La pietra fosforica di Bologna
Alessandro Bernardi pubblica, tra il 1939 e il 1940, tre memorie sulla pietra fosforica di Bologna. Si tratta di un minerale presente in varie zone dell'Emilia-Romagna.
E' nota in particolare quella rinvenuta nei pressi della chiesa di Paderno, lungo la valle del Rio Strione, a pochi chilometri dal centro di Bologna.
Fin dal XVII secolo essa ha suscitato l'interesse degli studiosi locali e la curiosità di viaggiatori stranieri quali Goethe, che la cita nei Dolori del giovane Werther.
La caratteristica della pietra fosforica, o baritina, è quella di “produrre splendida fosforescenza dopo speciale preparazione e arroventamento” (Scicli). La sua scoperta è attribuita a un certo Vincenzo Casciarolo, calzolaio nei pressi della chiesa di San Mamolo e alchimista dilettante.
Per la sua proprietà di combinarsi con molti gas, può avere vari usi: serve, ad esempio, per la composizione di leghe metalliche, la preparazione di tinte da muro e per la ricerca di idrocarburi.
Il prodigioso minerale è conosciuto con varie altre deniminazioni: pietra luciferina, pietra di luna, spongia lucis (spugna di luce), lapis illuminabilis (pietra illuminabile) o semplicemente Bologna stone, pietra di Bologna.
- Francesca Baldi, La pietra fosforica bolognese, Bologna, Bononia University Press, 2013
- Davide Daghia, Bologna insolita e segreta, Versailles, Jonglez, 2017, p. 221
- Claudio Evangelisti, La pietra luminosa che incuriosì gli studiosi di tutta Europa, in: "Nelle Valli Bolognesi", 20 (2014), pp. 28-29
- Antonio Grandi, Vincenzo Casciarolo e la pietra fosforica bolognese, in: "Strenna storica bolognese", 1960, pp. 89-92
- Attilio Scicli, L'attività estrattiva e le risorse minerarie della regione Emilia-Romagna, Modena, Poligrafico Artioli, 1972, pp. 500-505
- Marco Taddia, La pietra bolognese che di notte riluce e altre curiosità scientifiche cittadine, in: "Strenna storica bolognese", 59 (2009), pp. 391-415