La grande galleria dell’Appennino sulla linea Direttissima
Il giorno di Santa Barbara, patrona dei minatori, alla presenza del Ministro dei Lavori Pubblici on. Araldo di Crollalanza e del Direttore dei Lavori ing. Enrico Marone (1859-1938), cade l’ultimo diaframma di roccia all’imbocco nord della grande galleria dell’Appennino.
Era l’unico, oramai, che impediva la comunicazione tra i versanti toscano ed emiliano, poiché l’imbocco sud era caduto il 23 dicembre 1928.
L’imponente opera, fortemente voluta dal Regime dopo un’iniziale diffidenza, ha contemplato uno scavo a forza di braccia - con “picco e pala” - di oltre 18 chilometri.
Si trova tra le stazioni di San Benedetto Val di Sambro e di Vernio-Montepiano sulla linea ferroviaria Direttissima, destinata a collegare nel modo più conveniente il nord e il centro Italia attaverso Bologna e Firenze.
Lungo il percorso di 96 chilometri a doppio binario, che valica l’Appennino a soli 322 metri s.l.m. (contro il 615 metri della Ferrovia Porrettana), sono state scavate sette gallerie e sono ubicate sette stazioni, a una distanza di circa dieci chilometri l’una dall’altra.
Una vera e propria stazione, detta delle Precedenze, è costruita anche all’interno della galleria ed è collegata con l’esterno da una lunghissima scala con più di duemila scalini.
Per lo scavo, in tutto il tunnel principale, è adottato il sistema di attacco belga, con due cunicoli di avanzamento, uno al piano della piattaforma e l’altro, più arretrato, alla sommità della calotta.
Dal cunicolo superiore il materiale di scavo è scaricato attraverso dei “fornelli” - fori di comunicazione praticati ogni cinque metri di avanzamento - sui vagoni spinti sul fondo del cunicolo inferiore.
Le pareti dei cunicoli sono puntellate con legname e centine di ferro e sostenute da blocchetti di pietra provenienti da cave delle vicinanze. Uomini e materiali vengono condotti all’interno della galleria da speciali locomotive ad aria compressa.
La costruzione, iniziata nel 1920, è stata affidata a tre imprese: Grazzini, Saudino-Marra e Cottini, che hanno incontrato enormi difficoltà dovute alla natura del terreno, alla presenza di gas e infiltrazioni d’acqua.
Le esplosioni di gas hanno provocato incendi enormi, come quello del 3 agosto 1928 che ha sospeso l’avanzamento per quasi sei mesi, mentre il 4 novembre 1927 una colossale fuoriuscita d’acqua ha prodotto l’allagamento di tutti i cantieri.
Gli operai della Direttissima, provenienti dai paesi dell’Appennino, ma anche da altre regioni, lavorano in tre turni massacranti di otto ore, anche la domenica e senza pause previste.
Quelli delle squadre di “avanzamento”, più esposti a incidenti, devono preparare i buchi per le mine, piazzare le cariche e farle brillare, sgomberare infine il materiale di scavo.
Sono aiutati da manovali giovanissimi, i “boccia”, al lavoro in galleria dai 15 anni di età. A volte i minatori non fanno a tempo a proteggersi dallo scoppio di mine “gravide”, cioè inesplose, come nel tragico incidente del 14 ottobre 1923, in cui perdono la vita sette uomini e oltre 20 rimangono feriti.
Il lavoro di appositi addetti allo sgombero dei rifiuti umani ha evitato nella Direttissima il tragico tributo di vittime della galleria del Gottardo, dove migliaia di operai sono morti per l’anchilostomiosi, una malattia intestinale dovuta alle precarie condizioni igieniche dei pozzi di scavo.
In compenso centinaia di invalidi e di morti provocheranno nel tempo la silicosi e altre malattie professionali, contratte per l’inalazione di polvere e gas tossici.
All’interno dei tunnel di scavo sono spesso insopportabili anche l’umidità e il calore, fino a 50-60 gradi: tra i minatori sono frequenti malori e perdita di sensi.
Le protezioni contro gli agenti atmosferici sono limitate a una mantella cerata, che secondo le testimonianze degli operai, non è sufficiente a trattenere l’acqua e a un fazzoletto premuto sulla bocca.
Non sono forniti caschi o maschere. Non è prevista la mutua per infortuni e malattie. Solo le invalidità permanenti sono compensate da una magra buonuscita.
Il primo treno - n. 38 da Prato - passerà sotto la grande galleria nella notte tra il 22 e il 23 aprile. La linea Direttissima Bologna-Firenze sarà inaugurata ufficialmente dal Re il 22 aprile 1934.
