Interrogatori e torture di partigiani nella Facoltà di Ingegneria
L'Ufficio Politico Investigativo (UPI) della Guardia Nazionale Repubblicana si trasferisce nella sede della Facoltà di Ingegneria in via Risorgimento, dove da qualche tempo sono acquartierati l'Ispettorato regionale, il Comando provinciale e la Compagnia comando della GNR.
Ricostruita nel novembre 1943, l'ex polizia segreta dell'MVSN aveva prima due sedi: in via Mengoli - camuffata da Ispettorato Sanitario - e presso la caserma di artiglieria di viale Panzacchi.
Dalla primavera del 1944 fino alla Liberazione il capo dell'UPI bolognese è Angelo Serrantini, prima al comando del Servizio politico dell'Ispettorato regionale.
Ha ai suoi ordini una quarantina di uomini, divisi in due squadre: alcuni di essi si distinguono per i metodi violenti degli interrogatori, le torture, le esecuzioni sommarie.
I partigiani arrestati sono rinchiusi in celle ricavate al primo e al secondo piano, alcune senza servizi igienici. Gli interrogatori sono condotti nei locali dell'Istituto di Elettrotecnica.
Secondo numerose testimonianze, per estorcere informazioni sono usate maschere antigas tappate, scudisciate, fornelli e ferri roventi.
I metodi dei fascisti sono considerati dai comandi partigiani ancor più pericolosi di quelli delle SS. E' opinione generale che sia impossibile resistere a lungo alle loro torture. La direttiva è di provare a non rivelare nulla per le prime 24 ore.
L'edificio della Facoltà di Ingegneria sarà liberato dai partigiani il 21 aprile 1945: nella sede e negli immediati dintorni saranno uccisi due militi della GNR e fatti prigionieri alcuni soldati tedeschi.
Il capo dell’UPI Serrantini sarà giudicato in contumacia dalla Corte d’Assise straordinaria di Bologna nel 1947. Gli saranno contestati 22 capi d’imputazione, tra i quali l’aver organizzato rastrellamenti e rappresaglie e aver partecipato a sequestri e omicidi di partigiani e antifascisti.
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