Congresso del Partito liberale
Giovanni Borelli e Giuseppe Lipparini convocano a Bologna, tra l'8 e il 10 ottobre, il congresso per la costituzione di un unico partito dei liberali, superando la “babilonia” di formazioni legate ai nomi dei principali esponenti, da Giolitti a Salandra.
Dopo due giorni di lavori al Teatro comunale, il nuovo partito assume la denominazione di Partito liberale italiano (PLI). Con il prevalere dei “destri” di Salandra, è rifiutato l'aggettivo “democratico” e viene posto l'obiettivo dell'alleanza con il partito fascista (PNF).
Al congresso di Bologna compaiono squadre di attivisti in camicia kaki e guanti bianchi, che i fascisti giudicano "un frutto fuori stagione", dal momento che ormai la battaglia contro il "boscevismo" è vinta e del socialismo non rimane che "una fungaia bivaccante sulle rovine".
- Pietro Alberghi, Il fascismo in Emilia Romagna. Dalle origini alla marcia su Roma, Modena, Mucchi, 1989, pp. 613-615
- Bologna nelle sue cartoline, a cura di Antonio Brighetti, Franco Monteverde, Cuneo, L'arciere, 1986, v. 1.: Storia e cronaca locale, p. 74 (ill.)
- Francesco Leoni, Storia dei partiti politici italiani, Napoli, Guida, 2001, p. 440 sgg.
- Annalisa Padovani, Stefano Salvatori, Cronaca del nazionalismo e del fascismo a Bologna dal 1918 al 1923. Nomi, fatti, luoghi, Bologna, Tinarelli, 2011, pp. 195-196