Devastati gli studi di noti avvocati e le sedi del Partito Popolare
Il 3 gennaio, alla Camera dei Deputati, Mussolini si assume la piena responsabilità politica e morale del delitto Matteotti (10 giugno 1924) e dell'illegalismo fascista.
Nella notte a Bologna squadre fasciste guidate da Arconovaldo Bonaccorsi (1898-1962) e Peppino Ambrosi devastano gli studi di alcuni noti avvocati vicini all'opposizione: Mario Bergamo, Dante Calabri, Eugenio e Mario Jacchia, Giulio Zanardi.
Pluridecorato in guerra, Mario Jacchia reagisce estraendo una pistola e cominciando a sparare contro i fascisti. Per l'uso dell'arma verrà arrestato e da quel giorno inizieranno le persecuzioni contro di lui.
In città e provincia sono assaltate sedi sindacali e politiche e sequestrati con la forza i giornali antifascisti o quelli che, come il “Resto del Carlino”, hanno espresso indignazione per l'uccisione del deputato socialista.
Gli squadristi penetrano nella sede del Partito Popolare e in quella dell'Unione del Lavoro in via Marsala e nella redazione del settimanale "Il Mulo" in via Oberdan. Vengono incendiati mobili e documenti. A seguito delle violenze i consiglieri comunali popolari si dimettono.
Lo squadrista Bonaccorsi propone di dare "solidarietà ai così detti Fascisti devastatori", approvando le dimissioni dei popolari, rei di essere "in losca combutta sul colle dell'Aventino" con le "vecchie baldracche social-comuniste", che tramano contro la Patria.
- Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese, 1919-1945, vol. 1., Nazario Sauro Onofri, Bologna dall'antifascismo alla Resistenza, Bologna, Comune-ISREBO, 2005, pp. 208-209, 358
- Brunella Dalla Casa, Leandro Arpinati. Un fascista anomalo, Bologna, Il mulino, 2013, p. 115
- Fiorenza Tarozzi, Nuova amministrazione, nuova classe dirigente, in: Storia di Bologna, a cura di Renato Zangheri, Bologna, Bononia University Press, 2013, vol. 4., tomo 2., Bologna in età contemporanea 1915-2000, a cura di Angelo Varni, pp. 175-176