Una corrida al velodromo
Quindicimila persone affollano il velodromo comunale trasformato in arena spagnola per una corrida.
“L’Avvenire d’Italia”, sostenendo il parere contrario della Chiesa, il giorno precedente ha annunciato l’ebento in questi termini:
“Domani una folla di buoni e innocui bolognesi accorrerà a farsi risollevare dal fondo dell’umanità civilizzata l’istinto del sangue, il gusto brutale della visione cruenta”.
Alla corrida bolognese partecipano i più famosi toreri di Siviglia, Granada e Madrid. Tra questi, don Francisco Lopez, detto Pareisto, don Francesco Munoz e don Josè Estrela, detto il Valentino, con un seguito di caballeros e banderilleros.
Il “Resto del Carlino” parlerà di “orgasmo febbrile” per l'uccisione del toro di Siviglia. Descriverà la lama più volte conficcata sulla spalla dell'animale, il suo stramazzare pesantemente a terra.
In realtà i bolognesi non hanno modo di comprendere appieno un rituale a loro estraneo. Uno dei toreri avrà comunque l'onore di essere ricevuto a Roma dal Duce Mussolini e dal Papa.
- Luca Baccolini, I luoghi e i racconti più strani di Bologna. Alla scoperta della "dotta" lungo un viaggio nei suoi luoghi simbolo, Roma, Newton Compton, 2019, p. 218
- Tiziano Costa, Bologna '900. Vita di un secolo, 2. ed., Bologna, Costa, 2008, p. 83
- Gianfranco Paganelli, La storia siamo anche noi... Quarantennale del Centro Santa Viola, Bologna, Casa di Quartiere, Centro sociale, ricreativo e culturale "Santa Viola" APS, 2020, p. 123