Nel 1935 l’ing. Enrico Marone darà alle stampe, presso i Poligrafici Riuniti, un’opera illustrata con il resoconto dei “grandi lavori” della ferrovia.
- Michelangelo Abatantuono, Luigi Zucchini, Ricordi di rotaie da Bologna a Prato. La grande galleria dell’Appennino compie 90 anni, Castiglione dei Pepoli, Associazione culturale Terra Nostra, Bologna, Regione Emilia-Romagna Assemblea legislativa, 2019, pp. 6, 19-24, 37 (foto), 62 (J.L. Protche, E. Marone)
- Arte e storia a Bologna nel Novecento. Un percorso per immagini, a cura di Roberto Martorelli, in: Storia di Bologna, a cura di Renato Zangheri, Bologna, Bononia University Press, 2013, vol. 4., tomo 2., Bologna in età contemporanea 1915-2000, a cura di Angelo Varni, p. 1152 (medaglie commemorative di P. Rizzoli)
- Margherita Bianchini, 101 storie su Bologna che non ti hanno mai raccontato, Roma, Newton Compton, 2010, pp. 230-234
- Giuseppe Brini, I ferrovieri sulle strade ferrate dell’Emilia-Romagna, Bologna, Dopolavoro Ferroviario di Bologna, 1979, vol. 2., pp. 345-350
- Giuseppe Coccolini, Grizzana Morandi. Un comune nell’Appennino bolognese, Bologna, Re Enzo, 1999, pp. 122-124
- Romano Colombazzi, La Direttissima. Strada ferrata Bologna-Firenze. Tra memoria e futuro, s.l., s.e., 2014, pp. 7-11
- Tiziano Costa, Bologna ‘900. Vita di un secolo, 2. ed., Bologna, Costa, 2008, p. 108
- Tiziano Costa, Bolognesi in gita fuori porta, Bologna, Costa, 2013, pp. 24-25 (foto)
- Dal Santerno al Panaro. Bologna e i comuni della provincia nella storia, nell'arte e nella tradizione, a cura e coordinamento di Cesare Bianchi, Bologna, Proposta, 1987, vol. 2: La collina e la montagna. Dall'Idice al Samoggia, p. 97
- Ferrovie italiane. Immagine del treno in 150 anni di storia, a cura di Piero Berengo Gardin, Roma, Editori Riuniti, 1988, (foto) pp. 184-187
- Antonio Graziani, Bologna e la sua provincia. Fra gli anni ‘20 e gli anni ‘70 dall’archivio dell’Istituto Luce, Forlì, Menabò, 2007, pp. 67-70 (data cit.: gennaio 1929)
- Paolo Guidotti, Strade e ferrovie fra Bologna e Firenze, in Storia illustrata di Bologna, a cura di Walter Tega, Milano, Nuova editoriale AIEP, vol. 8., La Provincia , 1991, pp. 21-40
- L’ immagine ritrovata, a cura di Luana Cangioli, Annalisa Marchi, Firenze, Becocci editore, 1984
- Alberto e Francesco Lorenzini, C’erano i “berretti rossi” in ferrovia. Ottanta anni di storia con gli occhi e i sentimenti di due generazioni di capi stazione, Bologna, Associazione D.L.F., 2005, pp. 85-90
- Enrico Menduni, L’autostrada del Sole, Bologna, Il Mulino, 1999, p. 54 (con la testimonianza di una sosta nella stazione delle Precedenze)
- Aldo Nicolardi, La Direttissima Bologna-Firenze, Bologna, Ponte nuovo editrice, 1985, pp. 83-104
- Piero Paci, 22 aprile 1934: l’inaugurazione della fontana dei caduti della Direttissima Bologna-Firenze, in: “La Torre della Magione", 3 (2007), pp. 4-8
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- Maurizio Panconesi, La Direttissima degli Appennini. La linea Bologna-Prato e le sue ferrovie di servizio, Cortona, Calosci, 2002
- Picco e pala, la Direttissima. Testimonianze e documenti della Direttissima, raccolti dalla classe 2. B dell’Istituto tecnico commerciale di Castiglione dei Pepoli, anno scolastico 1983-1984, 2. ed., Monzuno, Savena Setta Sambro - Imola, Santerno, 2001
- Luciano Righetti, La Grande Galleria della Direttissima. 80° Anniversario della sua inaugurazione (22 aprile 1934 - 22 aprile 2014), Castiglione dei Pepoli, Luciano Righetti, 2014
- Uomini monti ferrovie, Bologna, a cura del Consiglio direttivo del D.L.F. Bologna, 1984