La 63a Brigata Garibaldi "Bolero"
La 63a Brigata Garibaldi è ufficialmente riconosciuta dal Cumer, il comando partigiano dell'Emilia-Romagna. Essa opera alle spalle del fronte in un'ampia fascia pedemontana tra Bazzano e Casalecchio di Reno e in pianura tra Anzola e Crevalcore. Contribuisce a coprire una delle quattro zone in cui è divisa la provincia dal punto di vista politico-militare.
A quest'epoca essa conta già circa 600 uomini compresi i gruppi SAP di Casalecchio, Crespellano, Bazzano e Vignola e il GAP al comando di Bruno Camellini (Slavo, 1921-1944), che opera in autonomia fino alle porte di Bologna.
Il nucleo originario di questa formazione risale alle prime sfortunate esperienze partigiane del tardo autunno 1943 nella zona di Vidiciatico e Lizzano in Belvedere.
Alcuni reduci, come Nerio Nannetti e Monaldo Calari, si unirono nella zona di Monte San Pietro e Monte Capra ad un gruppo di renitenti guidati da Amleto Grazia (Marino, 1895-1945). Il 15 febbraio del 1944 fu costituito il comando della brigata, che allora contava circa 50 combattenti.
Per l'organizzazione della 63a Garibaldi grande merito è anche di Bruno Tosarelli (1912-1944), ex garibaldino di Spagna col grado di tenente e condannato a 15 anni di carcere dal Tribunale Speciale.
Animatore del Partito Comunista clandestino, responsabile militare del Cln e dei gruppi SAP di Castenaso, Tosarelli sarà a lungo commissario politico della 63a Brigata e poi comandante della VI zona operativa (settore Murri-Castiglione).
Cadrà il 5 ottobre 1944 a Bologna in un agguato delle Brigate Nere e il suo corpo straziato dalle torture verrà abbandonato per strada (Medaglia d'Oro al V.M.).
La 63a sarà guidata da uomini di grandi capacità militari e politiche come Amleto Grazia (Marino), Monaldo Calari (Enrico), Corrado Masetti (Bolero), Renato Cappelli (Leo), Antonio Marzocchi (Toni) e Beltrando Pancaldi (Ran) e potrà contare sull'appoggio di un gran numero di basi collocate in case coloniche, dalle quali partiranno incessanti azioni di sabotaggio e di disturbo delle linee tedesche.
Nella zona bazzanese opereranno tre battaglioni (“Zini”, “Monaldo” e “Sozzi”) coordinati dal Comando, affiancati in pianura da gruppi SAP e GAP. In pianura saranno attivi i battaglioni “Sergio” (poi “Marzocchi”) e “Armaroli”.
La brigata subirà l'8 ottobre 1944 un grande rastrellamento nella zona di Rasiglio (150 prigionieri e oltre 30 case bruciate).
Un gruppo di partigiani del Comando (tra essi Masetti e Calari), in fase di trasferimento a Bologna, sarà sorpreso pochi giorni dopo a Casteldebole, sulla riva del Reno in piena, da un battaglione tedesco e sterminato dopo un disperato combattimento.
Riorganizzata durante l'inverno, la 63a Brigata Garibaldi, intitolata a Bolero (Corrado Masetti) parteciperà alla liberazione dei comuni occidentali della provincia di Bologna.
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