura per informare di un piano di aviolanci concordato con gli Alleati, il 9 marzo è stato sorpreso al guado dell'Arbata sul Bidente, presso Meldola, da militi della Legione "M" Guardia del Duce, guidata da Giacinto Magnati.
Rinchiuso alla Rocca delle Caminate, è stato torturato per quattro giorni. Nonostante tremende sevizie non ha fornito informazioni, facendo inferocire i suoi aguzzini.
Il partigiano Valbonesi lo ha visto legato a un palo, con le gambe maciullate, la carne bruciata: "Eppure, in quel breve attimo in cui potemmo parlarci, mi raccomandò di non lasciarmi scappare nulla con i fascisti, di essere forte".
A Carini verrà assegnata la Medaglia d'Argento alla memoria con la seguente motivazione:
"Forte tempra di patriota e di sagace propagandista, metteva continuamente a repentaglio la propria vita nello svolgimento di importanti e delicate missioni di collegamento. Catturato nel corso di una di queste ed imprigionato, affrontava con animo stoico e sereno le più atroci sevizie e torture, senza che mai nulla di benché minimamente compromettente potesse uscire dalle sue labbra. I suoi aguzzini, esasperati per il suo spavaldo contegno, lo finivano a pugnalate. Bellissima figura di patriota e di volontario della Libertà".
- Aniceto Antilopi, Dolore e libertà. Fotografie della Linea Gotica, con otto disegni di Adelfo Cecchelli, Gaggio Montano, Gruppo di studi "Gente di Gaggio", 2015, p. 179
- Arrigo Boldrini, Diario di Bulow. Pagine di lotta partigiana 1943-1945, 2. ed. riv., Milano, Vangelista, 1985, p. 321
- Deputazione Emilia Romagna per la storia della Resistenza e della guerra di liberazione, L'Emilia Romagna nella guerra di liberazione, Bari, De Donato, vol. 2: Pietro Alberghi, Partiti politici e CLN, 1975, p. 107
- Sergio Flamigni, Luciano Marzocchi, Resistenza in Romagna. Antifascismo, partigiani e popolo in provincia di Forlì, Milano, La pietra, 1969, p. 173
- Antonio Mambelli, Diario degli avvenimenti in Forlì e Romagna dal 1939 al 1945, a cura di Dino Mengozzi, Manduria, P. Lacaita, 2003, vol. 2., p. 537, 572
- La Resistenza al Fascismo. Scritti e testimonianze, a cura di M. Milan e F. Vighi, Milano, Feltrinelli, 1955, p. 146
- Storia di Forlì, Bologna, Nuova Alfa, vol. 4: L'età contemporanea, a cura di Angelo Varni, 1992, p. 329
- Adamo Zanelli (Giovanni), La Resistenza nel Forlivese, Rocca San Casciano, Cappelli, 1962, p. 50