Raimondo Manzini direttore de "L'Avvenire d'Italia"
All'inizio del ventennio “L'Avvenire d'Italia”, giornale dei cattolici conservatori, assume un orientamento filofascista, seguendo le inclinazioni del cardinale Nasalli Rocca.
Con l'affermarsi della dittatura e del controllo di regime sulla stampa si caratterizza per il rigido confessionalismo e il disimpegno politico. Mussolini lo tiene sotto controllo in modo discreto, attraverso alcune segnalazioni alla prefettura.
Nel 1926, abbandonato da molti sostenitori e finanziatori, l' "Avvenire" si trova sull'orlo del fallimento e viene affidato dal Papa alle diocesi di Emilia, Toscana, Marche e Veneto.
Ne assume la gestione l'Opera Cardinal Ferrari, che nomina alla guida Giovanni Terruggia, al quale succede poco dopo Primo Montanari.
L'8 dicembre 1927 è nominato direttore Raimondo Manzini (1901-1988), membro del consiglio nazionale della Democrazia Cristiana e scrittore brillante. Sotto la sua guida, che proseguirà fino al 1960, il giornale diverrà il principale quotidiano cattolico nazionale.
Nel periodo badogliano avrà "un atteggiamento incerto, spesso equivoco e poco audace" (Paci), per riscattarsi durante la Resistenza.
- Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese, 1919-1945, vol. 1., Nazario Sauro Onofri, Bologna dall'antifascismo alla Resistenza, Bologna, Comune-ISREBO, 2005, pp. 44-47, 359
- Dizionario dei bolognesi, a cura di Giancarlo Bernabei, Bologna, Santarini, 1989-1990, vol. 1., p. 21
- Piero Paci, Il fascismo alla conquista dei giornali bolognesi. L'Avvenire d'Italia, il Resto del Carlino, i periodici, in: "La Torre della Magione", 2 (2007), pp. 2-6
- Giampaolo Venturi, Raimondo Manzini, giornalista credente, in Dieci bolognesi del Novecento, a cura di G. Venturi, Bologna, Istituto Carlo Tincani, 2005, pp. 109-146
- Roberto Zalambani, Novant'anni e un avvenire di speranza, in "Almanacco di Bologna" (1986), pp. 113-117