Giorgio Pini direttore del "Resto del Carlino"
A soli 29 anni Giorgio Pini (1899-1987), già direttore de “L'Assalto”, conosciuto per le sue doti di “fascista equilibrato”, è designato per ordine di Mussolini alla guida del “Resto del Carlino”.
Il giornale naviga da tempo in cattive acque dal punto di vista finanziario, tanto che il Consiglio di Amministrazione è sul punto di cederlo. E’ gravato da diversi oneri, tra i quali il costo di stampa del quotidiano sportivo “Il Littoriale”, mentre le vendite sono in calo.
Il Duce gli raccomanda di fare un giornale "che sia degno oggi e domani del quadrivio della rivoluzione delle camicie nere". Il podestà Arpinati (1892-1945), invece, lo considera solo una copertura di Mario Missiroli (1886-1974), al momento in disgrazia.
Umiliato di sentirsi semplicemente un trait d'union, Pini non starà al gioco. Il 4 marzo 1930 sarà perciò dimissionato dal ras e rimpiazzato da Mario Ghinelli (1903-1946), suo fedelissimo.
Sarà in seguito caporedattore al "Popolo d'Italia" e quindi nuovamente direttore del "Carlino" e anche - dal 20 ottobre 1944 - sottosegretario agli Interni della Repubblica Sociale, unico bolognese nel governo di Salò.
Nel 1945 verrà arrestato a Brescia e nel 1946 processato per collaborazionismo. Le cariche ricoperte nella RSI saranno viste dall’accusa come una prova schiacciante di intesa con l’invasore tedesco.
Sulla base di note biografiche da lui stesso redatte, i giudici lo descriveranno come protagonista di "nobili battaglie" contro gli esponenti del vecchio regime e fautore di riforme sociali e di pacificazione.
Eviterà la pena capitale prevista per il reato di collaborazionismo e otterrà una pena di soli dieci anni, subito ridotta a sei per una decorazione ottenuta nella Grande Guerra. Verrà quindi amnistiato e potrà tornare libero già nell’agosto del 1946.
Sarà tra i fondatori del Movimento Sociale Italiano, assieme a Giorgio Almirante e Pino Romualdi. Nel 1947 sarà denunciato con Franco Maria Servello per apologia di fascismo e verrà condannato a un anno di confino.

Fonte: Storia e memoria di Bologna (www.storiaememoriadibologna.it) - Immagine ritagliata - ridimensionata 450x600 px - b/n
- Ugo Bellocchi, Il Resto del Carlino, giornale di Bologna, Bologna, Il Resto del Carlino, 1973, p. 135
- Luciano Bergonzini, Bologna 1943-1945. Politica ed economia in un centro urbano nei venti mesi dell'occupazione nazista, lettera ed osservazioni di Giorgio Amendola, Bologna, CLUEB, 1980, p. 28
- Luciano Bergonzini, La svastica a Bologna. Settembre 1943-aprile 1945, Bologna, Il mulino, 1998, p. 19
- Sivio Bertoldi, Salò. Vita e morte della Repubblica sociale italiana, Milano, Rizzoli, 1978, pp. 292-293
- Dino Biondi, Il Resto del Carlino 1885-1985. Un giornale nella storia d'Italia, Bologna, Poligrafici Editoriale, 1985, p. 210
- Brunella Dalla Casa, Leandro Arpinati. Un fascista anomalo, Bologna, Il mulino, 2013
- Alberto Mandreoli, Il fascismo della Repubblica Sociale a processo. Sentenze e amnistia (Bologna 1945-1950), Trapani, Il Pozzo di Giacobbe, 2017, pp. 117-134
- Nazario Sauro Onofri, I giornali bolognesi nel ventennio fascista, Bologna, Moderna, stampa 1972, p. 111 sgg.
- Renato Sasdelli, Fascismo e tortura a Bologna. La violenza fascista durante il Regime e la RSI, Bologna, Pendragon, Istituto per la storia e le memorie del 900 Parri, 2017, pp. 219-221
- Ivan Spada, Il fascismo a Bologna. Storia delle camicie nere all'ombra delle due torri (1919-1945), Roma, Red Star Press, 2021, pp. 111-112, 249-251