Scioperi e assalti ai magazzini alimentari
All'alba del 9 settembre, dopo l'annuncio dell'armistizio e l'inizio dell'occupazione tedesca, il direttivo del Partito Comunista decide di dichiarare lo sciopero generale nelle fabbriche e nei servizi pubblici.
Dà quindi la direttiva di mobilitare la popolazione per aiutare i soldati in fuga e per impadronirsi delle armi abbandonate nelle caserme. Indica inoltre di far aprire i magazzini dell'ammasso e distribuire il grano ai cittadini, sottraendolo ai tedeschi.
In città lo sciopero ha successo negli impianti ferroviari e nelle principali fabbriche, come la Ducati, la Calzoni, la Minganti, la Barbieri e dura fino al 10 settembre a Imola e a Castel Maggiore, mentre nei centri rurali si moltiplicano le astensioni dal lavoro e le manifestazioni di protesta.
Numerosi sono gli assalti ai magazzini e ai silos per sottrarre grano e generi alimentari: a Bologna viene svuotato un treno fermo nello scalo del mercato ortofrutticolo.
Allo scalo San Donato la folla saccheggia due vagoni d'olio d'oliva destinati alla Germania. Con pentole e tegami donne e operai raccolgono il liquido che fuoriesce dai buchi praticati nelle cisterne. Le sentinelle tedesche reagiscono sparando. Un ragazzo di vent'anni viene ucciso e altre persone risultano ferite .
Alla stazione di San Ruffillo la popolazione assalta i carri merci: uomini e donne escono dai vagoni carichi di cassette, vestiti, gomme d'auto, copertoni per biciclette sottratti ai nazisti.
Nei centri rurali attorno a Bologna si svolgono manifestazioni popolari, che vedono protagonisti i braccianti, impegnati in questo periodo nella gramolatura della canapa, e altri lavoratori.
Il 9 a San Pietro in Casale i carabinieri intervengono a sciogliere un assembramento e vengono respinti dai manifestanti. A Ponte Ronca un colpo alla polveriera frutta una scorta di munizioni e bombe a mano.
A Corticella e a Calderara i comitati popolari organizzano lo svuotamento di magazzini e mulini. Ad Anzola Emilia viene assalito un deposito di grano. Le guardie tedesche sparano e uccidono a colpi di moschetto due donne, Emilia Bosi e Amelia Merighi.
In altri comuni della provincia - a Castel San Pietro, a Mordano - sono assaltati i silos del Consorzio Agrario.
Il grano sottratto all'ammasso viene distribuito alla popolazione o conservato in magazzini provvisori e in parte sarà utilizzato dalle formazioni partigiane.
A Rioveggio, ad esempio, su consiglio dell'arciprete don Eolo Cattani, si costituisce un comitato popolare, che distribuisce 50 kg di grano a testa a tutti gli abitanti del borgo, con il consenso dei fascisti.
I Podestà, il Prefetto della Provincia e i tedeschi si affrettano, nei giorni seguenti, ad emanare bandi, che minacciano pene severe per chi non restituisce “il grano illecitamente trattenuto”.
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